Rolli Forsman e il nuovo album dei REMEDY: "Pleasure Beats The Pain"
intervista
I Remedy debuttano nel 2022 con l’album Something That Your Eyes Won’t See, conquistano le classifiche svedesi, si aggiudicano i consensi della stampa e raccolgono le ovazioni di chi si nutre del rock più melodico. Il 24 maggio 2024 il quintetto di Stoccolma pubblica la seconda prova discografica – Pleasure Beats The Pain (Escape Music) – per un viaggio di dieci tracce tra melodie avvolgenti, riff carichi di potenza, assoli di chitarra penetranti ed un wall of sound pulito e solido come la roccia.
Mastermind della formazione svedese, Roland “Rolli” Forsman imbraccia la sua seicorde e sono il suo stile ed il suo gusto a costituire i cardini della colonna vertebrale di una band davvero preparata e capace. Accanto a Forsman, l’amico di sempre Vand Der Zwan al microfono, una sezione ritmica che cammina come un treno (Dicklo e Karlber) e le tastiere di Öijvall a fungere da tappeto sontuoso e di gran pregio.
Sessionman richiesto in studio e sul...
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palco, Forsman (finlandese, nato il 15 maggio 1981) mette in piedi i Remedy subito dopo la pandemia ed è un vero balzo in avanti: “Sono cresciuto in Finlandia e sono stato influenzato da John Norum e Yngwie Malmsteen, straordinari! [...] I Remedy sono stati davvero il mio rimedio in un momento difficile. Avevo perso tutti i miei ingaggi di musicista a causa della pandemia e di tutte le restrizioni allora in atto e quasi avevo perso la passione per la musica. Ma dopo un po’ ho iniziato a scrivere. Dapprima per altre band e artisti, ma poi tenendo alcuni brani per me. Quindi, ho messo insieme una band con buoni amici musicisti ed ho ottenuto un contratto discografico. A quel punto, i Remedy erano pronti per partire!” ed il primo album, Something That Your Eyes Won’t See, lo ha testimoniato appieno.
Nell’intervista che segue Roland “Rolli” Forsmanci ha parlato dei Remedy, del nuovo disco Pleasure Beats The Pain e, naturalmente del suo gear.
Robert Van Der Zwan (voce) – Roland Forsman (chitarra) – Jonas Dicklo (basso) – Fredrick Karlber (batteria) – Jonas Öijvall (tastiere)
Ciao “Rolli”, è un piacere averti qui con noi a parlare del nuovo e secondo album, "Pleasure Beats The Pain", dei Remedy. Ci racconti come è nato?
Faccio una premessa necessaria. A causa del lockdown avevo perso ogni ingaggio, sia come sessionman che come responsabile e direttore di alcune band note in Svezia... un periodo davvero buio. Anche il mio buon amico Robert [Van Der Zwan] era chiuso in casa e, come se non bastasse stava affrontando una battaglia contro il cancro alle tonsille. Nonostante la situazione, un giorno abbiamo deciso di darci da fare e di imbastire insieme dei brani. Ecco, quello è stato il punto d’inizio dei Remedy, trasformatosi poi nel primo album, Something That Your Eyes Won’t See, che si è guadagnato ottimi consensi. A quel punto eravamo carichi di energia ed entusiasmo ed è così che la scorsa estate ho cominciato a scrivere i pezzi per Pleasure Beats The Pain e ci ho impiegato poco più di sei mesi. Il primo album bazzicava i territori del rock melodico, mentre questo nuovo album amplia il raggio di azione della band, soprattutto in quanto al tipo di songwriting.
Tornando all’inizio dei Remedy, come si era completata la formazione?
Rob [Van Der Zwan] come ti dicevo, è un caro amico di lunga data; siamo in totale sintonia ed è fantastico in studio quanto sul palco! Riguardo a Jonas [Öijvall] ci conosciamo da anni ed è un tastierista spigliato e dinamico, mentre Jonas [Dicklo] ha studiato con me a lungo ed è un bassista eccellente. E’ stato naturale coinvolgerli nel progetto Remedy. In quanto a Fredrick [Karlber] ho avuto l’occasione di vederlo sul palco di un festival svedese molto noto: mi ha colpito per la padronanza dei tamburi e la capacità di sostenere la band... senza contare la sua presenza scenica. Insomma, ho capito subito che era giusto per la nostra band.
Hai dichiarato che il nome della band, Remedy, viene proprio dal potere salvifico della musica; ora che i tempi duri sono finiti cosa significa questo nome per te?
All’inizio ho pensato che fosse il nome giusto per la band, oltretutto è facile da ricordare, e non lo cambieremo mai. Semmai, ci impegnamo a lavorare sull’originalità dei titoli degli album, come abbiamo fatto con Something That Your Eyes Won’t See ed ora anche Pleasure Beats The Pain .
Prima dicevi dei brani che hai composto per il nuovo album dei Remedy pur se l’effettiva realizzazione è opera di tutta la band, giusto?
Certo! Quel che conta è lo spirito, l’attitudine e musicalità di ciascuno della band: un mix capace di portare ogni brano a un livello superiore.
Che genere di input ti ha portato alla composizione dei brani di "Pleasure Beats The Pain"?
Faccende personali. I pezzi sono nati dopo un periodo decisamente duro e sono la testimonianza che la musica può essere una sorta di terapia psicologica personale. Nel momento in cui hai dei problemi, capisci che cosa straordinaria sia la musica! Ti aiuta a lenire le sofferenze e ad annullare le emozioni negative. Cos’altro dirti? Questo è proprio l’album che sentivo il bisogno di fare con la band.
L’album si compone per la maggior parte di brani guitar-driven, spesso con i tuoi assoli a salire in cattedra: ti capita mai di costruire un brano proprio attorno a un assolo?
A dire la verità, l’ultima cosa a cui penso è l’assolo. Il fondamento per me resta il brano, la sua struttura, l’imprinting della sua direzione, e se a un certo punto scatta l’impulso, allora arriva anche l’assolo; viceversa, no.
Sappiamo che "Poison" è uno dei brani del disco di cui prediligi resa e groove, giusto?
Mi piacciono tutti i pezzi ma in effetti Poison è tra quelli che prediligo in tal senso. E’ un pezzo guitar-oriented, con un riff che, per un momento, grazie a un cambio di accordi diviene una sorta di nuovo riff, con la band che segue a ruota generando un groove massiccio e una solida pulsazione. Ecco, è questo breve cambio di direzione e questo groove a caratterizzare la resa del pezzo ed è per questo motivo che mi piace.
"Angelina" è un brano di stampo pop, in cui la band fila via ariosa e fluida, ce ne parli?
In effetti, in questo pezzo semplicemente costituito da melodia, armonia e ritmo, la band si muove con fluidità e ne restituisce lo spirito con naturalezza. Abbiamo suonato tutti in grande relax ed il risultato ci ha soddisfatto parecchio.
"Girls Got Trouble" e "Something They Call Love" sono due brani tanto coinvolgenti, quanto in antitesi come spirito e direzione: come li descriveresti in breve?
Girls... è un pezzo dinamico, veloce e frizzante, mentre Something... è l’unica ballad dell’album, con la chitarra acustica a segnare il passo e il violino a riempire gli spazi vuoti. Sono due pezzi che stanno piacendo molto ai fans.
Passiamo a Taisto Guitars, il marchio finlandese che ha realizzato per te due signature, rispettivamente con Floyd Rose e ponte fisso, ce le presenti?
Certamente! LaV25-FR Remedy è una chitarra di costruzione neck-thru, con il manico C-shape, curvatura della tastiera 10-16 pollici e body ergonomico per me il massimo del comfort. Monta il super-affidabile ponte/tremolo Floyd Rose e due humbucker Bare Knuckle che mi restituiscono un suono carico e potente. In più, la finitura è Gold (dorata) e, soprattutto sul palco, è fantastica! Anche la V25-HS Remedy è dotata dei Bare Knuckle ma in configurazione single/single/humbucker. Ponte fisso Hipshot ed anch’essa con il confortevole body ergonomico e la spalla inferiore accentuata per l’agile accesso ai tasti più alti. La sua finitura è tutta nera: body, paletta, pickup, hardware. Molto bella ed aggressiva.
Utilizzi anche una Fender Telecaster, giusto?
Sì, si tratta di una Telecaster American Deluxe 2007 che utilizzo in alcune situazioni, soprattutto quando necessito di certe sonorità anni Settanta.
Parliamo della dimensione live della band, come sta andando?
Siamo partiti con il tour a maggio, dalla Svezia, e ci suoneremo per altre date estive, così come in altri Paesi europei e UK. Sta andando proprio bene, siamo soddisfatti... e contiamo di allargare presto il nostro campo di azione.
A proposito dei Remedy sul palco, c'è un brano che ami suonare su tutti in quanto alla resa?
Mi piace un sacco la resa live di Thunder In The Dark [sul primo album dei Remedy] e di Moon Has The Night [sull’attuale e secondo album del quintetto svedese]; ricordo che l’idea di Thunder... era nata mentre ero sul tour-bus, l’avevo registrata sul mio iPhone e quindi ripresa e sviluppata una volta rientrato a casa. Devo dire che ne è un uscito un bel pezzo. Anche Moon... mi piace parecchio sul palco e, a giudicare dalla risposta, pare piaccia parecchio anche al pubblico presente ai nostri show.
Passiamo ai social media: che ne pensi, in generale?
I social sono canali molto utili per una band come la nostra: i fan ci scrivono, noi manteniamo il contatto con loro e via via l’audience si amplia. E’ qualcosa di davvero positivo per noi, pur se ti confesso che non amo stare troppo con lo smartphone in mano... Ma così dev’essere, oggi.
Quali sono stati i tuoi riferimenti chitarristici di teenager?
Sono cresciuto in un piccolo paese nel nord della Finlandia e a quei tempi la musica che arrivava lì era piuttosto limitata. Fortunatamente i miei amavano la musica e così i miei fratelli maggiori, peraltro grandi appassionati di rock: quindi, tutti loro mi hanno fornito dei buoni input. Mi piacevano gli Europe e adoravo i Queen e Brian May. Il suo suono, i suoi fraseggi ed assoli, sono una influenza grandiosa per me. Anche Yngwie Malmsteen mi ha influenzato parecchio. Poi, un giorno, ascoltando un album di Gary Moore che avevano acquistato i miei, ho fatto la conoscenza di un differente mondo timbrico/sonoro ed è così che anch’egli è stato per me una influenza enorme.
A proposito di Brian May, sappiamo che lo hai conosciuto di persona, corretto?
Ho suonato la chitarra nel musical We Will Rock e sono stato selezionato proprio da Brian May e Roger Taylor! Come dicevo, sono cresciuto ascoltando i Queen e suonare in quel musical è stato per me un sogno trasformatosi in realtà. E poi Brian May è così pacato e sensibile... proprio come ti sembra soltanto a guardarlo. Un uomo e un musicista grandioso.
C’è un ulteriore sogno che ti piacerebbe si trasformasse in realtà?
Assolutamente, sì. Suonare con Yngwie Malmsteen!
Ultima domanda, che genere di musica sei solito ascoltare?
Di tutto, dalla classica al pop. Tutte le esperienze che fai, le persone che incontri, il cibo che assaggi... tutto fortifica le fondamenta della tua struttura di essere umano e se sei un musicista, tutto finisce per riversarsi nella musica che fai. Ecco, la musica dei Remedy è anche il riflesso di quel che ascolto: dal pop, rock, symphonic, all’Electric Light Orchestra e Roy Orbison... insomma, un cocktail di elementi variegati e differenti.
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