BLACKSTAR aggiorna l'HT20R alla versione MKIII

di Francesco Sicheri
30 novembre -0001

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Blackstar
HT-20R MKIII
Amplificatore
La serie HT di Blackstar è una delle preferite da chi ricerca un amplificatore per chitarra votato a versatilità e potenza valvolare, ma capace di lavorare bene anche a volumi contenuti. Ora il brand britannico presenta la terza incarnazione della serie, di cui è parte il nuovo HT-20 MKIII, disponibile in versione mini stack oppure combo.

È ormai passata una decade abbondante dal momento in cui gli amplificatori valvolari definiti Lunchbox hanno preso a imporsi nei setup di un gran numero di chitarristi. Tutto è partito dalla crescente necessità di ridurre peso ed ingombro, ma anche dal voler accomodare la possibilità di non dover obbligatoriamente far uso di 100w di potenza valvolare sfruttata a pieno regime. In un tempo in cui load box e attenuatori (ancora non smart o dotati di IR) non riuscivano a sopperire con buona qualità al problema, Blackstar è riuscita ad offrire una delle più efficaci soluzioni che i chitarristi potessero volere: la serie HT e, nello specifico, i modelli più piccoli, ovvero HT-5 e HT-20, due bestseller del catalogo Blackstar capaci di conquistare per un rapporto qualità/prezzo a dir poco intrigante. Dal momento della sua introduzione nel 2007, la serie HT non...

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ha mai abbandonato la tecnologia valvolare, fattore fondamentale nella sua scalata al successo, ed anche nella nuova incarnazione MKIII, le valvole sono al centro del progetto.

HT SERIES – MKIII
Prima di addentrarci nei dettagli della disamina, è giusto fare una considerazione importante riguardo alla terza incarnazione (MKIII) della serie HT. Nel corso degli anni Blackstar ha riconosciuto in maniera evidente il predominio dei modelli dal wattaggio ridotto a discapito dei fratelli maggiori (HT-5 è uno degli amplificatori più venduti della storia del brand) e a conferma di ciò ridefinisce la serie HT con wattaggi più contenuti, riservando gli amplificatori più potenti alle serie HT Venue, St. James, Artisan e One. La HT Series MKIII si concentra quindi su modelli da 1watt, 5watt e 20watt, ciascuno proposto nella versione combo (contraddistinto dalla sigla R) e nella versione testata (contraddistinto dalla sigla RH).
Per le righe che seguono è stato messo alla prova il nuovo HT-20R MKIII in versione combo.

COSTRUZIONE
Nell’infondere nuova linfa vitale alla sua serie HT, Blackstar ha rimesso mano anche all’appeal dei nuovi amplificatori. L’HT20R, così come le altre varianti della linea, vedono le versioni combo sfoggiare un grillcloth in colorazione grigio scuro, mentre il tolex utilizzato per lo chassis dell’amplificatore è in colorazione nera, dotato però di una trama in grado di consegnare un look meno “piatto” di quello che il semplice rivestimento potrebbe fare. Le varianti stack dei nuovi HT, optano invece per la finitura Total Black. Sul piano della costruzione Blackstar punta nuovamente sulla combinazione di solidità e contenimento del peso. Per quanto riguarda la versione HT-20R, ad esempio, il combo sfoggia un peso di 15,9kg, mentre la testata si ferma a 9,6kg (ai quali necessario aggiungere gli eventuali 13kg o 19kg del cabinet 1x12 o 2x12). La versione combo dell’HT-20R è dotata di uno speaker da 12” Blackstar Design, lo stesso che si ritrova anche nei cabinet che completano la linea.

PANNELLO CONTROLLI
Così come intuibile, i controlli ed il funzionamento dell’HT-20R Combo sono, in tutto e per tutto, identici a quello che si ritrova sulla versione stack. Oltre all’input per la chitarra, il pannello controlli offre una sezione EQ in comune fra i canali Clean e Overdrive, dotata dei canonici Bass, Middle e Treble così come del famoso controllo ISF di casa Blackstar. I due canali sono selezionabili tramite un apposito toggle switch, e se il canale Clean offre controlli di Volume e Tone, il canale Overdrive mette invece a disposizione i controlli di Gain e Volume. Entrambi i canali sono equipaggiati di due voicing separati, selezionabili anche in questo caso tramite toggle switch, e dedicati ad uno shaping del suono che passa attraverso tagli di frequenze pre-impostati. Per concludere, il set di controlli messi a disposizione dall’HT-20R offre un selettore di potenza che permette di sfruttare l’amplificatore a 20watt oppure a 2watt, così come un Master Volume ed un Master Reverb, che lavorano indipendentemente dal canale selezionato.

PANNELLO POSTERIORE
Come spesso accade con certi amplificatori odierni, il pannello posteriore del Blackstar HT20R racchiude un buon numero di sorprese, la maggior parte delle quali legate a nuove funzioni derivate da quelli di serie come St. James o ID Core.
Anzitutto il pannello posteriore del combo, così come quello della testata omologa, beneficia di connessioni output per speaker esterni (1x16ohm, 1x8ohm, 2x16ohm), di input Line In e di un loop effetti con possibilità di +4dB/-10dB. Malgrado ciò, la grande novità per la serie HT MKIII riguarda l’introduzione della tecnologia Cabrig che Blackstar è andata affinando dal momento della sua presentazione con gli amplificatori St. James. Cabrig altro non è se non una simulazione di cabinet che passa tramite IR, e che Blackstar associa ad un software con il quale è possibile personalizzare l’emulazione del proprio cabinet tramite la simulazione di diverse tipologie di microfoni e speaker. Associate alla sezione Cabrig, una uscita bilanciata XLR ed una uscita cuffie/Line Out e, soprattutto, uno switch che permette di sfruttare fino a tre preset: tutto, sempre predisposto sul pannello posteriore dell’HT20R.

A completare la dotazione legata alla tecnologia Cabrig, la versione MKIII della linea HT sfoggia anche la connessione USB di tipo C, che permette di collegare l’amplificatore al software dedicato, ma anche di sfruttarlo come interfaccia audio per la registrazione.

SOUND E PRESTAZIONI
La versione MKIII della linea HT non fa che confermare il ruolo della serie nell’odierno mondo dell’amplificazione per chitarra.

Guardando al nuovo HT20R si ci ritrova di fronte ad un amplificatore tuttofare, capace di tenere alta la bandiera del feeling valvolare, ed oggi anche proprietario di tutta una serie di specifiche tecniche che un amplificatore di questa categoria non può assolutamente ignorare. Senza voler girare troppo attorno alla questione, è giusto affermare che l’HT20 (così come i suoi fratelli minori) sia un prodotto che non vuole guardare alla sfera professionistica del settore, ma che si concentra maggiormente sul soddisfare appassionati e semi-professionisti con un buon numero di esigenze. Per il modo in cui la scena live è andata ad evolversi nel corso degli ultimi 10 anni, anche a fronte dei suoi 20watt l’HT20R non disdegna l’utilizzo su un palcoscenico, a maggior ragione oggi che può avvantaggiarsi degli output legati al Cabrig. Se in passato era obbligatorio microfonare un amplificatore dal wattaggio contenuto per poterlo sfruttare a pieno su un palcoscenico, tecnologie come quella del Cabrig offrono una soluzione più che efficace al problema, scardinando - di fatto - qualsiasi wattaggio al di sotto dei 20watt dall’uso esclusivamente casalingo. Sia in sala prove, sia sul palco, i nuovi HT MKIII permettono di inviare un suono al banco mixer grazie all’uscita XLR dedicata alla sezione Cabrig, e questo vuol dire anche inviare un suono già preparato secondo i propri gusti e senza le variabili offerte dal posizionamento di microfoni sul palcoscenico.

Sul piano qualitativo le prestazioni del nuovo HT20R MKIII non si allontanano drasticamente da quello che la serie aveva già fatto ascoltare in passato. È piuttosto sul versante della duttilità che le novità non faticano a farsi sentire. L’HT20R MKIII continua ad essere amplificatore valvolare onesto, efficace, ed in grado di coprire in maniera soddisfacente un gran numero di suoni. È la tecnologia Cabrig, però, ad offrire nuovamente la chiave per sprigionare una ventata di freschezza sul suono. Così come già visto, ad esempio, con i St. James di Blackstar, anche i nuovi HT MKIII vivono di vita nuova nel momento in cui si inizi a lavorare sul perfezionamento del suono tramite il software Cabrig Editor. Fin dal principio l’impossibilità di caricare IR esterne ha fatto storcere il naso a molti, ma Blackstar persevera sull’idea di voler offrire all’uso esclusivamente simulazioni di cabinet legate al proprio mondo, e sembra che tale scelta inizi a pagare nell’ottica di dare vita un range di prodotti legati da un unico filo conduttore.

Oltre alla vasta scelta di combinazioni ricreabili con l’emulazione di cabinet e di microfoni, la possibilità di sfruttare la sezione Cabrig per registrare un suono già “fatto e finito”, è indubbiamente un plus notevole per tutti coloro che sono soliti cimentarsi in performance casalinghe, o che magari vogliono iniziare a cimentarsi con sessioni di registrazione più articolate con la propria band.

In definitiva, gli amplificatori della serie HT si presentano nella loro versione migliore e meglio equipaggiata. L’acquisizione di tutto ciò che circonda la tecnologia Cabrig equivale ad un aggiornamento estremamente importante per i nuovi HT MKIII, probabilmente più significativo dei nuovi Voicing rivisitati per i due canali messi a disposizione dall’HT20R.
Il power scaling compie un ottimo lavoro nel non influenzare troppo negativamente il suono generale nel momento in cui si decida di passare da 20watt a 2watt di potenza. Malgrado ciò non ci si aspetti uno “switch” senza alcun tipo di ripercussione, perché anche nel caso dell’HT20R si incappa comunque in un percepibile abbattimento di informazioni sonore sullo spettro delle alte ed altissime frequenze quando la potenza in uso passa da 20w a 2w. Niente di catastrofico, questo è certo, ma è comunque qualcosa da tenere a mente nel caso si opti per questo amplificatore espressamente per la funzionalità di power scaling.

Difficile avere qualcosa di negativo da dire sugli amplificatori della serie HT di Blackstar. Oggi la linea di prodotti più famosa del brand si propone nella versione MKIII, dotata di tutta quella serie di features che il chitarrista odierno si aspetta di trovare su un amplificatore tuttofare pensato per l’uso casalingo, ma anche per la registrazione e per suonare nei piccoli club.

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