MICHAEL KIWANUKA "Small Changes"

di Umberto Poli
01 aprile 2025

recensione

Michael Kiwanuka
Small Changes
Polydor Records
Michael Kiwanuka, 37 anni, ha il dono di saper scrivere brani e melodie senza tempo. Dal suo splendido esordio, "Home Again" del 2012, passando per gli altrettanto validi "Love & Hate" (2016) e "Kiwanuka" (2019), ad oggi, il songwriter londinese ha confermato il proprio talento nel dar voce e suono a mondi sospesi, storie universali, emozioni profonde. "Small Changes", lo si può carpire fin dal titolo, non si allontana dal sentiero sin qui battuto: più che un lp o cd comprensivo di undici brani, sembra di stringere tra le mani uno scrigno magico, in grado di sussurrare al nostro orecchio un’unica, lunga, articolata suite. (Il discorso può essere applicato anche al digitale, naturalmente con tutti i dovuti distinguo e l’inevitabile perdita di calore e frequenze).

Si parte con "Floating Parade" e si fluttua, tappa dopo tappa, tra la bellezza aerea di "One And Only", il progressivo incedere delle due parti di Lowdown, la dolcezza dell’omonima "Small Changes" e l’arpeggio cullante della conclusiva "Four Long Years". Tutto, nel nuovo lavoro di Kiwanuka, incanta e rilassa, affascina, seduce, ipnotizza e non è un caso che, per il terzo episodio consecutivo, la produzione sia affidata alle mani sapienti di Danger Mouse e Inflo,...

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quest’ultimo ideatore e factotum dei Sault, il collettivo funk, nu soul e afrobeat britannico.
Gli intrecci ritmici della chitarra risultano intriganti, ben concepiti e cesellati così come gli interventi solistici che, seppur con parsimonia, emergono dal liquido substrato che avvolge le tracce, talvolta colorando il resto di sature distorsioni, talvolta di echi così delicati e clean da ricordare le migliori code strumentali incise da David Gilmour con i Pink Floyd. D’altronde, si sa, la ricercatezza è alla base dell’arte di Kiwanuka, il quale, negli anni, è stato visto in studio e sul palco con una serie di chitarre che definire “favolose” suonerebbe riduttivo: Martin D-18, Gibson J-200, Fender Jaguar, Gibson 12 corde Firebird, Gibson Les Paul Studio, tra le tante.
A questo aspetto, si aggiunga la lunga lista (archi compresi) di musicisti coinvolti nelle session di registrazione dell’album: da Pino Palladino al basso su Rebel Soul ad Alecia Chakour (Tedeschi Trucks Band, The Warren Haynes Band), ai cori, fino allo stesso Inflo (all’anagrafe Dean Josiah Cover) alla batteria, alle tastiere, al basso e alle voci.

"Small Changes" è simile a una vasca di musica meravigliosa che invita a più immersioni per poterne percepire appieno il potere rigenerante sulla pelle. Nel far ciò, siamo sicuri che ciascun fruitore si sentirà abbondantemente ricompensato per la pazienza e l’impegno profusi. La patina retrò di questo lotto di tracce fornirà inoltre l’ingresso in una spirale di suoni in cui perdersi, per poi ritrovarsi assoprando un autentico piacere… over and over again, lo assicura Michael Samuel Kiwanuka.


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