OSVALDO DI DIO Blues For Pino

di Dario Guardino
01 febbraio 2025

recensione

Osvaldo Di Dio
Blues For Pino
ODD Music
Dieci anni fa ci lasciava prematuramente Pino Daniele, lasciando un vuoto impossibile da colmare ed emotivamente difficile da sostenere. Accade così che Osvaldo Di Dio, chitarrista, compositore, turnista (Battiato, Ramazzotti, De Andrè) e produttore italiano, da buon scugnizzo napoletano cresciuto a “pane e Pino”, abbia una brillante idea: riunire i musicisti storici che hanno suonato con Daniele negli anni d’oro della sua carriera.
Gigi De Rienzo, Ernesto Vitolo, Lele Melotti e Rosario Jermano accettano con entusiasmo la proposta e si mettono al lavoro per realizzare Blues For Pino, un album che ripropone alcuni tra i più bei brani di matrice blues (il filo conduttore che lega le tracce), composti dall’artista napoletano, riletti con un piglio e un groove che definire trascinante è un eufemismo.

Non mancano collaborazioni eccellenti come quella di Robben Ford, presente in tre brani, Raiz (vocalist degli Almamegretta), Peppe Barra e “il re dello shuffle” Mario Insenga (carismatico batterista degli storici Blue Stuff), qui nelle vesti di vocalist. L’album è stato registrato tra gli Eastcote Studios di Londra, sotto la direzione del noto produttore Chris Kimsey (Rolling Stones, Pink Floyd, Led Zeppelin), e lo Splash Studio di Napoli. Di Dio, in particolare, ha imbracciato la sua...

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fedele Strato Sunburst del ’62, collegata a un Fender Deluxe Reverb e a un solo pedale OD, il Duellist.

La rilettura dei brani, come detto poc’anzi, è appassionata e, soprattutto, autentica. L’amore e il divertimento genuino nell’eseguire i brani di Pino traspaiono prepotentemente, a partire dalla opening track, Nun Me Scuccià, che vede la presenza di Robben Ford. Per l’occasione, Ford ha portato con sé il leggendario Howard Dumble Overdrive Special, collegato alla sua PRS signature. Il brano è una vera goduria per i chitarristi, sia negli emozionanti interscambi tra Di Dio e Ford in chiusura, sia per il primo assolo di Robben (da incorniciare).

Interessante la rilettura di Yes I Know My Way, che conserva la struttura dell’originale ma presenta alcune variazioni armoniche notevoli, specie nel chorus. Ford si distingue ancora una volta per il suo inconfondibile tone. Raiz offre la sua pregevole vocalità in altri due classici del repertorio di Pino Daniele: Uè Man e Puozze Passà ‘Nu Guaio. In entrambe le occasioni, Di Dio incanta con un playing pregevole, ricco di trasporto, groove e scelta di note.

Nna Tazzuella ‘E Cafè, impreziosita dalla performance di Insenga, si distingue per uno shuffle trascinante. Anche in questo caso Di Dio esegue un assolo nel quale riecheggiano suggestioni dello Scott Henderson più blues (quello di Dog Party, per intenderci). Groove a tonnellate anche in Je So’ Pazzo (De Rienzo e Melotti sono una sentenza), altro classico senza tempo di Daniele, in cui il fraseggio di Di Dio strizza l’occhio a un altro mostro sacro (e idolo del chitarrista napoletano) della sei corde: Stevie Ray Vaughan.

Il chitarrista napoletano dimostra di non avere nulla da invidiare ad artisti d’oltreoceano, riuscendo a mescolare perfettamente la musicalità e il lirismo tipici dei migliori artisti partenopei con un playing fluido e cantabile.
In definitiva, Blues For Pino non è soltanto un tuffo nel passato, ma anche un modo per far rivivere la musica di Pino Daniele, un artista stimato e ammirato ovunque, che ha lasciato una traccia indelebile nella musica italiana.

Dario Guardino

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