Immortal "Northern Chaos Gods"

di Francesco Sicheri
28 settembre 2018

recensione

Immortal
Northern Chaos Gods
Nuclear Blast
Non siamo soliti fra queste pagine lasciarci andare a personalismi invadenti o troppo evidenti, ma in questo caso è bene sottolineare che chi scrive, seppur abbia sempre sguazzato felicemente fra dischi metal d’ogni sorta, non è mai stato particolarmente attratto dalla sfera black di tale universo. I motivi non sono chiari, potrebbe trattarsi di semplice antipatia epidermica, o semplicemente di incompatibilità naturale, ma tant’è. Nella vita però si è spesso chiamati a fare un po’ di tutto, e le righe che seguono sono il frutto di un incontro tanto felice quanto casuale. Gli Immortal sono probabilmente la miglior band con cui tentare un approccio amichevole al black metal, in particolare grazie al nuovo Nothern Chaos Gods, album che non è soltanto un nuovo prodotto discografico ma piuttosto una ripartenza molto importante.

Il break-up del 2015 ha lasciato gli Immortal orfani del capitano e co-fondatore Abbath, e da quel momento è toccato a Demonaz e Horgh rimboccarsi le maniche per dimostrare di aver ancora qualcosa da dire e di saper portare avanti l’ingombrante eredità e la reputazione che il nome Immortal riporta alla mente quando pronunciato. Northern Chaos Gods si configura quindi per essere l’album della possibile...

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rivalsa nei confronti di tutti quelli che avevano dato per smarrite le chance di una rinascita del progetto Immortal in seguito all’abbandono di Abbath. Missione troppo difficile per essere portata a compimento? Forse no.

La titletrack accoglie all’ascolto con un lavoro chitarristico viscerale, oscuro, e potente, aggettivi che possono essere usati in ugual maniera anche per ciò che Demonaz consegna in quanto a vocalità. Gates to Blashyrkh e Where Mountains Rise rendono chiara quella che è una sensazione che continuerà a manifestarsi a più riprese lungo tutta la scaletta: Nothern Chaos Gods ha un’anima cinematografica. Sono molti i momenti dell’album che regalano sensazioni “atmosfericamente ampie” e descrittive (Gates to Blashyrkh su tutte), caratteristiche che si riscontrano non a caso anche nell’album solista di Demonaz, March Of The Norse. La forza trascinante di Into Battle Ride e Grim and Dark, così come i riff poderosi di Called To Ice, confermano la buona ispirazione come fondamenta di Northern Chaos Gods, e lo rendono un album dal forte appeal anche per coloro che (come chi scrive) non si sono mai avvicinati senza remore al genere in questione.

Non è facile ripartire dopo la perdita di un membro importante della propria formazione, ma a volte anche una battuta d’arresto così brusca può dimostrarsi una buona occasione per infondere nuova linfa vitale in un progetto che da molti anni è un punto di riferimento per i fan di tutto il mondo. Con Northern Chaos Gods sembra che il nome Immortal possa gioire di una seconda giovinezza, opportunità concessa a pochi, i quali sono solitamente anche i più coraggiosi e motivati. Ecco, se servisse trovare due soli aggettivi per definire il lavoro dietro l’album in questione, questi sarebbero i più adatti.

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