JAKE DREYER dei WITHERFALL racconta il nuovo album

di Patrizia Marinelli
03 maggio 2024

intervista

Whiterfall
Jake Dreyer
Sound of The Forgotten
In arrivo da Los Angeles, i Witherfall si sono fatti conoscere sin dal debutto del 2013 mescolando gli stilemi del metal più classico con manciate di spezie diverse ed originando quel prog-power-metal che non fa sconti a nessuno e soddisfa il palato di chi ama la musica dura e le contaminazioni inaspettate. Queste sono anche le prerogative del nuovo e quarto album, Sounds Of The Forgotten, questa volta però con la band che imprime una piega più ruvida ed heavy a partire dal primo singolo presentato, Insidious, aggressivo e sferzante, con un assolo di chitarra impetuoso, che ben rappresenta il tiro dell’intera tracklist. Un album, dunque, in cui Joseph Michael al microfono, Jake Dreyer alla chitarra, Anthony Crawford al basso, Gerry Hirschfeld alle tastiere, supportati da Marco Minnemann dietro i tamburi, esprimono rabbia, tenacia e perseveranza, animando l’ossatura di una tracklist in cui non mancano le atmosfere epiche e bucoliche, condite con melodie ed armonie ben congegnate.

Quando nel 2013 Jake Dreyer e Joseph Michael (entrambi in arrivo dai White Wizzard) e Adam Sagan (batterista dei Circle II Circle) si incontrano una sera, scatta l’idea di mettere insieme una band che dia loro l’opportunità di...

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esprimersi in libertà, affinché possano forgiare quel peculiare cocktail di heavy, power e prog metal, che hanno in mente; in quanto al basso, decidono di reclutare Anthony Crawford (che ha suonato anche con Allan Holdsworth) ed è a quel punto che i Witherfall sono nati. Nel 2014 compongono materiale, si ritrovano in studio e registrano Nocturnes And Requiems; lo autoproducono loro stessi e prendono a suonarlo nel circuito underground di parecchie città importanti, finendo per catturare l’attenzione della Century Media che li mette sotto contratto (e ripubblicherà l’album il 13 novembre 2017), scaraventandoli sulla scena metal. Sagan però ha seri problemi di salute e quel tumore che gli viene diagnosticato, se lo porta via in men che non si dica. È un duro colpo per la band e quell’album sarà il sentito tributo al loro amico scomparso.

Seguiranno A Prelude To Sorrow (2018), quindi Curse Of Autumn (2021) per il quale la band chiamerà Marco Minnemann dietro i tamburi, ed infine l’odierno Sounds Of The Forgotten, quarto album firmato Witherfall (in uscita il 31 maggio 2024 su DeathWave Records), di cui abbiamo parlato con Jake Dreyer.

Ciao Jake, è proprio il titolo dell’ultimo album dei Witherfall a suggerirci la prima domanda: Sounds Of The Forgotten [i suoni dei dimenticati], ce lo spieghi?
Solitamente è Joseph [Michael] a occuparsi dei titoli, ma questa volta, anche a me balenava per la testa la parola Forgotten, considerando i temi trattati nell’album, il music business, i momenti in cui sei scoraggiato e quant’altro. Oltretutto, quando ci abbiamo pensato, erano le quattro del mattino e noi eravamo alla finestra ad osservare il fiume e ad ascoltare il suo suono e, a quel punto, quelle “dimenticate”, potevano essere le nostre voci. Abbiamo unito le cose e il titolo è saltato fuori.

Musicalmente parlando, l’atmosfera dell’album è molto dark e a tratti aggressiva: anch’essa è frutto delle vostre sensazioni personali?
Assolutamente sì. Abbiamo scritto dei brani, ad esempio Insidious, davvero aggressivi, almeno dal punto di vista della chitarra. Ero decisamente consapevole dello status in cui mi trovavo nel corso della preproduzione, ero arrabbiato ma al contempo mi ritrovavo a pensare al bello dell’uscire dal tunnel e dall’oscurità: ecco perché i miei fraseggi inseguono momenti di buio e di luce, come del resto, la musica dei Whiterfall in generale. Abbiamo scelto Insidious come apripista dell’album, perché a nostro avviso fotografa appieno gli umori della band: momenti tipicamente heavy e veloci, intervallati da break e con un assolo di chitarra nella parte centrale. In generale, ci siamo mossi in totale libertà, seguendo via via le emozioni del momento, ed abbiamo potuto farlo perché questa volta non abbiamo una etichetta alle spalle ma pubblichiamo per la nostra la Death Wave Records.

In quanto alla chitarra, i tuoi riff e assoli sono un vero e proprio tratto distintivo della musica dei Witherfall: giusto per fare un esempio, sappiamo che Ceremony Of Fire, il secondo singolo che avete pubblicato, ha generato il grande entusiasmo dei tuoi fans, è così?
È così in effetti e sono contento. Suono nella band da circa dieci anni e ritengo che Ceremony Of Fire sia un po’ la sintesi delle mie influenze ed evoluzione nel corso del tempo. Mi sono impegnato al massimo per questo album, cercando di mettere tutto me stesso in ogni episodio e ogni dettaglio per contribuire al risultato globale che via via avevamo in mente. Penso anche a When It All Falls Away, un pezzo che vuole assorbire dai Led Zeppelin, un basic-rock che sono davvero curioso di far ascoltare ai nostri fans.

Il disco sfodera anche registrazioni frutto di ambienti sonori peculiari, ce ne parli?
Con piacere! Al Big Blue North Studios di Utica, NY, ci siamo ritrovati in un ambiente con il soffitto di una vecchia chiesa ed abbiamo studiato come e dove posizionare i nostri amplificatori e cab, i microfoni e quant’altro, ed abbiamo ottenuto un sound davvero originale, che ci ha soddisfatto parecchio. Io ho usato parecchio le mie Jackson, inclusa la nuova Rhandy Rhoads a 7 corde, collegate a dei cab Marshall. In quanto alle chitarre acustiche, ho utilizzato in particolare una Taylor con le corde di nylon. Dunque, come dicevo, nel nuovo disco convivono le atmosfere più diverse.

Avete richiamato Marco Minnemann alla batteria, com’è andata?
Guarda, in generale, dopo la pre-produzione di un brano entriamo in studio e ci piace ritrovarci tutti insieme. Tuttavia, capita anche di voler inviare le parti a un batterista fuori, per valutare soluzioni e input ulteriori da elaborare poi in studio. Con Marco [Minnemann] però è diverso, lui ha una fantastica musicalità e sa sempre come plasmare il suo drumming in funzione dei brani, ed è già il secondo album che è in studio con noi. Posso assicurarti che con Marco abbiamo imbastito una relazione professionale grandiosa!

C’è un brano che non vedi l’ora di suonare sul palco?
Senza dubbio Ceremony Of Fire, sperando ovviamente di riuscire a suonarlo bene! [ride] Inoltre, direi Where Do I Begin? una di quelle ballad che paiono nate apposta per la scaletta di un concerto rock.

A proposito del tour, che genere di scaletta presenterete?
Abbiamo già annunciato un paio di show a Madrid, in Spagna, ed altri sparsi in Germania ma anche in Messico, e così stiamo preparando un bel po’ di pezzi. Naturalmente suoneremo i brani del nuovo Sounds Of The Forgotten, alternati ad altri tra i più amati del nostro repertorio...

C'è da immaginare che non mancheranno brani tratti dal vostro precedente album, Curse Of Autumn, visto il successo che ha ottenuto…
Naturalmente! Non mancheranno, ad esempio, The Last Star e Another Face… Il fatto è che non vogliamo scegliere pezzi troppo lunghi, ma la maggior parte lo sono e di conseguenza non sarà facile completare la scaletta. [ride]

Nessuna base sul palco, giusto?
Nessuna base pre-registrata, ne backing track e, oltretutto, possiamo contare su Gerry [Hirschfeld], il nostro tastierista, vocalist e polistrumentista. In sostanza, vogliamo portare in giro un concerto rock in stile anni Settanta; quelli di oggigiorno sono troppo studiati a tavolino e questo a noi non piace!

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