Jeff Waters ci apre le porte del suo Watersound Studios UK
Chitarrista, polistrumentista, cantante, produttore, nonché fondatore e master mind degli Annihilator, Jeff Waters è impegnato con le fasi finali del loro nuovo album in uscita a breve: tuttavia, oggi non è questo il fulcro della nostra intervista… oggi Jeff ci ospita nel Watersound Studios, il suo nuovissimo studio britannico situato a Durham, a una trentina di minuti di auto da Newcastle.
Dopo qualche ora di volo, passando da Londra e Newcastle, eccoci qui a Durham, davanti all’ingresso del Watersound Studios. Sembra più una tenuta di campagna, una villa elegante e tranquilla immersa nel verde delle colline inglesi. Tra querce secolari e prati ben curati, l’unica cosa che indica la presenza dello studio è la segnaletica in ferro battuto sotto a un lampione del giardino: Spring Cottage a destra, Loft su per le scale in pietra e Studio a sinistra.
L’atmosfera è tanto britannica quanto ospitale; Jeff ci accoglie con un grande entusiasmo che si fonde con il nostro altrettanto visibile e, dopo averci...
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fatto accomodare nell’attrezzatissimo e confortevole loft, ci invita a visitare i dintorni. È la prima volta che chi scrive e Jeff ci incontriamo, ma pare come se fossimo amici da anni… Jeff [Waters] è un polistrumentista di gran talento, un esperto produttore, un chitarrista dotato di tecnica invidiabile e gusto ma, soprattutto, è innamorato della musica e di tutto quello che ci gira intorno. Una di quelle persone che va d’accordo con tutti e che ti fa sentire subito a tuo agio... Ha un sacco di esperienza e conosce la musica heavy come le sue tasche ed anzi, questo paragone non è dei più azzeccati!
E’ una fonte inesauribile di aneddoti e di storie divertenti, ma al contempo un instancabile musicista sempre concentrato sulla sua band: gli Annihilator.
Lo studio – oltre ad essere attrezzato con tutte le più avanzate tecnologie, outboard gear da sogno e un trattamento acustico pazzesco! – si caratterizza anche per l’impatto visivo, per le luci multicolori, per l’atmosfera e per le tante piccole cose che dimostrano la passione di Jeff per Eddie Van Halen (il suo chitarrista preferito), per gli AC-DC e i Kiss, ma anche per vari personaggi dei film horror e per la Coca Cola... Ci sono miniature e oggetti da collezione in ogni angolo, sulle pareti sono appese le riproduzioni dei Cenobiti di Hellraiser, ogni locale dello studio è corredato di oggetti e per ognuno di essi Jeff ha una storia da raccontare. Persino la scala a chiocciola che collega lo studio al loft dall’interno è completamente circondata di chitarre appese ai muri!
www.facebook.com/Jeff Waters
Jeff, cosa ti ha portato a trasferirti dal Canada a Durham in Inghilterra?
Sarò breve e ti dirò che è stato l’amore... Quando ho incontrato la donna della mia vita, non ho potuto fare a meno di seguirla fino a qui. Per di più questo posto è bellissimo, la casa in cui viviamo è fantastica e, come vedi, abbiamo anche trovato lo spazio per dare vita al nuovo Watersound Studios.
Come hai deciso di imbarcarti in questa avventura pazzesca?
Il nome Watersound Studios esiste da tempo: si chiamavano così i miei due studi canadesi, prima a Vancouver e poi ad Ottawa. Quest’ultimo, ricavato da una porzione della mia casa vicino al fiume (Ottawa River), era terminato da relativamente poco tempo e l’idea che stava alla base era non solo quella di poter disporre di una struttura attrezzata per registrare e mixare, ma anche e soprattutto quella di poter offrire ad altri un ambiente confortevole e piacevole che potesse essere apprezzato anche per la sua ubicazione ed atmosfera: un posto dove poter lavorare e rilassarsi al contempo, dove ritrovarsi con la band e stare insieme in modo piacevole magari prima di iniziare le prove del tour. Poi ho incontrato Angie, mi sono follemente innamorato e l’ho sposata! Sono diventato un cittadino inglese e mi sono ritrovato a dover rifare tutto daccapo... dall’altra parte dell’oceano! Lo spazio c’era e, anche se ho trasferito dal Canada solo una parte delle attrezzature, mi sono impegnato al massimo per ottenere uno studio di alto livello che potesse soddisfare la mia idea delle origini. Non è stato facile, le difficoltà burocratiche sono state tremende e lo stress devastante, ma alla fine la voglia di creare il Watersound Studio UK e di cominciare una nuova vita ha vinto su tutto.
Hai progettato tutto lo studio pensando ai tuoi progetti con gli Annihilator, oppure anche perché sia utilizzato da esterni?
Lo scopo iniziale era di disporre di una struttura che calzasse a pennello con le mie personali esigenze e con quelle della band. Poi piano piano l’asticella si è alzata. Mi sono concentrato tantissimo sul trattamento acustico della regia e di tutti gli ambienti, ho scelto un banco analogico Audient che con il suo sound distintivo si integra perfettamente con tutto l’outboard gear collegato... Un sacco di preamplificatori, compressori, equalizzatori, effetti digitali... Tutte cose di ottimo livello: Neve, Avalon, Tube-Tech, Anthony DeMaria Labs, Focusrite, Eventide... Poi i microfoni: Akg, Shure, Lewitt, Sennheiser, Neumann... Convertitori UAD Apollo X16... Insomma, il progetto è cresciuto fino a portarmi ad aver ottenuto uno studio incredibilmente versatile, con potenzialità che vanno ben al di là delle aspettative. Ora Watersound Studios non solo è il luogo dove io e gli Annihilator lavoriamo alle nostre produzioni, ma è anche un ambiente progettato per produttori e sound engineer esterni che possono avvantaggiarsi di un suono di altissimo livello e di un ambiente decisamente unico. Sto aspettando che arrivi altro materiale, tipo un paio di compressori LA2A, un 1176... L’apertura ufficiale si terrà nell’autunno del prossimo anno ma nel frattempo dovrò finire i mix del nuovo album degli Annihilator e andare in tour.
A proposito di tour… le date sono davvero fitte!
Oh sì, è roba da matti: più o meno sei show alla settimana! Ma sarà divertentissimo. Se riuscirò a sopravvivere alla fatica fisica, sarà senza dubbio un viaggio fantastico! Il nuovo album targato Annihilator uscirà in gennaio e stiamo organizzando un tour assieme a Coburn Pharr in cui suoneremo i nuovi pezzi, ma anche quelli di Never Neverland, 1990 [in quell’album Pharr era il lead vocalist] più alcuni altri pezzi tratti da Alice In Hell (1989) per ricordare Randy Rampage [vocalist presente in quell’album e scomparso nel 2018] Si parla però dell’estate prossima. Al di là dei tour, il calendario degli impegni è altrettanto fitto: video shoot, promozioni varie e in più sto collaborando con Gibson per il prototipo di una signature, un grande onore per me! Ecco perché ti dicevo che lo studio non aprirà ufficialmente i battenti prima dell’autunno 2020... Due giorni fa John Gallagher [bassista/cantante dei Raven] era qui insieme a Kat Shevil Gillham a cantare sugli ultimi arrangiamenti vocali del nostro album. Ora le registrazioni sono terminate, ma il mixing non sarà uno scherzo!
Prima accennavi all’equipment, ci dici qualcosa di più?
Come ti dicevo, non sarà solo il mio studio personale ma altri mixing engineer potranno venire qui, aprire le loro session e lavorare su qualsiasi tipo di piattaforma, sfruttando tutto l’outboard gear altamente professionale. Poi ci sono molti servizi paralleli che possono essere attivati. Per esempio, si può pensare di sfruttare lo studio con i suoi microfoni robotizzati e le varie testate e casse, tutte collegate e configurabili dalla regia per le operazioni di reamping...
Interessante... ci spieghi nel dettaglio?
Abbiamo fatto in modo che almeno otto testate diverse possano essere collegate e pronte all’uso in abbinata ad almeno quattro casse. Ciascuna di queste casse è microfonata con un asta robotizzata controllabile a distanza e così, una volta fatti i suoni, regolando la posizione dei microfoni dalla regia senza bisogno di gridare nelle cuffie dell’assistente, si può sentire senza difficoltà, in tempo reale, l’effetto che ha ad esempio una parte suonata con il prototipo EVH di Mr. Van Halen in persona ed una cassa Marshall, o una cassa Wizard... La cosa più interessante è che tutto è a portata di mano, i suoni li senti subito direttamente dai monitor, nel contesto della session: le aste robotizzate, insieme al sistema di routing – quella unità rack che vedi alla destra del banco con i pulsantoni rossi e blu – e a tutto quanto in questo studio, sono qui per uno scopo. Non ho preso tante cose giusto per fare scena o perché quel determinato marchio potesse dare lustro allo studio. Tutto serve davvero per
fare musica!
Quindi, riepilogando, il Watersound Studios è nato per le tue produzioni e quelle degli Annihilator ma anche per quelle di produttori e sound engineer esterni…
Fondamentalmente lo studio si pone tre scopi: primo, quello di essere un posto perfetto per lavorare con la band e divertirsi insieme. Secondo, un punto di riferimento per tutti i miei amici che quando sono in Europa possono aver bisogno di registrare nuove idee o rivedere gli arrangiamenti dei loro progetti anche nel bel mezzo di un tour... Quante volte mi sono ritrovato con Eric, Chuck e Gene (Eric Peterson, Chuck Billy e Gene Hoglan rispettivamente chitarra, voce e batteria dei Testament) o con gli Anthrax a parlare proprio di queste cose, di quanto potrebbe essere utile avere un punto di riferimento come questo quando si è in tour o tra un festival estivo e l’altro qui in Europa… Terzo, lo studio può addirittura trasformarsi in una sala prove. Non enorme, ma decisamente funzionale! Perfetta per buttare giù nuove idee, registrarle al volo con un’ottima qualità, e catturare fedelmente il feel live della performance. Alla fine tutto questo per me è sì un business, ma anche tanta passione: adoro avere a che fare con musicisti e creare musica. L’altro giorno ero al telefono con Andy Sneap [chitarrista e produttore di Judas Priest, Opeth, Killswitch Engage, Arch Enemy, Megadeath...] ed abbiamo parlato proprio dell’opportunità di lavorare qui assieme. Naturalmente, sebbene io non abbia progettato lo studio perché fosse una struttura pubblica aperta a chiunque, prenderò in considerazione anche la band alle prime esperienze che volesse farmi sentire il suo materiale: un accordo lo si può trovare e, in generale, dare una mano ai musicisti mi fa sentire bene!
Ti sei concentrato parecchio sulla progettazione ed organizzazione degli spazi riservati a chitarra, basso e voce...
In effetti, se si parla di tracking, è così. Naturalmente si possono registrare anche ottime tracce di batteria, ma per ottenere lo stesso livello della resa sonora delle registrazioni di chitarre, voce e basso, avrei avuto bisogno di parecchi metri quadrati in più affinché ospitare una apposita stanza per la batteria. Per le registrazioni che necessitano del sound acustico ampio e profondo della batteria, anch’io mi rivolgo a specifiche strutture esterne (oltretutto, c’è uno studio apposito proprio qui vicino…) dopodiché, posso tranquillamente gestire qui le varie tracce.
Una curiosità: nel caso tu fossi in tour e qualcuno dei tuoi amici o clienti avesse bisogno del tuo studio, puoi contare su un tecnico in grado di metterci le mani?
Certamente. Il loft qui sopra lo studio, è stato pensato soprattutto per i due tecnici che, in quel caso, andranno a rendere facile la vita al mixing engineer di turno o ai musicisti in studio. Uno dei due vive qui vicino, a Newcastle, mentre l’altro Rich Hinks, che è anche bassista e produttore, è di Cambridge. Sono entrambi molto qualificati e di gran talento. Effettivamente l’idea che sta dietro a questo studio è proprio questa: a meno che non si tratti degli Annihilator e di qualche altra produzione, io non sarò una presenza fissa in studio. Il mio lavoro è quello di scrivere pezzi, registrare, suonare e portare avanti la band.
Le pareti dello studio sono tappezzate di chitarre... le usi tutte?
In realtà no. Le chitarre sono la mia passione, mi piacciono tantissimo! Vorrei averle tutte ma a un certo punto, anche se è difficile, devo mettere l’entusiasmo da parte e concentrarmi su quelle che occorrono davvero. In tutti i casi, averle tutt’attorno mi piace tantissimo e poi non si sa mai… potrebbero sempre tornare utili. Per quando lo studio sarà aperto, saranno tutte revisionate e preparate per essere suonate anche dai clienti. Per le registrazioni dei nuovi brani ho usato soprattutto le chitarre che vedi qui alla sinistra del mixer: la Wolfgang per tutte le parti ritmiche, la EVH bianca e nera soprattutto per le distorsioni più chiare e presenti, e quella Fender Strat – credo del ‘94 – che ha un manico nuovo. In quanto al basso, anche in onore di Geddy Lee [il leggendario bassista canadese dei Rush] ho usato questo Rickenbacker. Un sound unico che si adatta agli habitat più diversi: pensa appunto a Lee ma anche a Cliff Burton, Lemmy... Per il sound degli assoli mi sono affidato alla mia Meanstreet: una strat eccezionale dal feel à-la Van Halen, realizzata negli Stati Uniti appunto da Meanstreet Guitars.
Come chitarrista e produttore, quali sono gli strumenti che preferisci in mezzo a questo paradiso?
A dire il vero mi piace tutto quello che c’è qui in studio e, come ti dicevo, tutto è stato pensato per uno scopo. Non ho un compressore, un microfono o un equalizzatore prediletto, ma sicuramente le testate per chitarra sono strumenti a cui tengo molto. Una testata Marshall JCM 800 50W costruita per me proprio quando ho deciso di trasferirmi qui in Inghilterra! Non so esattamente che tipo di modifiche abbiano fatto, ma il suo sound è una sorta di mix tra quello di Kerry King e quello di Randy Rhoads! Le due testate Wizard sono modelli custom che Rick St. Pierre ha realizzato per me ma esattamente identiche a quelle che utilizzavano Angus e Malcom (AC/DC). La testata EVH 5150 è un prototipo su cui ci stava lavorando Eddie in persona, l’ultimo prototipo prima che la serie entrasse in produzione. Non sto a raccontarti tutta la storia ma un giorno, mentre ero a casa mia in Canada, mi sono visto recapitare un grosso pacco con dentro questa testata ed un biglietto firmato da Eddie in persona: una sorpresa indescrivibile! Ho anche una EVH piccolina che ha un gran suono distorto senza bisogno di alzare troppo il volume. Ci sono anche una Laboga, una Peavey 6505 e naturalmente una MesaBoogie Rectifier, ma non le uso spesso. Il McCormick Analog è un ampli molto speciale: me lo sono fatto costruire prendendo come riferimento i miei suoni preferiti e Calvin [McCormick] ha fatto veramente un ottimo lavoro! Infine c’è il rack che forse mi piace di più, il selettore casse/testate: poter abbinare queste testate alle diverse casse e sentire il suono microfonato mentre ho la chitarra tra le mani, senza staccare cavi o muovere i microfoni, è fantastico!
Dopo tanti anni di carriera e diciassette album in studio, hai un qualche trucco per registrare le chitarre che vorresti condividere?
Non è certo un segreto, ma il “trucco” che mi ha insegnato Max Norman [lo storico produttore e mixing engineer britannico accanto a Ozzy Osbourne, Y&T, Lynch Mob, Megadeath... ) a mio avviso è il migliore: una volta ottenuto il sound ottimale dall’ampli, prendi un SM57 [mic], mettilo davanti al cab, proprio in centro e schiacciato sulla tela di protezione. Spostalo quindi a sinistra di 2 pollici mantenendo sempre una inclinazione di 90° rispetto al piano del cono e... il gioco è fatto! Quello è il suono della tua chitarra. Poi, come sai, ci sono sempre degli aggiustamenti da fare perché le variabili sono infinite, ma la base del suono è quella. Per quanto mi riguarda, questa cosa ha sempre funzionato alla perfezione.
Quanto è stato importante per la tua carriera essere in grado di suonare più strumenti e saper gestire le diversi fasi di produzione e registrazione?
In realtà agli inizi non è stato un fattore determinante. Verso la fine del 1984 la mia band era composta da me e un cantante, due ragazzini che volevano emulare i Metallica, gli Exciter, i Razor, gli Anvil... Fatta la band, ho realizzato presto che alcuni dei ragazzi, più che lavorare per raggiungere un risultato e per crescere, volevano solo sembrare delle rockstar. Capitava che il bassista non si presentasse alle prove e così suonavo io; se non veniva alla registrazione del demo, ci pensavo di nuovo io e magari ero sempre io a registrare e mixare i primi demo sulle cassette. Uno di quei demo ci fece avere il primo contratto e quando arrivò il momento di registrare il primo album degli Annihilator, sulla carta eravamo tre – Randy Rampage, Ray Hartmann ed il sottoscritto – ma il grosso del lavoro l’avevo da solo. Per farla breve, le defezioni si facevano continue e, più la band diventava importante, più quei problemi diventavano devastanti e così ho realizzato che gli Annihilator erano più un solo-act che una band, perlomeno in studio, dietro le quinte. Ecco che saper fare un po’ tutto è stato determinante in questo senso: della composizione e fase e preproduzione me ne occupo io, poi arrivano i musicisti, si suona, e si rifanno alcune parti. Insomma, ho imparato che per raggiungere un obiettivo, devo essere in grado di prendere in mano le redini... Certo bisogna darsi da fare il doppio, il quadruplo, bisogna imparare a fare tutto, ma per quel che mi riguarda io adoro quello che faccio!
C’è un particolare consiglio che daresti a chi non è particolarmente esperto ed entra in studio per le registrazioni del primo album? Quali sono le cose fondamentali da sapere per non apparire degli inetti totali o per non sprecare tempo e denaro?
Bisogna essere pronti nella maniera assoluta. Conoscere i propri strumenti ed averli perfettamente settati, intonati e accordati; conoscere alla perfezione le proprie parti e saperle suonare a tempo, con convinzione, senza indecisioni di sorta. Qualsiasi piccola imprecisione, imperfezione e rumorino, in studio diventa udibile ed ingigantito a dismisura: lo studio non perdona! Il mio consiglio è di andare a vedere su internet come si comportano i professionisti prima di entrare in studio; leggere le riviste specializzate, le interviste ai vari personaggi; cercare sempre di apprendere dai migliori. Se l’alimentatore di un pedale fa rumore, cambiatelo, se il jack della chitarra scricchiola, aggiustatelo, se un potenziometro non funziona bene mettetelo a posto... Controllate tutta la catena-strumenti, inclusi cavi e plettri, fate revisionare l’ampli e informatevi bene sui servizi ed opzioni offerti da uno studio. Come dicevo prima, quel che è veramente importante è essere pronti; che non significa aver provato i pezzi dal vivo tante volte, ma essere preparati sotto tutti i punti di vista di cui abbiamo detto. Infine, ricordate sempre questa frase: “be more ready!”
Annihilator discografia
Alice in Hell (1989) – Never, Neverland (1990) – Set The World On Fire (1993) – King Of The Kill (1994) – Refresh The Demon (1996) – Remains (1997) – Criteria For A Black Widow (1999) – Carnival Diablos (2001) – Waking The Fury (2002) – All For You (2004) – Schizo Deluxe (2005) – Metal (2007) – Annihilator (2010) – Feast (2013) – Suicide Society (2015) – For The Demented (2017)
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