WAYNE KRAMER: "This Tool Kills Hate"

di Francesco Sicheri
01 marzo 2024
Il 2 febbraio 2024, il mondo della chitarra e della musica ha perso una delle sue figure più ribelli: Wayne Kramer, leggendario chitarrista degli MC5. Dopo aver perso una difficile lotta contro un tumore al pancreas, Kramer ha salutato il mondo dall’ospedale di Los Angeles all’età di 75 anni.
La sua scomparsa ha lasciato un vuoto nel cuore di milioni di fan, ed ha segnato la fine di una vita definita dal fervore della ribellione e dal rivoluzionario suono degli MC5. In soli tre anni, fra il 1969 ed il 1971, e con soli tre album, Kramer e gli MC5 hanno dato alla musica molto più di quanto tanti cerchino di inseguire nel lasso di un’intera carriera.

Nato a Detroit nell’aprile del’48, Kramer ha infiammato la chitarra mosso dallo spirito del movimento contro-culturale di fine anni ‘60. Con gli MC5 Kramer ha portato sul palco una miscela esplosiva, ed ha infranto le convenzioni musicali fondendo rock, blues e politica radicale. Per Kramer, così come per molti altri giovani cresciuti nel pieno della protesta contro la guerra in Vietnam, il rock è stato prima di tutto una forma di dissenso. Kick Out the Jams ”...

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e The American Ruse hanno riecheggiato nelle strade statunitensi, incendiando gli animi di coloro che erano disposti a lottare per la giustizia e per i diritti umani. Senza compromessi, senza mezzi termini, ed allo stesso tempo senza tirarsi indietro dagli “intrattenimenti” che gli anni ‘60 avevano elevato a standard ricreativo, la carriera di Kramer è stata filtrata da quella Stratocaster a Stelle e Strisce divenuta il simbolo stesso degli MC5.

Abbreviazione di Motor City Five, sono stati molto più di una “semplice rock band”. Partiti da Detroit (storicamente una delle città più tumultuose degli States), gli MC5 hanno riassunto in musica e parole l’atteggiamento più schietto e provocatorio nei confronti della vita. Urlate a cuore aperto, le parole Kick out the jams, motherfuckers! (da Kick Out The Jams , 1969) hanno spronato generazioni di musicisti ad infondere coscienza e identità sociale nella propria musica, e lo stesso hanno fatto brani come American Ruse, Ramblin’ Rose , Starship o Looking At You. Quella di Kramer è stata una vera e propria vocazione, una chiamata alle armi, una devozione al disporre gli elementi musicali, tanto quanto sé stesso, al servizio di una causa comune. Anche i molteplici arresti, e le saltuarie reclusioni dovute possesso e vendita di stupefacenti, sono sempre stati motivo di redenzione per Kramer, fondatore (tra le tante) di attività come Jail Guitar Doors, pensata per portare gli strumenti musicali nelle prigioni e offrire ai detenuti una via per l’auto-espressione e la riabilitazione.

Wayne Kramer, gli MC5, e quella inconfondibile Stratocaster dipinta dalla testa ai piedi con la bandiera americana, sono stati in grado di infrangere le barriere del loro tempo, grazie ad una musica intrisa di un’energia fuori da ogni radar. Lo stile chitarristico di Kramer è stato la forza motrice dietro il suono degli MC5. A fine anni ‘60 in pochissimi potevano poteva competere con la combinazione esplosiva di tecnica ed energia della band, la stessa che nel tempo ha contribuito a definire il sound di gruppi come Ramones, Sonic Youth, The Stooges, Pearl Jam, Foo Fighters, e molti, moltissimi, altri.

Al cuore del rivoluzionario suono degli MC5 c’è la capacità di Kramer di combinare il blues ed il rock ‘n’ roll con una sapienza ed una ferocia non rintracciabili in alcun’altra band del tempo. Riff aggressivi erano accompagnati da un senso di urgenza che si concretizzava soprattutto in una plettrata potente ed abrasiva, ed in un uso del feedback pionieristico nel suo essere generatore di vere e proprie mura sonore. Kramer era un vero conoscitore della chitarra, e delle sue espressioni. Un appassionato, un eterno studente, che però poneva sempre il fine ultimo al di sopra del mezzo.
Molti di coloro che hanno dato il via al loro percorso sul finire degli anni ‘60, finiscono spesso fagocitati dal fermento del periodo, e dall’inevitabile, insormontabile, avvento di Hendrix. Kramer è uno di loro, spesso trascurato soprattutto in Europa, eppure fra i brani degli MC5 si nascondono vere e proprie perle per gli amanti delle sei corde. Basti pensare a Rocket Reducer No. 62, il cui riff portante, sommato allo spirito gospel, sembra in grado di santificare il rock’n’roll stesso (una bella versione è stata eseguita Live a KEXP nel 2018) .

Navigando agilmente tra furia ribelle e momenti di introspezione e malinconia, il playing di Kramer era sempre carico di sentimento, forte di un’onestà e di una vulnerabilità al limite del profano. Un maestro improvvisatore, il palcoscenico e l’atmosfera live erano il suo habitat naturale. Non è un caso che i punti più alti raggiunti dagli MC5 coincidano con alcune delle loro esibizioni più iconiche, una su tutte quella che nel 1969 ha dato alle stampe il debutto Kick Out The Jams , registrato dal vivo alla Grande Ballroom di Detroit a cavallo fra la Notte del Diavolo e Halloween.
Rob Tyner alla voce, Wayne Kramer alla chitarra solista, Fred “Sonic” Smith alla chitarra ritmica, Michael Davis al basso e Dennis Thompson alla batteria, questa è la lineup che dal fermento della rivoluzione di fine anni ‘60 viene catapultata nella stratosfera anche grazie ad alcune delle plettrate di Kramer.
Gli MC5 sono una di quelle band che non ha mai goduto del rispetto che meritava - ha detto Kurt Cobain in una famosa intervista. - Erano molto più avanti del loro tempo, dei veri e propri pionieri. E malgrado l’alchimia del gruppo sul finire dei ‘60ies fosse un elemento fondamentale del fenomeno MC5, è innegabile che Kramer ed il suo songwriting abbiano giocato un ruolo imprescindibile nell’ascesa della band allo status di culto.

Purtroppo la stella degli MC5 si è consumata presto, decisamente troppo presto. Dopo il successo del primo, infuocato, album live, i successivi Back in The USA e High Time si rivelano un flop per la Atlantic, che di lì a breve decide di scaricare Kramer e la sua band. Non passa molto perché la dissoluzione della band venga ufficializzata nel 1972. A quel punto la vita di Kramer prende strade non sempre raccomandabili, culminando nel 1975 con quattro anni di reclusione per spaccio di stupefacenti. Arrestato da agenti dell’FBI in borghese, Kramer spende quattro anni nel carcere FMC Lexington, dove comunque non abbandona la sua passione per la musica. Proprio in prigione, conosce nientemeno che Red Rodney, trombettista famoso per aver suonato alla corte di Charlie Parker nel suo celebre quintetto. Rilasciato nel 1979, da quel momento in poi Kramer continua a navigare il mondo musicale facendo squadra con una lunga lista di artisti, e registrando come solista, ma dedicandosi anche a lavori completamente staccati dalla musica. Continuerà così a metà fra il palcoscenico e la vita lontana dai riflettori, e soltanto lo scorrere del tempo riuscirà a riportare l’attenzione del pubblico sulla sua musica.

Nel 2018 gli MC5 tornano sulla bocca di tutti, è il 50° anniversario di Kick Out The Jams, e Kramer decide di festeggiarlo a dovere con l’MC50 Tour. A quel tempo della lineup originale degli MC5 rimangono in vita soltanto Kramer e Thompson, ma quest’ultimo non prende parte al tour. Per festeggiare i 50 anni della band Kramer si fa invece accompagnare da una band stellare: Kim Thayil (Soundgarden) alla chitarra, Billy Gould (Faith No More) al basso, Brendan Canty (Fugazi) alla batteria, Marcus Durant (Zen Guerrilla) alla voce, ma anche Il ritorno dei brani degli MC5 sui grandi palchi, mette Kramer nella disposizione d’animo per lavorare ad un nuovo album della band. Al progetto prenderà parte lo storico batterista della band, Dennis Thompson.
Nel 2023 Kramer conferma che l’album è pronto, e che vedrà la luce nella primavera del 2024. Sfortunatamente il chitarrista di Detroit non sarà qui per festeggiarne la pubblicazione con tutti i suoi fan.

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