ARJEN LUCASSEN’S SUPERSONIC REVOLUTION Golden Age Of Music
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Non che il nuovo album sia completamente privo delle atmosfere di stampo prog e symphonic rock, ma di certo i lunghi assoli chitarristici e le orchestrazioni epiche alle quali il musicista olandese ha abituato il suo pubblico, in Golden Age Of Music non ci sono; c’è invece tanto hard rock in stile Seventies, qualche ballad, qualche strizzatina d’occhio all’R&B ed una band di quattro elementi. Accanto ad Arjen, infatti, ci sono Joost van den Broek (tastiere), Timo Somers (chitarre), Keon Herfst (batteria) e John “Jaycee” Cuijpers al microfono: questa volta, una formazione snella, priva della nutrita presenza di ospiti speciali dei quali Lucassen è solito circondarsi in studio.
Golden Age Of Music è un condensato di hard rock in stile anni ‘70, come si diceva, che non rinuncia però a certe svisate nel prog, come dimostra SR Prelude (la breve intro strumentale à-la Keith Emerson con tanto di organo Hammond a vestire il sound),...
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ma anche The Glamattack (brano che chiama alla mente atmosfere à-la Deep Purple e Rainbow, di nuovo con l’Hammond a dirigere le danze).
In pieno stile hard rock ‘70, il brano che dà il titolo all’album è perlopiù un coeso e cantabile dialogo chitarre/tastiere; poi si passa a The Rise Of The Starman che sin dal titolo riporta alla mente i fasti del David Bowie di Space Oddity, per approdare al successivo Burn It Down, di nuovo un riferimento alla musica dei Deep Purple.
Odyssey è un viaggio nel prog metal con i suoi tipici cambi di tempo, mentre il successivo They Took Us By Storm, di nuovo con l’Hammond a salire in cattedra, riesce a conciliare l’elaborata esecuzione con gli stilemi di un hard rock scarno ed essenziale.
Dopo Golden Boy, ottavo episodio della tracklist, è la volta di Holy Holy Ground, una ballad dai toni lievi e soffici che lascia posto dapprima a Fight Of The Century con i suoi robusti riff di chitarra fusi con strofe quasi pop, e poi a Came To Mock, Stayed To Rock, l’episodio che chiude la carrellata di inediti dell’album in questione.
La tracklist si completa con quattro cover: Children Of The Revolution (T-Rex), Heard It On The X (ZZ Top), Fantasy (Earth Wind & Fire) e Love Is All (Roger Glover).
Stando all’energia e interplay profusi tra le tracce, si direbbe proprio che i Supersonic Revolution si siano divertiti a sperimentare all’insegna della leggerezza… ma mai banale.
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