RICCARDO CORSO "Electric Vibe"
recensione
“La gestazione di Electric Vibe...” – spiega Corso – “risale al famigerato lockdown, durante il quale ho messo mano a idee e input che fino a quel momento non avevo avuto il tempo di sviluppare. Registrazioni e arrangiamenti sono avvenuti nel mio home studio, mentre ho avuto il piacere di condividere la produzione ed il mix con Rudi Pusateri... siamo anche co-editori”.
Corso si conferma musicista attento alla scelta dei suoni e agli arrangiamenti, sviluppando ogni idea per “sottrazione” (less is more, diceva Miles Davis!): nel disco, peraltro, non vi sono tracce di profiling ed ausili digitali, semplicemente, sfodera un suono scaturito da una attenta combinazione di testate e cab opportunamente microfonati; “lo spostamento di un microfono può risultare determinante per il suono finale...”; insomma, alla vecchia maniera.
Apre "Rise Up", il brano più fusion-oriented del lotto che Corso ha modo di condividere con due giganti della scena internazionale come Virgil Donati (batteria) e Jimmy Johnson (basso), quest’ultimo, è bene ricordarlo, ha suonato in album iconici come Metal Fatigue del geniale...
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e indimenticato Allan Holdsworth, oltre che far parte della band accanto a James Taylor. Ebbene,
nonostante la metrica intricata ed accattivante, complice anche il poderoso e tecnico drumming di Virgil Donati, in questo brano Corso riesce a far emergere in maniera egregia la componente melodica a partire dallo sviluppo del tema, ed è proprio il perfetto bilanciamento tra tecnica mai fine a sé stessa e playing spontaneo a fotografare il suo stile: “gli assoli solitamente li improvviso; in un secondo momento li imparo e li perfeziono...”
"The Moon", questa volta con Paolo Fabbrocinino alla batteria e Francesco Luzzio al basso, è un mid-tempo che cattura sin dalla prima nota del tema e conferma quanto appena detto; inoltre, è bene ricordare che si tratta di un album strumentale – una vera sfida nel 2024 (!) – tuttavia, è proprio il lirismo di Corso, così come le improvvise aperture armonico melodiche, a non far rimpiangere l’assenza di un/una vocalist... prova ne è il fatto che si prende a canticchiare i temi portanti poco dopo il loro ascolto.
"Not For Me", con Francesco Isola alla batteria e Marco Siniscalco al basso, è una ballad emozionante ed evocativa, là dove Corso imbraccia la sua fedele Agostin Tele-style “per avere un suono brillante e vintage...” [Negli altri brani del disco si affida alle Agostin Strat-style in configurazione HSS]
"Oriental", con Francesco Isola alla batteria e Alex Lofoco al basso, è un mid-tempo dai risvolti rock/fusion che affascina davvero: “E’ una sorta di viaggio mentale in una città del futuro che strizza l’occhio agli anni Ottanta, con chiari rimandi ascrivibili a Timmons e Satriani, due dei miei guitar heroes dell’adolescenza, là dove è la pentatonica evoca con prepotenza sonorità orientali nell’intro e nelle strofe, come suggerisce il titolo, ma senza mai intaccare lidi bluesy...”
Chiude "Song For Mino", con Valter Sacripanti alla batteria e Andrea Rosatelli al basso: è il tributo che il chitarrista lombardo dedica a una persona cara, una accorata ballad in cui il lirismo che gli è proprio emerge in tutta la sua bellezza, mentre un bridge va a richiamare atmosfere tanto care a Morricone, il leggendario compositore di cui Corso è un appassionato estimatore.
Compositore, sessionman (Cristicchi, Turci, Orchestra RAI), arrangiatore, docente di chitarra (elettrica ed acustica), Riccardo Corso rientra a pieno titolo nel novero dei chitarristi più completi ed interessanti della nostra penisola: il suo nuovo Electric Vibe non fa che confermare la sua statura.
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