Francesco Marras "Time Flies"
recensione
Uno shaker leggero e a tratti timoroso, annuncia l’ingresso dei 5 minuti e 20 secondi che caratterizzano Time Flies, titletrack del nuovo album di Marras. La traccia, che nella sua durata mette in campo melodie filanti, ritmiche serrate, e arrangiamenti che ad una spinta muscolosa sommano contorni epici, è un perfetto biglietto da visita per immergersi in un ascolto che, malgrado la predilezione per i generi hard & heavy, riesce a mescolare bene nuance rock, fusion, prog, e sprazzi di derivazione classica.
Marras, malgrado i soli due album pubblicati fino ad ora, non è certo sprovvisto di un adeguato curriculum, ed infatti ad oggi ha lavorato e suonato con molteplici artisti italiani e stranieri, quali John Macaluso, Mattia Stancioiu, Toby Hitchcock, e Terry Brock, giusto per citarne...
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alcuni. Una buona esperienza di base, tecnica dalle ottime fondamenta nella propria faretra, ed idee melodiche vincenti sono alla base dell’attività del nostro, non soltanto nelle collaborazioni esterne, ma soprattutto nel dispiego di musica che circoscrive Time Flies ed il suo predecessore.
Arpeggi che si scompongono, si riallacciano, e si rincorrono danno il via a Zion, per sfociare poi in un tripudio di melodie che si mostra come uno dei migliori slanci del lotto; Close Your Eyes, malgrado la potenza sonora sprigionata nel corso del suo svolgimento, affascina sempre per quel suo piglio dolce e affabile, The Great Wall corre frenetica ma si apre poi in una spinta maestosa. Time Flies è un album dai molti spunti sonori e dai tanti colori, un buono scorcio uditivo per tutti coloro che della chitarra metal amano il lirismo, ma soprattutto la capacità di adattamento a contesti diversi.
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