GUS G Brand New Revolution

di Paolo Battigelli
29 maggio 2016

intervista

GUS G
Brand New Revolution
Il chitarrista metal migliore al mondo? Probabilmente sì, anche se questa etichetta Gus G non se l’è mai andata a cercare... Semmai ha umilmente cercato di migliorare la sua musica e proseguire nel tempo la lezione dei grandi maestri. Alla luce del nuovo disco solista, Brand New Revolution, possiamo dire che la missione è compiuta!

Normale, troppo normale. Umano, troppo umano. Talvolta può essere una maledizione nel mondo dello spettacolo e della musica che cerca la bizzarria e l’eccezionalità a tutti costi!
Gus G si è guadagnato una solida fama passo dopo passo, grazie al suo guitar playing di primissimo livello: tuttavia, l’essere un non-personaggio ha dato la (falsa) idea di non essere all'altezza degli altri noti chitarristi che nel passato si sono riuniti alla corte del “madman” inglese e della sua potentissima moglie Sharon. Ma non è così...

Gus G è uno dei migliori chitarristi rock/metal oggi in circolazione, capace di far sembrare semplice il difficilissimo e in possesso di un gusto per la melodia che, in quanto a fraseggio, ne fa il miglior erede di George Lynch.

Gus G sta cercando da tempo di scrollarsi di dosso l’etichetta di “chitarrista di Ozzy Osbourne” – col ...

l'articolo continua...

cui artista ha peraltro collaborato per un unico album in studio (Scream, 2010) – ma è indubbio che proprio quell'esperienza gli ha dato la visibilità nel mondo della chitarra shredding che forse difficilmente avrebbe ottenuto altrimenti.

Dagli esordi al Berklee College Of Music sino al recentissimo disco solista che ha titolato Brand New Revolution (appena uscito per Century Media), Gus G (classe 1980 - nato a Saloniccco, Grecia) è uno che non lasciato niente di intentato, che ha pensato a migliorarsi giorno dopo giorno, sino a diventare un caposcuola del moderno shredding, in grado di fondere il meglio della tradizione in Van Halen style con la scuola power melodica europea.

Proprio il nuovo Brand New Revolution (arrivato a meno di un anno di distanza dal debutto solista I Am The Fire) fissa le coordinate del suo playing in uno spazio ricavato dal metal degli anni ‘80 rivisitato con un gusto più moderno.

Per anni non hai pensato a un disco da solista ed ora ne hai pubblicati due in meno di un anno. Cos’è successo?
Non so spiegarlo, le cose nella vita cambiano! [ride] Direi che l’unico motivo che mi ha spinto a realizzare questi due album sono state le richieste dei fan. Avevo molte idee in cantiere ma i Firewind sono fermi da un po’ a causa dei problemi che abbiamo nel trovare un nuovo cantante stabile. Dopo un po’, questa situazione ha cominciato a diventare annoiante per me, visto che avevo voglia di incidere al più presto i brani che avevo composto e così ho trovato stimolante farlo con altre persone, cambiare ambiente. Il primo disco solista I Am The Fire (2014) è andato molto bene e allora ho pensato che questa fosse la strada giusta.

In quel disco avevi suonato la chitarra ma anche il basso e si poteva definire un lavoro veramente da solista. Nel nuovo Brand New Revolution, invece, accanto a te ci sono diversi musicisti, dunque pare più un lavoro di squadra...
In realtà ho suonato ancora il basso in almeno metà delle tracce. L’album è diviso in due parti. La prima parte è stata registrata a Los Angeles, quasi completamente in presa diretta, ovvero con pochissimi overdub, su suggerimento del mio ingegnere del suono Jay Ruston... Un approccio nuovo per me, mai praticato prima. In una sessione di registrazione fatta nel mese di ottobre 2014, abbiamo registrato sei tracce. Viceversa, la seconda parte del disco è stata realizzata in maniera tradizionale, quindi con l’intervento dei vari musicisti, tra cui Marty O’ Brien al basso [Lita Ford, Tommy Lee...] che hanno messo l’impronta di una vera band, conferendo all’album un’energia diversa. Posso dire che non è al 100% uno sforzo collettivo e neanche un disco da solista. Metà e metà?!

C’è qualche traccia rimasta fuori dal disco?
In effetti, avevo buttato giù altre idee, ma ho preferito non inserirle nell’album e neanche svilupparle per non avere poi dubbi... o rimpianti!

Come mai hai scelto di titolare l’album Brand New Revolution, peraltro come una song della scaletta?
La titletrack è stata una delle prime tracce che ho composto... addirittura doveva essere pubblicata sul primo disco, ma poi Joacob Bunton mi ha suggerito di svilupparla meglio e pubblicarla in un momento successivo... ed ora eccola qui! Sicuramente è un titolo forte, che indica da subito il contenuto del disco.

Il disco si apre con The Quest che è l’unico strumentale dell’album. Come mai questa scelta?
A dire il vero, è un brano rimasto strumentale perché non ho mi sono venute idee riguardo a una linea vocale adeguata. Alla fine, penso che si esprima meglio senza la voce. So bene che molti si sarebbero aspettati da me molti più brani strumentali, molto più guitar-shredding, ma a me piace sorprendere e forse anche deludere un po’ le aspettative. Talvolta amo fare cose diverse da quelle che le persone si aspettano da me. [ride] Oltretutto, se hai un solo brano strumentale e lo metti in mezzo alla scaletta di un disco, ha un impatto minore rispetto a metterlo come apertura. Voglio dire che in questo modo tutti lo notano. Poi magari si aspettano altri brani del genere e nel disco non ne trovano più ma, nel frattempo, quel brano gli è rimasto in mente! The Quest è una combinazione di elementi melodici ed heavy ed è anche la traccia più complessa del disco. Tutto il resto viaggia su strutture più tradizionalmente hard n’ heavy, anche per non soffocare le parti vocali con troppa chitarra! [ride]

Per questo disco hai utilizzato la tua nuova ESP Signature NT? Una curiosità: cosa significa la sigla NT?
Sta per NoTremolo. Rispetto alle chitarre che ho utilizzato in precedenza, questa ha 24 tasti invece di 22. Il manico è in acero. Inoltre, i pickup sono i miei Seymour Duncan Signature Blackouts con la mascherina bianca, così da evidenziare il contrasto cromatico col body nero e ricco di venature più chiare. Ci ho montato le DR Dragon Skin 010/056 al posto delle Elixir che ho utilizzato in passato perchè questo è un album più classic heavy: avevo bisogno di un attacco più netto sulle basse e le corde Dragon Skin sono l’ideale, oltre che adattarsi meglio alla mia pennata.

Nessun altra chitarra utilizzata per le registrazioni dell’album?
Una Washburn acustica per suonare l’outro di The Quest.

Ampli?
Naturalmente ho utilizzato la mia Blackstar Blackfire 200H [Gus G Signature Head] e il mio HT100 Blackfire Pedal [Gus G Signature Pedal: distorsore valvolare a due canali, denominati The Fire e The Fury, ovvero le due song più popolari dei Firewind, la band attualmente in standby. Gus G è endorser del marchio britannico Blackstar]

I Am The Fire è stato un album importante per te, decisamente apprezzato anche dalle giovani generazioni. Ti sei sentito sotto pressione realizzando Brand New Revolution?
No, non ho guardato la cosa in questi termini. Mi sono semplicemente immerso nel progetto e ho cercato di realizzarlo al meglio delle mie possibilità. Non ho altri scopi se non quello di comporre e registrare musica che mi eccita, nella speranza che, una volta resa pubblica, altri possano condividere le mie stesse emozioni.

A proposito di tracce cantate: in questo disco ci sono 4 vocalist. Come si sono adattati ai brani da registrare?
Sono tutti cantanti eccezionali, tutti con timbri ed estensioni diverse, e tutti hanno messo tantissimo nel progetto! Riguardo alla tua domanda, ogni volta che mi trovo a comporre un brano, tento di avere in mente il tipo di voce che andrà a cantarlo: dunque tutto, nel corso della stesura, avviene con questa idea in mente. La tonalità del brano, l’accordatura degli strumenti, le progressioni armoniche, l’arrangiamento stesso di voce e coro. In ogni caso, sono sempre in contatto con le persone con cui sento una chimica speciale - Jacob Bunton, Mats Leven e Jeff Scott Soto - tutti buoni amici, cantanti e autori sorprendenti. Lavoriamo insieme in maniera rapida e scorrevole poichè c’è sintonia. So che se ad esempio invio loro un’idea, un riff, una melodia, ci aggiungeranno sempre una buona idea.
Come ti dicevo, tutti hanno fatto un lavoro eccellente!

Elize Ryd degli Amaranthe ha cantato What Lies Below: hai scritto questa song appositamente per lei, per il suo timbro?
Ho scritto questa song assieme a Mat Dauzat, il produttore/compositore con cui ho lavorato per I Am The Fire. Volevo collaborare con Elize, sono un suo fan e, attraverso un amico comune, mi sono messo in contatto. Le ho inviato la traccia grezza per avere il suo commento: le è piaciuta molto e ha voluto assolutamente essere coinvolta nella registrazione!

In questo album, c’è qualcosa che ritieni di aver migliorato rispetto al tuo debutto da solista?
Mi piace tutto del mio primo album da solista, poichè riflette la mia mente allora. Era stato un processo catartico che lo ha reso unico. Questo nuovo album non va poi così lontano: una sorta di una continuum, soltanto più concentrato e più heavy.

La produzione dell’album è di Jay Ruston (Stone Sour, Anthrax, Steel Panther) ed il mixing di Mike Fraser (Metallica, AC/DC). Nomi altisonanti... che genere di supporto hai avuto?
Jay Ruston mi ha aiutato molto nel primo album ed ora di nuovo.. gli devo molto. Come ti dicevo, è stata sua l’idea di portare tutta la band in studio e registrare in diretta. Credo che, in qualche modo, volesse catturare l'energia dei miei concerti. Le session di L.A. sono state molto creative e divertenti ed hanno proprio dato forma al disco. Visto che era occupato con un sacco di progetti, sin dall’inizio non si sapeva se fosse anche riuscito a mixare il disco ed infatti non gli è stato possibile. Così mi sono rivolto a Mike che ha capito al volo lo spirito del disco e ha mantenuto inalterate le sue caratteristiche live.

Curiosità: i tre chitarristi che oggi metteresti al top...
Beh, ce ne sono molti. Mi piacciono i chitarristi che hanno dentro il blues... che lo senti da come suonano, anche se fanno rock, e che non significa come muovono le dita! Penso quindi che Richie Faulkner dei Judas Priest sia un grande esempio: lui è in una posizione simile alla mia, venuto dall’underground e saltato all’improvviso in una band leggendaria. Mi piace molto Joe Bonamassa e anche Kiko Loureiro, entrato ora nei Megadeth. Sono convinto che con lui la band tornerà ai loro tempi migliori! Segnati pure questa scommessa, amico!

ESP GUS G Signature RS NT-III 24
Costruzione: SetNeck – Body: ontano – Manico: Acero – Tastiera: Palissandro – Tasti: 24 – Scala: mm 648 – Nut: mm 42 – Intarsi: logo Gus G – Pickup: (manico) Seymour Duncan AHB-11N Gus G Fire - (ponte) Seymour Duncan AHB-11B Gus G Fire Blackout – Controlli: Master Volume, Selettore pickup (toggle) – Hardware: black

discografia completa


da solista: I Am The Fire (2014) – Brand New Revolution (2015)

Ozzy Osbourne: Scream (2010) – Live at iTunes Festival EP (2010)

Firewind: Between Heaven And Hell (2002) – Burning Earth (2003) – Forged By Fire (2005) – Allegiance (2006) – The Premonition (2008) – Live Premonition (2008) – Days Of Defiance (2010) – Few Against Many (2012) – Apotheosis, Live 2012 (2013)

Mystic Prophecy: Vengeance (2001) – Regressus (2003) – Never Ending (2004)

Dream Evil: Dragonslayer (2002) – Evilized (2003) – The Book Of Heavy Metal (2004)

Nightrage: Sweet Vengeance (2003) – Descent Into Chaos (2005)

Podcast

Album del mese

Willie Nelson
My Life, è una lunga storia...
Il Castello/Chinaski Edizioni

My Life, è una lunga storia... Ebbene sì, si tratta dell’autobiografia che Willie Nelson ha messo a punto con David Ritz, tradotta in italiano per...

The Decemberist
As It Ever Was, So It Will Be Again
Yabb Records

Tredici nuovi brani, di cui – dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo – una lunga suite di circa 20 minuti: si tratta...

Ray Lamontagne
Long Way Home
Liula / Thirty Tigers

Se c’è una domanda che possiamo rivolgere a Ray LaMontagne, è questa: com’è che ogni suo nuovo lavoro si impone a rotazione e non lascia...