Johan Reinholdz e la nuova vita dei DARK TRANQUILLITY

di Francesco Sicheri
01 luglio 2024

intervista

Dark Tranquillity
Johan Reinholdz
Endtime Signals
Sono trascorsi quattro anni dall’uscita di "Moment", album firmato Dark Tranquillity che sembrava aver dato una certa continuità al progetto guidato da Mikael Stanne, eppure le cose non sono andate come previsto. La death metal band svedese deve affrontare momenti difficili, ma ora annuncia "Endtime Signals", il nuovo album che, malgrado il suo titolo, vuole suonare come la spinta di ripartenza di cui avevano bisogno.

Era il marzo 2020 quando Niklas Sundin, chitarra solista della band dall’89, annunciava il suo addio. Nell’agosto del 2021 il batterista, co-fondatore della band, Anders Jivarp salutava dopo 32 anni di attività, seguito a stretto giro da Anders Iwers, bassista della band dal 2015. Nell’arco di due anni i Dark Tranquillity si ritrovano a fare i conti con l’assenza di due membri storici, e come se questo non bastasse, nel gennaio del 2022 il chitarrista Fredrik Johansson (con i DT dal 1994) perde una dura contro il cancro. I Dark Tranquillity si ritrovano orfani di tre dei membri portanti del progetto, ma in maniera inspiegabile, non si tratta dell’ultimo colpo di scena. Nel luglio del 2023 Christopher Amott annuncia il suo addio e la band deve...

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quindi cercare una nuova identità.

Johan Reinholdz, classe 1980, è la chiave di volta del progetto. Dal 2017 serve i Dark Tranquillity nelle vesti di turnista live, ma dopo il 2020 viene chiamato ad assumere un ruolo molto più importante, che culmina nel 2024 nella carica di unico chitarrista ufficialmente nel roster del gruppo ( coaudiuvato sul palco da Peter Karmark). Endtime Signals è il primo album della band con la nuova lineup, ed è anche l’album che ufficializza la figura di Reinholdz come autore e figura cardine al fianco di Mikael Stanne.

Con l’uscita del nuovo album prevista per il 16 agosto su earMusic, abbiamo raggiunto in videochiamata Johan Reinholdz per farci raccontare alcuni dettagli di un periodo così tumultuoso.

Johan, che bello vederti! È passato un po’ di tempo dall’ultima volta.
Avete ragione. Quanti anni sono? Quattro, forse cinque?

Probabilmente quattro. Ci siamo visti quando avete pubblicato "Moment", il precedente album dei Dark Tranquillity.
Sono successe molte cose da allora. Indubbiamente la band ha vissuto un periodo molto tumultuoso.

Sembra che ne siate usciti bene, però. Il nuovo album, "Endtime Signals", è un lavoro molto solido.
Grazie. Credo che abbiate ragione. Malgrado tutto quello che è successo, i cambi di lineup e tutto quello che il gruppo ha attraversato sul piano personale, siamo qui con un nuovo album del quale possiamo andare orgogliosi. Abbiamo iniziato a lavorare su questo materiale alla fine del 2022, ma è stato soltanto nel 2023 che abbiamo realmente dato vita a demo e prime registrazioni.

Nel mentre hai pubblicato anche del materiale solista, giusto?
Sì, esatto. Nel 2021 è uscito il mio primo album da solista, che è stato sicuramente un’avventura particolare. Direi che dall’ultima volta che ci siamo sentiti, mi sono sicuramente tenuto occupato. [ride]

Credi che "Endtime Signals" sia un album in cui ti riconosci maggiormente rispetto a "Moment"? Pensi di aver potuto dare finalmente un contributo più completo a questo lavoro?
Decisamente. Per Moment sono stato invitato a prendere parte al making dell’album quando la band era già al lavoro da diversi mesi, mentre per Endtime Signals ho contribuito alla scrittura, alla registrazione ed anche alla produzione dell’album fin dall’inizio. Malgrado io abbia potuto dare i miei consigli ed esprimere le mie opinioni anche in passato, questo è il primo album nel quale sono coinvolto in maniera completa. Sicuramente le idee che ho fornito per la realizzazione di Moment devono essere piaciute abbastanza da farmi guadagnare più spazio, e nel giro di pochi anni sono arrivato a lavorare a tu per tu con Mikael Stanne per l’intero processo.

Visti i tanti cambi di lineup che la band ha affrontato di recente, il lavoro di scrittura e registrazione si è svolto diversamente per "Endtime Signals"?
Il metodo delle registrazioni è sempre quello, su per giù, ma da qualche tempo a questa parte la band ha smesso di scrivere con tutti quanti nella stessa stanza. Perlomeno parzialmente. Se anni fa, e parlo di tempi che precedono il mio arrivo, gli album nascevano con tutta la band in sala prove, oggi è diverso. Circa tre, o quattro, album fa, Mikael ha iniziato a mettere giù idee con Cubase, nel suo studio, per poi presentarle al resto della band. E le cose sono andate così anche per Endtime Signals . Anders Jivarp era uno dei membri dei DT in grado di scrivere molto materiale per un album, ma da quando ha lasciato il gruppo nel 2021 è stato necessario cercare di colmare quella lacuna. Pertanto penso che Endtime Signals abbia richiesto uno sforzo maggiore da parte di tutti, seppur le prime idee siano state lavorate separatamente da ognuno di noi nel proprio studio.

Parlando invece del tuo ruolo strettamente chitarristico, c’erano aspetti che ti eri promesso di approfondire ed espandere con questo nuovo album?
Il mio obiettivo è stato quello di portare i DT a registrare qualche brano un po’ più up-tempo, qualcosa di più veloce di quelli delle ultime produzioni, poiché ritengo tale elemento parte integrante del mood della band. Sono contento del fatto che il resto della band abbia accolto bene questo mio pensiero e allo stesso tempo sono felice che Endtime Signals includa anche brani che sono realmente l’opposto di tutto ciò. Ci sono brani con atmosfere molto lente, brani più fitti e densi, e questo bilancia bene il lavoro fatto con gli episodi più veloci. Il mio background a base di prog mi avrebbe portato a scrivere brani dal mood più epico, ma so bene che non è questo il territorio percorso dai DT.

A proposito dei brani più intensi, "Drowned Out Voices" è sicuramente uno di quelli che dal vivo saprà catalizzare molta attenzione. Non credi?
Ne sono certo. È un brano veramente molto pesante, ed ha una sezione molto veloce, che però è controbilanciata da alcune parti specificamente pensate per essere più soft. Lo ritengo un brano molto completo e vario, soprattutto sul piano chitarristico.

Ci sono molti cambi di atmosfera in "Endtime Signals", si può dire che si tratta di un album dallo spiccato senso dinamico, ovviamente quando comparato al resto della discografia dei DT.
Mi piace pensarlo. Non è stato qualcosa di pianificato, ma di certo c’è stato un momento durante le registrazioni in cui abbiamo capito che lavorare sugli scarti dinamici sarebbe stato qualcosa di molto importante per la miglior resa finale della tracklist. Quindi penso proprio che sia un album variegato, perlomeno per il genere in cui si colloca. Se prendiamo brani come One Of Us Is Gone , dove c’è una vera sezione di archi a comporre l’arrangiamento, non è difficile capire come questo lavoro abbia molti più strati di quanti se ne possano individuare in prima battuta.

Prima abbiamo fatto cenno al tuo materiale solista, che ultimamente hai continuato a coltivare come una vera e propria seconda attività. Ti trovi mai a dover tenere separato ciò che fai come solista da quello che fai con la band?
No, non direi. Penso che ad essere separate siano le cartelle, mentali e del computer, dove raccolgo le mie idee. Solitamente, dopo aver buttato giù un’idea ed aver intuito il contesto più idoneo in cui potrebbe collocarsi, la posiziono in una delle varie cartelle dentro il mio hard disk, in attesa di svilupparla nel momento in cui andrò a mettere mano a un progetto. E così mi ritrovo con un hard disk sempre pieno di materiale e suddiviso in cartelle in movimento tra un progetto e l’altro.

Nel percorso solista che hai intrapreso ti abbiamo visto passare da un tipo di musica incentrata sulla chitarra, ad un mondo elettronico dove spesso la chitarra non è presente. Pensi sia una reazione naturale al fatto che nei DT sei chiamato a suonare la chitarra per la maggior parte del tempo?
Sì, credo che le due cose siano collegate. Potendo sfogare la mia passione per tutto quello che non è chitarristico nella mia musica solista, non sento mai il bisogno di proporre quel tipo di materiale per la band. Allo stesso tempo Martin è un grande appassionato di synth e di musica elettronica, quindi solitamente ci pensa lui a fornire quel tipo di apporto alla band. Ad ogni modo non si può mai dire cosa faremo in futuro, i Dark Tranquillity sono una band molto aperta quando si tratta di nuove influenze e nuove “strade” da percorrere. Mi è già successo di aver scritto qualche idea su un pianoforte che ho acquistato in un mercatino dell’usato. Non lo so suonare molto bene, ma me la cavo abbastanza da poter buttare giù qualche stralcio. Martin un giorno ha ascoltato alcune delle mie idee e ne ha ricavato qualcosa di più compiuto.

Per come ti descrivi, sembra che tu sia sempre pronto a scrivere musica...
È così. Mi piace mantenermi impegnato in maniera spontanea e naturale; le idee vengono in qualsiasi momento e bisogna farsi trovare pronti a registrarle o appuntarle, perché a mio avviso non c’è sensazione peggiore di quella di aver perso una buona idea per strada... Non sono il tipo di persona che si siede a tavolino e programma di scrivere un album, ma passo la maggior parte del tempo con uno strumento sotto le dita, non necessariamente la chitarra, e quindi è facile che qualche idea nasca all’improvviso anche solo strimpellando o suonando qualche accordo con il pianoforte.

Lo stesso vale per quando registri un assolo? Tutto parte dall’improvvisazione?
Nella maggior parte dei casi sì. Ascolto la sezione del brano dove devo inserire una parte solistica, e inizio a seguire il tutto con la chitarra provando a dare un senso a qualche lick, o magari studiando qualche fraseggio melodico. Da lì in poi cerco sempre di stendere una sorta di traccia, così da potermi ricordare le varie sezioni del assolo.

Non ti capita mai di scrivere un assolo in maniera completa?
No, sono troppo pigro per farlo. [ride] Di solito faccio riferimento a dei “blocchi” di materiale che metto in ordine in un modo sufficientemente comprensibile per poter essere seguito durante una registrazione, ma non ho mai scritto un mio assolo sul pentagramma. Sono troppo pigro, ed inoltre la mia lettura musicale non mi permette di essere così preciso. Altre volte non faccio altro che registrare diverse versioni di un assolo, improvvisando ogni parte, per poi andare a riascoltare e tagliare le parti che mi piacciono maggiormente. A quel punto le assemblo e provo a registrare una traccia che abbia una sua coesione.

Johan ci vuoi parlare della strumentazione che hai utilizzato per "Endtime Signals"? Hai usato qualcosa di diverso rispetto a "Moment"? C’è stata qualche evoluzione fondamentale nel tuo setup?
Riassumerò tutto molto facilmente, perché in realtà non incontrerete mai nessuno di più disinteressato alla strumentazione di me. [ride]

Beh, non è certo un obbligo!
È vero, ma riconosco che ogni tanto mi farebbe bene sperimentare in modi diversi. Non è che non mi interessino i suoni, semplicemente non sono un fan del collezionismo, e non amo particolarmente dover saltare qua e là su una pedalboard. Al giorno d’oggi, inoltre, tutto è reso molto facile dai plugin, ce ne sono alcuni che suonano benissimo, e pertanto preferisco sperimentare con quelli che con la strumentazione analogica. Per il nuovo album abbiamo lasciato che degli amplificatori se ne occupasse il nostro ingegnere del suono.

Intendi dire che avete usato il reamping?
Esattamente. Abbiamo registrato tutto dry per poi passare le tracce a chi di dovere e lasciare che facessero le loro magie. Per il playback durante le registrazioni abbiamo usato una serie di plugin, ma si è trattato esclusivamente di suoni fatti per l’ascolto in studio di registrazione. Per le tracce finali so che sono state usate delle testate Diezel VH4 e delle Peavey 5150. Ora che ci penso credo che per qualche traccia siano state usate anche delle Rectifier, ma non sono sicuro di quale modello. Come vedete non sono esattamente il miglior interlocutore quando si tratta di strumentazione. [ride]

Dal vivo sei passato al digitale in maniera definitiva?
Oh sì, assolutamente. Sul palco utilizzo sistemi Kemper ormai da tempo, perché offrono il massimo della flessibilità e affidabilità quando si è in tour. Non credo ci sia niente di meglio per il tipo di suoni di cui ho bisogno.

Mentre per quanto riguarda le chitarre? Hai usato sempre le tue Caparison?
Esatto. Da diversi anni sono un endorser Caparison e non ho mai cercato altrove. Sono un abitudinario, ed una volta trovata la chitarra con la quale mi sento più a mio agio, difficilmente cambio idea. Uso più di una Dellinger, e fino ad oggi mi hanno servito in maniera encomiabile.

Johan prima di concludere vorremmo tornare per un attimo sul tuo progetto solista. Si tratta di musica elettronica, talvolta anche molto intricata, ed è interessante vedere come questo tipo di sonorità si relazionano con altri lati della tua personalità, come ad esempio quello metal.
Credo che la cosa più bella a proposito della musica elettronica sia la sua capacità di essere dark, e talvolta anche molto heavy, senza la necessità di sfruttare lo stesso tipo di mezzi che si utilizzano nella musica metal. Spesso non c’è bisogno di distorsione, eppure si riesce comunque ad ottenere qualcosa di molto “pesante”, inteso nell’accezione più rock e metal del termine. La musica elettronica mi piace molto perché a volte può essere fredda, eppure molto efficace nel creare atmosfere di grande pathos. Approfondire l’elettronica mi ha fatto capire molte cose, ad esempio quando e come sfruttare al meglio le note su una chitarra. Non usare la chitarra, paradossalmente, mi ha consentito di apprezzare molto di più i momenti in cui invece mi ritrovo a suonarla.

"Tetragrammaton" è il titolo del tuo ultimo ep, ed è un progetto davvero interessante, seppur possa suonare un po’ ostico per chi non è abituato a questo tipo di sonorità. Hai un nuovo album in lavorazione, oppure pensi di continuare a pubblicare dei singoli con cadenza più stretta?
Tetragrammaton è un esperimento particolare. Non so bene come descriverlo, ma allo stesso tempo so che mi piacerebbe molto approfondire quanto ho fatto fino ad ora. Non ho un album in programma in questo momento, ma posso dirvi che ultimamente ho pensato più volte al realizzare un album più chitarristico. Non è detto che non possa essere incentrato sulla chitarra, così come sulla musica elettronica, ma al momento non sono ancora certo di quale sia la direzione in cui mi muoverò.

Johan è sempre bello vederti e fare quattro chiacchiere. Non facciamo passare troppo tempo per una nuova intervista.
Sono d’accordo. Spero di vedervi presto in Italia, perché sono sicuro che i Dark Tranquillity abbiano in programma di passare dal vostro Paese il prima possibile. Quindi la prossima volta che ci vedremo, sarà di persona!


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