ROBERT SVILPA Foucault’s Pendulum
recensione
Il lavoro risulta ricco di sfumature, le quali includono progressive rock (lo stile preferito di Svilpa), blues, jazz, psichedelia, alternative rock e persino fusion e jazz. Un fitto insieme di influenze, tra le quali il musicista statunitense si muove a proprio agio, sfoggiando sempre buon gusto per sperimentazione e improvvisazione. Quest’ultime si palesano fin dalla prima suite, 1st Movement ,...
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che da “effetti speciali” a là Pink Floyd, vira poi verso l’hard rock più tradizionale per un turbine emozionale e di atmosphere. 2nd Movement riporta alla memoria i classici di YES e Rush, mentre gli 11:11 minuti di 3rd Movement si snodano in uno stratificato mondo sonoro dalle tinte dark. 4th Movement è forse il più “easy” del lotto. Il quarto movimento riporta infatti Riporta Svilpa alle sue radici folk e blues, adagiandosi su ritmi rilassati e cullanti. Per 5th Movement Svilpa torna a mescolare le carte in tavola, ed ancora una volta le varie sezioni si articolano in un gioco di ritmi e di armonie che ipnotizzano l’ascolto. L’hard rock chiude l’album in PostScript Denouement , un brano di stampo progressive stile anni ’70 un po’ inconsueto, che sfoggia un duetto chitarra-tastiere in grado di rubare la scena.
Nell’insieme Foucault’s Pendulum si dimostra un lavoro che raccoglie tutte le esperienze musicali di Robert Svilpa, un’interpretazione un po’ distopica del prog rock, sicuramente non adatta a tutti i palate, ma molto variegata e con un grande amore per la contaminazione sonora.
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