Michael Schenker Fest, "Resurrection"
di Gianmaria Scattolin
01 marzo 2018
intervista
Michael Schenker Fest
Michael Schenker
Resurrection
Michael Schenker si pone senza dubbio tra i riferimenti della chitarra heavy metal: uno che, sin dagli anni Settanta, riesce a ipnotizzare l’audience con il suo personalissimo modo di suonare e intendere la chitarra. Come dice lui stesso, “The art of lead guitar with pure self expression...” e come testimonia "Resurrection", il nuovo album in uscita il 2 marzo ...
Rispettato e riverito da intere generazioni di chitarristi, Michael Schenker (classe 1955) fa parte degli Scorpions della prima ora, contribuendo alla realizzazione di alcuni loro brani divenuti dei classici (Lovedrive, Coast To Coast eHoliday ). A metà dei Settanta è negli UFO e scrive hit comeDoctor Doctor eRock Bottom : la sua fama si impenna e la sua reputazione diviene indelebile.
Nel 1979 il “German Wunderkind” decide di dive ntare il boss di se stesso: dà vita al Michael Schenker Group (aka M.S.G) e pub blica indiscussi caposaldi dell’ heavy metal (Assault Attack, Built To Destroy ed il liveOne Night At Budokan ), a cui seguono alcune perle dei McAuley Schenker Group (Perfect Timing eSave Yourself ...) Una incredibile sequenza di successi...
l'articolo continua...
Rispettato e riverito da intere generazioni di chitarristi, Michael Schenker (classe 1955) fa parte degli Scorpions della prima ora, contribuendo alla realizzazione di alcuni loro brani divenuti dei classici (Lovedrive, Coast To Coast eHoliday ). A metà dei Settanta è negli UFO e scrive hit comeDoctor Doctor eRock Bottom : la sua fama si impenna e la sua reputazione diviene indelebile.
Nel 1979 il “German Wunderkind” decide di dive ntare il boss di se stesso: dà vita al Michael Schenker Group (aka M.S.G) e pub blica indiscussi caposaldi dell’ heavy metal (Assault Attack, Built To Destroy ed il liveOne Night At Budokan ), a cui seguono alcune perle dei McAuley Schenker Group (Perfect Timing eSave Yourself ...) Una incredibile sequenza di successi...
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che perdura nel corso del tempo e che pone Michael al centro dell’ attenzione , a dispetto della sua indole particolarmente riservata e schiva.
Il suo percorso di chitarrista lo porta via via a collaborare con un’infinità di artisti, in studio e sul palco, quando decide che è giunto il momento di dare vita a un nuovo progetto: questa volta targato Michael Schenker Fest (aka M.S.F). Con uno Schenker in grande spolvero, una poderosa sezio ne ritmica, quattro vocalist d’e ccezione e la guida di Michael Voss-Schoen, nasceResurrection , l’ album in uscita il 2 marzo 2018 per Nuclear Blast.
Michael Schenker Fest lineup
Michael Schenker (lead/rhythm guitar) – Gary Barden (vocals) – Graham Bonnet (vocal) – Robin McAuley (vocal) – Chris Glen (bass) – Ted McKenna (drum) – Steve Mann (guitar/keyboard)
Come è nato questo album targato Michael Schenker Fest?
Sembra proprio che nella mia vita ogni cosa accada e prenda forma... spontaneamente! Dopo due CD live e due in studio, due Dvd e un bel po’ di touring con il Michael Schenker Temple of Rock, avevamo pensato che era giunto il momento di prenderci una pausa ma, proprio durante una delle ultime date, in Giappone, ci fu chiesto se Graham Bonnet e la sua band potessero aprire il nostro show, per poi cantare eventualmente un pezzo tutti insieme, alla fine... Ovviamente l'idea ci è piaciuta moltissimo e tutto è filato alla perfezione! Ecco, direi che in realtà quella è stata la scintilla che ha dato il via al Michael Schenker Fest.
Una formazione decisamente articolata...
Gli ultimi cinque anni li ho passati suonando i miei successi e avendo accanto un solo cantante maa un certo punto, forse perchésono in una fase di celebrazioni, ho realizzato che dovevo trovare il modo di riunire Graham, Gary e Robin, mettere insieme una band speciale e... festeggiare! Così ha cominciato a prendere forma la band. Una cosa tira l'altra e ci siamo ritrovati a coinvolgere Ted McKenna alla batteria, Chris Glenn al basso e Steve Mann alle tastiere... sembrava di essere tornati agli anni Ottanta... e nulla era stato pianificato a priori! Dopo aver suonato in un po' di festival per l’Europa, ci hanno proposto qualche live in Giappone e, quando si ètrattato del Budokan, quelfantastico teatro di Tokyo, ho pensato di filmare lo show e di finanziare personalmente la realizzazione del DVD. A quel punto, tutti si sono resi conto di cosa stava accadendo e, soprattutto, l'industria discografica ha preso a mostrare un grande interesse per il Michael Schenker Fest. Tra le varie offerte ho accettato quella di Nuclear Blast e così ci siamo dati subito da fare per dare vita a un album di inediti.
Prima hai detto di essere in una fase di celebrazioni, che cosa intendi?
Sto festeggiando quella che considero la terza fase della mia vita! Nel corso della prima fase volevo soltanto divertirmi a suonare e, pur senza avere alcun progetto, mi sono ritrovato in mezzo ad un turbine di eventi che mi hanno portato a divenire una sorta di icona del rock. Non ho mai pianificato o desiderato di essere una star ma è successo... Appena lasciati gli UFO, proprio perché preferivo fare le cose più in piccolo, a 23 anni mi sono ritrovato in una situazione molto stressante, dopo aver dato una mano agli Scorpions... Insistevano perché restassi nella band ma non mi sentivo a mio agio: ero all'apice, avevo sperimentato fama e successo, ma non mi piaceva la vita da superstar e, soprattutto, non volevo essere fagocitato dal meccanismo del successo ad ogni costo. A quel punto, ho preferito dare vita a ciò che per me era importante: sperimentare con la musica e imparare le cose della vita... ovvero, fondare il MSG! Sono stati anni eccezionali, sono riuscito a mantenere dritta la barra e a continuare a lavorare con tranquillità e... a imparare! La seconda fase mi ha consegnato tanta esperienza e tante soddisfazioni: a livello professionale e, soprattutto, a livello umano. Ed ecco perché adesso posso celebrare la terza fase. Oggi riesco a capire cose che nella prima parte della mia vita non capivo; inoltre, grazie alla seconda fase, sono cambiato e da persona fragile e sensibile sono diventato molto più forte e sicuro di me stesso.
E’ forse questo il motivo per cui hai titolato il nuovo album Resurrection?
In un certo senso... pur se il titolo dell’ album è maturato nel corso della produzione. All'inizio pensavo di titolarlo Michael Schenker Fest In The Studio e immaginavo una festa di tipo medievale con succulenti piatti di selvaggina e birra a volontà sullo sfondo di uno studio di registrazione ma, quando sono arrivat e le bozze dell’ immagine di copertina, più che di una festa in un castello pareva una sorta di remake de L'Ultima Cena di Leonardo! Oltretutto, n el frattempo Michael Voss stava scrivendo un pezzo intitolatoLast Supper , mentre Doogie [White – Michael Schenker Temple of Rock] stava lavorando suTake Me To The Church ... In somma, a quel punto i brani e la cover dell’a lbum parevano voler traslare in qualche modo la storia di Gesù con i suoi discepoli... No, bisognava che il titolo facesse trasparire la nuova fase della mia vita, una sorta di inizio di una nuova era.
Come hai gestito quindi la realizzazione dell’album? Registrazioni, arrangiamenti, il lavoro con Michael Voss-Schoen...
Allora, per me le cose funzionano così: io non faccio pre-produzioni, non mi esercito, non pianifico... Io prendo la chitarra e suono! E di volta in volta scopro combinazioni di note da cui traggo ispirazione. Quando sento che dalle mie improvvisazioni esce fuori qualcosa che mi coinvolge in modo speciale, prendo il mio piccolo registratore e fisso quell'idea, quella frase o quel frammento di ritmica. Poi continuo a suonare, finché qualcos'altro non mi cattura di nuovo. Questo processo può andare avanti per mesi e quando arriva il momento di realizzare l'album, riascolto ogni idea dal registratore ricercando l'ispirazione per creare arrangiamenti e mettere assieme via via i brani. Quando siamo entrati in studio, Michael Voss, che ha co-prodotto l'album insieme a me, non aveva idea di quello che avrei suonato. Ogni brano, infatti, si è sviluppato in studio mentre suonavo e non appena lui si faceva un'idea di quel che stava per succedere, interveniva con i suoi suggerimenti... Ci conosciamo da anni e abbiamo sviluppato un'ottima sinergia. A quel punto, fatto lo scheletro di un brano, capisco esattamente di quale tipo di intervento di basso e batteria necessiti, ed ecco allora che scendono in campo gli altri musicisti, i cantanti e gli eventuali ospiti.
A proposito di ospiti, nell’album c’è Kirk Hammett...
Sì ! Le registrazioni le abbiamo fatte in gran parte in Germania ed alcune a Los Angeles, dove abitano sia Graham che Robin. Mentre eravam o negli States, abbiamo colto l’occasione per coin volgere Kirk Hammett nella registrazione diHeart And Soul . E’ un fan e un buon a mico... abbiamo fatto un bel po’ di cose insieme , e averlo s u questo disco ci è sembrata un’ ottima idea e lui si è mostrato felicissimo: quindi, la produzione ha organizzato il volo di Michael Voss alle Hawaii dove Kirk ha il suo studio. Io non ero presente ma Michael mi ha fatto vedere le foto delle session, con un Kirk con tanto di camicia a fiori hawaiiana, cappellino da baseball e pantaloni corti, e un gran sorriso stampato in faccia... Sembrava un teenager! [ride]
L’album ha un suo peculiare sound e, in particolare, il suono delle chitarre risulta estremamente vero: come avete affrontato le registrazioni? Qualche tecnica speciale?
Per me il sound della chitarra è quello! Chitarra, ampli spinto e... suonare! A 14 anni ho ascoltato parecchio Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath e mi sono fatto un'idea precisa di quella che doveva essere la base del mio sound: dopodichéla mia ricerca si è sviluppata sulla pura espressione della mia personalità. Quella base è diventata quindi la tela su cui posare i colori del mio playing. Non abbiamo adottato particolari tecniche di ripresa, tutto si è basato su questo principio e su quello che chiamo “hand made rock”, cioè lavera essenza del rock come io l’ho conosciuta quando ho iniziato... Certamente abbiamo approfittato degli odierni apparati tecnologici che rendono più semplice e veloce ogni fase della produzione ma, alla base di tutto, ci sono le tecniche di registrazione della vecchia scuola.
Ascoltando l’album sembra che l’improvvisazione abbiaavutouna grande importanza nello sviluppo delle parti solistiche e, più in generale, in tutta la struttura di ciascuna composizione...
In realtà questo album è tutto basato sull’improvvisazione. Tutte le parti lead sono frutto di pura improvvisazione, non c'è stato neanche un intervento chitarristico che io abbia preparato in anticipo. In alcuni casi mi sono lasciato andare completamente e ho registrato più tracce per vedere cosa sarebbe saltato fuori dalla magia del momento: il risultato è stato così entusiasmante che alla fine non sapevamo più quale take scegliere... Certi assoli sono quindi il frutto di un mix tra le mie diverse interpretazioni di una stessa parte. L’unico motivo per cui non le abbiamo tenute tutte è perché non c’era abbastanza spazio sul disco! [ride]
Parliamo del tuo rig... In studio hai utilizzato la stessa strumentazione che ti porti sul palco?
Assolutamente sì! Non sono mai stato un amante dei suoni particolarmente effettati o di rig complessi ed infatti la mia strumentazione è decisamente essenziale: chitarra [Dean Michael Schenker Signature], Marshall e qualche effetto, tipo wah, delay, chorus, un accordatore e... basta! Stesso setup sia in studio che dal vivo. Cambio ledimensionidelle corde a seconda dell’accordatura: in standard tuning preferisco corde 009/042 ma se devo utilizzare accordature più basse uso delle 010 o anche 011 se scendo di un tono.
Considerando le hit che hai a disposizione ed i brani che i fan vorranno ascoltare, hai già pensato a come organizzerai la prossima set-list?
Ho preparato una set-list per i prossimi concerti statunitensi, ma confesso che non mi è facile gestire questo lato del lavoro. Bisogna fare attenzione: suonare i classici, le super hit, i brani nuovi... senzaesagerare e in più, come in questo caso, considerare che ci sono quattro cantanti! Dunque, mi sono lasciato consigliare dal team di Nuclear Blast e ne è uscita una set-list che dura due ore e mezza...
C’è un brano in Resurrection o eventualmente nel tuo repertorio, che per te ha un valore speciale?
Come in un libro ogni paragrafo e ogni parola sono parte del racconto, così ogni pezzetto della mia vita è parte della mia storia ed ogni brano che ho scritto e suonato, è importante e imprescindibile. Senza alcuna eccezione.
Nel corso degli anni hai influenzato parecchi giovani chitarristi: quando hai iniziato tu, chi ti ha influenzato? Inoltre, oggi c'è qualcuno che ti intriga o ti ispira?
Ho iniziato a circa 9 anni cercando di imitare Beatles e Shadows e qualunque altra band fosse nella hit-parade. Quando avevo 14 anni sono scesi in campo Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath, ed è cominciata l'era della distorsione... In quel momento ho realizzato quello che si poteva realmente fare con la chitarra; ho capito quanto potesse essere espressivo, vario e coinvolgente, il suono generato da questo incredibile strumento. In quegli anni ero alla continua ricerca di riferimenti musicali, andavo a tutti i concerti ed ero alla caccia di chitarristi che potessero farmi venire la pelle d’oca! I miei chitarristi preferiti erano Jeff Beck, Jimmy Page, Eric Clapton, Leslie West, Rory Gallagher, Johnny Winter... A circa 17 anni ho preso la mia strada e la mia direzione e, fondamentalmente, da quando sono partiti gli UFO, per il mio stile è stato un crescere costante, cosìche oggi non cerco ispirazione da nessuna parte, se non da me stesso. La cosa veramente importante per me, non è cercare di far proprie le idee di altri - e infatti non ho mai avuto l'interesse a seguire il trend del momento o cose di questo genere - quanto ricercare la mia espressione, aprirmi, e lasciare uscire quello che semplicemente viene da me. Nessuno sa cosa c'è nella tua testa, solo tu lo sai e, nel momento in cui decidi di comunicare qualcosa, se viene dal profondo, se viene dal tuo modo di essere, ecco che mostrerà la sua unicità: qualcosa che prima non c’era... Questo è quello che penso e che ho sempre fatto.
Cosa pensi sia cambiato nella musica e nel rock in questi anni?
Non lo so. Seriamente, non ne ho la minima idea... Come ti dicevo, vado per la mia strada e non mi guardo intorno: non guardo youtube e non uso nemmeno internet un granché. Non mi interessano i social, non mi va di sbirciare nella vita degli altri, e allo stesso modo non ascolto musica di altri. Non mi va di essere logorato da queste informazioni, è pericoloso: perdi concentrazione, perdi energia, e alla fine ti consumi e ti distruggi... Credo che questo sia fondamentale per mantenersi freschi e coerenti con se stessi. Oggi io non so bene cosa stia succedendo là fuori, ma so con certezza che sono ancora entusiasta e fresco come quando ho iniziato a suonare!
Hai iniziato la tua carriera come ragazzo timido e sensibile: hai qualche suggerimento da dare ai giovani oggi, in questo mondo così poco adatto a queste caratteristiche caratteriali?
Sì... VI-VE-TE! Scoprirete tutto da soli... Sarà la vita a darvi le risposte giuste!
Michael Schenker Fest–Resurrection– Nuclear Blast
E’ Heart And Soul il brano che apre questo nuovissimo lavoro in studio marchiato Michael Schenker Fest! Un crescendo orchestrale apre il sipario su una incalzante ritmica in sedicesimi che, rifacendosi al più classico degli stereotipi metal rock, va a proporre un sound aggressivo e coinvolgente e spunti melodici assai gustosi sia sotto il profilo della vocalità (di Robin McAuley), sia sotto il profilo del lirismo chitarristico (di Mr. Schenker). Con in piu' il contributo di Mr Kirk Hammett (Metallica): il tutto, a fornire una precisa idea di quello che ci dovra' aspettare dal progetto in questione.
A seguire, come vuole l a consuetudine, il singolo. Più precisamente,Warriors fotografa lo stile della band: Gary Barden, Graham Bonnet, Robin McAuley e Doogie White si scambiano le strofe e, tra armonie e incroci vocali ottimamente congegnati, danno sfoggio di grande esperienza, mentre seguono la ritmica pesante e incalzante di questo brano ricco di arrangiamenti che sfocia in un ritornello corale decisamente live oriented.
L’album sfoderail tipicosounddelle radici dell’heavy-rock più classico ma,al tempo stesso,si fa forte della rinnovata voglia di suonare e comporremusica di tutti imusicisti che compongono questo super-gruppo capitanato dall’inarrestabile Michael Schenker e coordinato dalla impeccabile produzione di Michael Voss.
Con la sua intro di organo a canne che riappare qua e là nell'arrangiamento,^^Take Me To The Church vede la linea melodica di Doogie White destreggiarsi tra le note del tra scinante riff in stile-cavalcata, per poi sfociare in un chorus dai contorni assai melodici che rimane impresso nella mente per giorni e giorni!
I cambi di velocità e le diversificazioni tematiche proposte dai brani del disco offrono una piacevole varietà che, as sieme alle diverse texture vocali dei cantanti coinvolti, mantengono sempre alta l’ attenzione , sorprende ndo e coinvolge ndo l’ascolto sempre più...Night Moods (Graham Bonnet) eThe Girl With The Stars In Her Eyes (Doogie White) portano verso l’o riginale riff in 7/8 che apreEverest (Graham Bonnet), il sesto dei dodici pezzi che compongono la scaletta diResurrection . Un ossessivo riff in sedicesimi, supportato dalla sempre impeccabile sezione ritmica gestita da Ted McKenna e Chris Glen, che conduce poi con prepote nza verso la seconda metà dell’album, là dove ci sono Messing Around, Time Knows When It's Time eAnchors Away rispettivamente cantati da Gary Barden, Robin McAuley e Doogie White . Segue l’unico pezzo strumentale,Salvation , uno shuffle rock che vede l'inconfondibile sound di Michael Schenker farla da padrone mescolando al tema principale una serie di assoli dal fortissimo tratto melodico e lascia ndosi totalmente andare all'improvvisazione.
Con i suoi ritornelli cadenzatiLiving A Life Worth Living continua a confermare l’a ttitudine e le linee guida stilistiche dell’album in questione ; quindi, sulle note dell’assolo finale che sfuma, arrivaThe Last Supper , ultimo brano della scaletta che, con repentini cambi dinamici e ritmici, passa dal feel lento e sognante di una ballad alle atmosfere coinvolgenti e trascinanti di un rock mid-tempo impregnato di tutta la musicalità di Michael Schenker e dei suoi “vecchi e nuovi” compagni di avventura.
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