BILLY SHEEHAN Mr. Big

GuitarClub Novembre 1989
di Bill Milkowsky
01 novembre 1989

intervista

Mr. Big
Billy Sheehan
Con il suo uso virtuosistico del tapping a due mani, Billy Sheehan ha scavalcato le frontiere del basso elettrico. Billy arriva sulla scena nel 1979 con la sua band, Talas, dimostrando una tecnica sorprendente sul suo strumento abbinata al cuore e all'anima di un musicista Motown.

Nel 1980 con Talas realizza "Sink Your Teeth Into That" e fanno da opening act ai concerti di Van Halen. Segue nell''83 un album live "High Speed On Ice" nel quale Billy mette in evidenza i suoi soli unici ed assordanti. E' da sentire il brano intitolato "(3178)-7718".

Gira quindi l'Europa con gli UFO prima di unirsi, nel 1985, a Steve Vai, Greg Bissonette, David Lee Roth.

Sono molto forti i suoi intervalli musicali in questa band di L. Roth nell'album di debutto "Eat'em and Smile, soprattutto nei brani "Elephant Gun", "Tobacco Road", e nel pezzo di Sheehan intitolato "Sky Boy". Con il secondo album dell' '88, "Skyscraper", meno soddisfatto della situazione in cui viene a trovarsi a causa di conflitti col leader, si sentirà costretto, a registrazione avvenuta, a lasciare la band prima che il tour si metta in moto.

Ora Billy Sheehan è tornato sulla scena con una nuova band: Mr. Big, un gruppo potente...

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che punta maggiormente sulle melodie dei brani piuttosto che sui solismi virtuosistici.
Spera ora di richiamare l'audience di tutti i fans che lo seguono da tempo.

Alcuni brani dell'album di debutto per la Atlantic Records sono stati fatti su misura per i passaggi radiofonici, sebbene ci sia spazio per le performance di Billy e per gli interventi del chitarrista Paul Gilbert (fondatore dei Racer X). Il batterista che dà potenza al gruppo è Pat Torpey, mentre la voce è di Eric Martin: un line up formidabile che potrebbe far guadagnare a Sheehan il successo che ha sempre cercato. Abbiamo parlato con Billy di Mr. Big, dei motivi che lo hanno spinto a lasciare la L. Roth Band e dei suoi progetti per il futuro.

Come hai messo insieme il progetto Mr. Big?
Circa un anno fa, quando sono uscito dalla situazione con Dave, decisi di mettere insieme una band. Il primo che chiamai fu Eric Martin, il cantante, che ho contattato tramite Mike Varney, un mio amico che lavora per la Shrapnel Record (un'etichetta californiana indipendente che si occupa di metal). Poi ho parlato con Paul Gilbert dei Racer X.

Lo avevo visto suonare varie volte. Qualche anno fa a Los Angeles, ho fatto parte della giuria di una manifestazione per chitarristi chiamata Guitar Wars e sponsorizzata da una radio privata. Paul era uno dei concorrenti. Io lo avevo conosciuto ai tempi di Talas. Lui e la sua band facevano da opening act al nostro show quando suonavamo a Pittsburgh. Così dissi agli altri giudici: "Tenetevi pronti, arriva Gilbert. Questo ci ammazza tutti!". Quando Paul uscì, annientò tutti e naturalmente vinse.

Qualche tempo dopo Paul suonava con i Racer X. Così, quando decisi per una nuova band, lo contattai e fui sorpreso quando accolse al volo la mia proposta. Tra l'altro non sapevo che a quei tempi stava valutando un'altra situazione. Penso che tra i chitarristi oggi in circolazione Paul sia tra quelli che ne fa a pezzi tanti. Appena arrivato si sentì subito a suo agio nella band. Egli è proprio dentro i Cheap Trick ed è anche uno dei più grandi fan di Todd Rundgren. Così egli fu contento che la nostra band poteva andare in quella direzione: questo perché principalmente la struttura dei nostri pezzi è legata alla tradizione di grosse band degli anni '70 tipo James Gang, Free e Humble Pie.

Il nome della band ha qualche significato particolare?
Sì. Mr. Big è il titolo di una canzone dei Free, una delle mie band preferite degli anni '70 (c'era Andy Fraser al basso). E' stato il primo solo che eseguivo quando ho iniziato a Buffalo con Talas. Il nome, quindi, rappresenta una parte del mio passato. Ora vogliamo restare ancorati allo spirito di quelle grosse band che ho menzionato, quelle cioè che suonavano col cuore, piuttosto che con il codice di tempo SMPTE.

Visto che con Mr. Big sei trasmesso molto alla radio, bisogna pensare che tieni molto controllato il tuo virtuosismo?
Sì. Visto che io e Paul amiamo questi pezzi, nessuno di noi si sente sacrificato se dobbiamo suonare piano o se dobbiamo fare cose diverse. Facciamo esattamente ciò che vogliamo poi appaia sull'album. Paul dice che con i Racer X non era soddisfatto, perché essendo loro una band licks-oriented, richiamavano soltanto certi chitarristi. Noi ora vogliamo raggiungere tutti.

Cosa ci dici del nuovo album?
L'album vanta un duplice aspetto. La parte A contiene brani molto carini e orecchiabili; spicca soprattutto la ballad di Paul "Anything for You". In questo modo vogliamo che la gente ci conosca anche come una vera band che fa brani che si ricordano facilmente. La parte B contiene invece lavori differenti. In "Addicted for You" io e Paul ci lasciamo veramente andare, con il tapping a due mani, in licks terrificanti: quelli che la gente si aspetta da noi. Ci siamo così ritrovati a mixare brani di licks fiammeggianti con brani molto melodici. Per i giovani musicisti penso sia una buona strada da seguire. Molti, anche miei allievi, pensano soltanto ad un determinato modo di fare il solo; sono bravissimi, stracciano chiunque, ma non sono mai stati in una band, non sanno cosa sia il groove, non conoscono pezzi. E questa è una trappola pericolosa nella quale è facile cadere. I musicisti non vengono apprezzati a lungo solo perchè sanno fare dei solismi superveloci. Nel mio lavoro ciò che vorrei fare maggiormente, è imparare a muovermi dentro qualcosa di già solido e stabilito.

La nuova band è quindi un ritorno alle tue origini?
Sì. Con Talas suonavamo delle cover. Ai tempi ero un fanatico del pop: suonavamo tutto. Da Three Dog Night a AC/DC, a Led Zeppelin, a Deep Purple. Abbiamo familiarizzato molto con quei pezzi pop, eravamo sempre molto attratti dal fatto di suonare molto veloce, ma non abbiamo mai distrutto l'integrità delle canzoni. C'era sempre spazio per freschezza e relax. Questo è importante.

Un esempio potrebbe essere Jimi Hendrix.
Oh, certo. Hendrix è stato un grande pop writer oltre ad essere naturalmente un incredibile chitarrista! Molti dimenticano questo suo aspetto, ma nei primi album ci sono dei pezzi sorprendenti: "Little Wing", "Wind Cries Mary", "Maniac Depression", "Purple Haze"... classici pezzi pop. Penso che questa sia una delle principali ragioni che hanno reso Hendrix così grande, una leggenda oggi. Perché aveva qualcosa di più oltre ai solismi sulla chitarra! Probabilmente è stato l'unico che ha maggiormente influenzato la mia carriera. E penso di dover fare qualcosa di simile con la mia nuova band. Oggi molti musicisti super veloci riescono a costruire un brano attorno a un riff bollente. Non credo però sia il massimo. Essi lo fanno perché non si sono mai proposti al grande pubblico, ma solo a quello dei fanatici che leggono esclusivamente riviste specializzate. Sono troppo presi dai licks e dal fatto di suonare sempre più velocemente. I guitar fans io li ho già conosciuti, ora vorrei guadagnarmi un altro segmento di pubblico: quello che compra i dischi solo perchè ama la buona musica.

Ascoltando l'ultimo album la presenza del basso è molto forte, soprattutto in brani tipo "Wind Me Up" e "Blame It On My Youth". E' cosa voluta?
Assolutamente, soprattutto dopo il fiasco dell'album "Skyscraper". Penso che su quel disco il basso sia veramente inudibile, lo si sente appena. Mi sentivo frustrato dal fatto che l'album uscisse in quel modo. Sembra sempre che i bassisti vogliano abusare del mixaggio, ma le frequenze basse sono così tante che è sempre difficile trasportarle sul vinile. Per questo album, quindi, abbiamo voluto pompare il basso, così come accadeva per i dischi dei vecchi Humble Pie e Free. C'era un basso veramente solido. Ora abbiamo reso ben presenti basso e batteria: sono proprio contento di questo LP.

Come sei riuscito a rendere il basso così presente?
Ho suonato con il mio intero set up; successivamente in studio sono stati messi dei microfoni dappertutto in modo da avere un suono ben ambientato e pulito.

Da cosa è composto il tuo set up di ampli?
Generalmente uso ampli Yamaha, pre amp Pearce, e cabinet con speakers JBL. I due ampli Yamaha PD 2500 (500 watt per canale) entrano in otto cabinet ognuno dei quali monta un cono JBL da 15" (mod. E 130). Uno dei due pre amp Pearce è stato modificato perché il suono basso e pulito non venga distorto, l'altro invece è stato pensato per avere una distorsione da urlo. Ho anche un harnonizer Eventide H 910 ed il nuovo multi effetti Yamaha SPX 1000. Poi, per eliminare fruscii, uso un Rane Filter.

Che bassi usi?
Principalmente uso un BB 3000 Yamaha, rosa. Ha un capotasto in ottone, un fermo per abbassare il MI basso a RE, due ingressi e la paletta angolata che aiuta a mantenere l'accordatura. Ha un pickup del Gibson EB-O vicino al manico ed un Di Marzio P-Bass nel centro. Il pickup al ponte non c'è. C'è solo il buco.

Che corde utilizzi?
Sponsorizzo le Rotosound Swing Bass, Standard Gauge, roundwound, con scalatura .045, .065, .080, 105. Ho da poco studiato per la Rotosound un nuovo set di corde nel quale la più sottile (SOL) è .042, mentre la più grossa (MI) è 110.

Dando uno sguardo alla tua carriera, quali sono state le situazioni musicali più stimolanti?
L'album di McAlpine "Edge Of Insanity" fu una vera e propria sfida. E' uno degli album in cui ho suonato, che più mi piace.

Sul primo album di L. Roth, invece, mi era piaciuto molto suonare "That's Life" di Sinatra. Quel tipo di swing da dare col basso fu una vera sfida per me, perché non avevo suonato mai nulla di simile prima. Per quanto riguarda invece la session di "Skyscraper", ho un blocco mentale. Quell'album rappresenta un periodo poco piacevole della mia vita.

Fu una session rovinata da egocentrismi?
Sì, ed il risultato dell'intera situazione non fu molto musicale per me. C'erano diversi problemi personali che hanno appesantito tutto. Ho odiato il fatto di trovarmi lì e fui felice di andarmene. Quando ho messo insieme Mr. Big mi sono assicurato che cose simili non accadessero più. Nel nuovo gruppo non c'è alcun personaggio importante che domina lo show. Siamo stati tutti dei sidemen e tutti dei leader in band precedenti: ma in tutti e due i casi non va bene.

Ora vogliamo avere una situazione nella quale ci si dividano i soldi in quattro parti uguali. In questo modo la pressione di essere un leader viene a mancare, mentre il coinvolgimento viene distribuito equamente. Ed inoltre aiuta chiunque a focalizzare la band nel suo insieme: Mr. Big è una squadra di musicisti.

Così, per un certo periodo, con L. Roth ti sei sentito un impiegato piuttosto che un partner alla pari?
Assolutamente, ed è una vergogna. Di quella situazione ho anche imparato molte cose e certamente è stato grande suonare con Steve Vai. E' uno dei miei heroes, davvero. Ma sfortunatamente c'era qualcosa di brutto anche lì. Ma ora ho deciso di dimenticare le cose negative e di apprezzare molto il fatto di essere stato in quella band e allo stesso modo di averla lasciata. Per un certo periodo ero molto turbato dalla situazione con Dave, perché sentivo di metterci anima e cuore, ma il lavoro poi non riusciva come volevo io. Fu così per tutti. E' come voler conoscere una ragazza e poi scoprire che non ti vuole. Certo, sono stato confuso in quel periodo, ma poi un'altra ragazza da conoscere arriva senz'altro. E nel mio caso, l'altra ragazza è Mr. Big!!

Progetti futuri?
Gireremo molto, supporteremo qualche band e capitaneremo qualche situazione musicale importante. Sono molto ansioso di suonare dal vivo, anche perché faremo cose che abbiamo pensato di non fare sui dischi. Inoltre suonare dal vivo mi darà l'importante ritorno in termini di riscontro: vedere cioè a cosa risponde la gente. Mi aiuterà a decidere cosa mettere insieme per il prossimo disco. La nostra band è fatta di compositori prolifici, lavoriamo costantemente su materiale nuovo. Ma ora vogliamo immergerci in un lungo tour prima di pensare al lavoro di "Mr. Big II"!!

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