PHIL MANZANERA "50 Years Of Music"
recensione
Il viso stilizzato di Phil Manzanera, con tanto dei suoi occhiali a mosca, identifica l’artwork di 50 Years Of Music , per un boxset corposo che si compone di 11 CD, più un libro di 100 pagine. Nello specifico, dieci CD, più uno dedicato a inediti e rarità (1975-1982 Rarities). Data di uscita: 1° novembre 2024.
Manzanera nutre la sua musicalità sin dall’infanzia, nei viaggi a Cuba, nel Venezuela e nelle Hawaii, che fa con sua madre colombiana e suo padre inglese; mondi sonori e culture che respira in quegli anni e che più tardi miscelerà al british-sound, permeando, di fatto, la sua discografia da solista, per un viaggio fatto di tappe distinte e coinvolgenti.
Con la sua raffinata musicalità e la sua chitarra a tracolla, Phil Manzanera (classe 1951) forgia quel pop-rock elegante e raffinato dei Roxy...
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Music che sbaraglia la scena nei Settanta. Ma il musicista londinese è anche un ricercato compositore e produttore e le registrazioni in studio di Robert Wyatt, Brian Eno, David Gilmour, Annie Lennox e Chrissie Hynde, sono alcune di quelle nel suo palmares.
Oltre alla sua Gibson Firebird VII Cardinal Red, Manzanera imbraccia nel tempo numerose chitarre, spesso ulteriori Gibson appositamente customizzate (famosa la sua Les Pau Custom Iguana con i segnatasti in madreperla a riprodurre lo shape dell’animale), a cui si aggiungono Fender Stratocaster e Telecaster. Utilizza anche chitarre Blade, oltre alla Yamaha SG-2000 imbracciata nel periodo con gli 801, la prog band britannica che egli mette in piedi con Brian Eno (1976-1977).
Sin dagli esordi dei Roxy Music, Phil Manzanera elabora il suo sound tramite apparati elettronici e tecniche diverse e spesso suole processare il segnale della chitarra attraverso i synth di Brian Eno, in studio e sul palco. Tutto ciò gli consente di plasmare una ampia gamma di texture timbrico/sonore finalizzate a vestire la sua musica, pur se gran parte di esse non sono riconducibili all’istante a una chitarra elettrica. Il suo album Primitive Guitars (1982) ne è una prova lampante: tutti i suoni, eccetto quelli di una batteria elettronica (e del basso di John Wetton in una sola traccia) sono prodotti proprio dalle chitarre che Manzanera utilizza per l’occasione.
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