Michele Boni

di Dario Guardino
01 ottobre 2024

intervista

Michele Boni
Michele Boni
Michele Boni
Classe 1984, Manuel Boni nasce a Savona. Imbraccia la chitarra da bambino e ben presto finisce per adorare B.B. King, Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan e Eric Clapton; ma anche Scott Henderson, Robben Ford, Larry Carlton. Studia chitarra jazz sotto la guida del Maestro Alessio Menconi e all’età di 19 anni decide di ampliare il suo know-how studiando arrangiamento per big band: dapprima sotto la guida del Maestro Danilo Minotti e successivamente del Maestro Giorgio Secco.

Nel corso del tempo il chitarrista ligure si inserisce in diverse cover band ed orchestre italiane e con esse ha modo di suonare nel nostro Paese e anche oltre i confini. Successivamente approda nel territorio dei musical di successo, suonando nelle rappresentazioni di “Jesus Christ Super Star”, “High School Musical”, “Grease” e “Priscilla, la regina del deserto”.

Dal 2012 Boni compone jingle e interventi musicali per Sky, Mediaset e Rai, destinati a programmi televisivi di grande audience, come “Masterchef”, “L’isola dei Famosi”, “Pechino Express”, “Hells Kitchen”. Infine, partecipa nel 2014 a “The voice of Italy” (Rai), nelle vesti di chitarrista.
Con la sua band, Boni accompagna da tempo alcuni chitarristi del gotha nazionale, Stef Burns, Luca Colombo, Massimo Varini, Cesareo…...

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mentre nelle vesti di sessionman affianca Antonello Venditti, Fabrizio Moro, Nek, Marco Carta, Audio 2 e Ultimo, con il cui artista romano Boni è in tour dal 2019.

Ciao Manuel, innanzitutto benvenuto sulle nostre pagine! Cominciamo parlando della tua formazione di chitarrista che oggi ti rende così stimato nel circuito pop? Ci racconti com’è andata?
Grazie a voi, innanzitutto! Ho imbracciato la mia prima chitarra quando avevo sette anni. Nel giro di poco tempo, intorno agli undici anni, ero già in trip con le leggende del blues, come B.B. King, Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan, Eric Clapton... poi, nel corso del tempo, mi sono lasciato sedurre da chitarristi grandiosi, tra cui Scott Henderson, Robben Ford, Larry Carlton! Devo dire che Carlton l’ho ascoltato davvero tantissimo: addirittura, nel periodo delle medie, ho acquistato il suo album Last Nite (1986) per ben tre volte visto che ogni volta lo consumavo letteralmente; un capolavoro assoluto, a mio avviso! L’ultimo brano di quell’album è una ballad in cui pare di sentire a tratti Jeff Beck... ma ne parliamo dopo... Da lì, i miei primi insegnanti mi hanno portato a studiare i primi jazz standard e, per addentrarmi meglio in quei territori sonori, mi ero comprato una chitarra semiacustica. Il jazz mi incuriosiva e mi incuriosisce a tutt’oggi per la vastità delle sequenze degli accordi che portano a creare melodie straordinarie. Anche oggi mi piace approfondirne lo studio, imparare nuovi voicing e, naturalmente, improvvisare. Per i successivi cinque/sei anni mi sono quindi dedicato soltanto al jazz, al suo studio, e a suonare con i miei vecchi amici nei classici garage e poi nei primi locali. Compiuti i 19 anni, mi sono trasferito a Milano ed ho iniziato un percorso di studi con il Maestro Danilo Minotti che voglio assolutamente nominare in quanto è stato fondamentale per la mia crescita, oltre che essere uno straordinario chitarrista, didatta e direttore d’orchestra. Con lui ho capito che non si è mai arrivati ed è così che è iniziata la mia vera ossessione per la chitarra. Negli anni a venire è arrivato Jeff Beck e, cosa vi devo dire? Per me resta il Numero 1!

Come ti sei avvicinato ai territori del pop e quando hai deciso che la musica sarebbe stata la tua professione?
Ho sempre ascoltato il pop, produzioni di artisti grandiosi con l’intervento di sessionman leggendari che mi portano ad assaporare le parti di chitarra che suonano, elettrica o acustica che sia, la qualità dei suoni ed il contesto più generale di una registrazione. Larry Carlton in primis all’epoca, seguito poi da Steve Lukather e Michael Landau, quest’ultimo una mia grande fonte di ispirazione per il modo in cui riesce a creare assoli sempre attinenti al contesto. Oggi, parlando di sessioman, seguo molto Tom Bukovac di Nashville; si occupa di grandiose produzioni country e le chitarre in quei dischi hanno un suono fantastico! Ne suggerisco a tutti l’ascolto.

Per quanto riguarda la seconda domanda, devo dire che da quando ho imbracciato la mia prima chitarra, a 7 anni, ho sognato e desiderato che diventasse la mia professione. Ripensandoci adesso, temo di non aver mai preso in considerazione di fare altro nella vita e così, non appena ho potuto, mi sono trasferito a Milano per dedicarmi allo studio serio e approfondito dello strumento. Ho suonato in giro, anche il liscio nelle orchestre, per pagarmi l’affitto e le lezioni di chitarra. Lavorando nel week-end, nel corso della settimana riuscivo a dedicare otto ore al giorno allo studio... insomma, non è stato semplicissimo ma rifarei tutto!

Dal 2019 affianchi Ultimo, il giovane artista romano che domina le classifiche, com’è nata questa collaborazione?
Nel marzo del 2019 mi trovavo a Roma al Teatro Brancaccio; stavo suonando nel musical “Priscilla la regina del deserto” quando arrivò la telefonata dell’allora direttore artistico di Ultimo, per unirmi al suo tour. Era circa la metà di marzo ed i primi di aprile sarebbero cominciate le prove, dunque, mi sono studiato l’intero repertorio in 15 giorni. Studiavo dal mattino al pomeriggio, mentre la sera c’era lo spettacolo del musical. Suonavamo tutte le sere tranne il lunedì, ma il sabato e la domenica gli spettacoli erano due! Diciamo che mi sono fuso le dita in quel periodo, ma sapevo che era la mia occasione e ci tenevo a fare tutto per bene. Quell’anno il tour di Ultimo si è concluso con il famoso live del 4 luglio all’Olimpico di Roma, quello che ha determinato la sua definitiva consacrazione di artista. Il primo show in uno stadio resterà davvero un’emozione unica! Da lì è poi partito tutto e sono molto felice di questa collaborazione che dura a tutt’oggi. È una fortuna essere al fianco di un artista che cresce esponenzialmente di anno in anno e che sprona me stesso a fare altrettanto.

Il tuo fraseggio melodico non passa inosservato: quali sono i punti di riferimento da cui attingi maggiormente?
Grazie, troppo buoni! Beh, sono davvero tanti, attingo da tutto ciò che mi incuriosisce, che sia una voce, un pianoforte, un sax... Mi piace ricercare melodie e suonarle con la chitarra consegnando loro cuore ed espressione, allo scopo di renderle vive. In questo il maestro è Jeff Beck, per quanto mi riguarda, e posso dire che soltanto negli ultimi anni sono infinite le ore che ho trascorso ad ascoltare e studiare la sua musica. Sono inoltre un grande fan di Freddie King, Dereck Trucks, John Mayer, David Gilmour, Brian May, Kevin Breit, più i già citati Robben Ford, Michael Landau, Scott Henderson. Ci sono così tanti chitarristi fantastici che è sempre bello e stimolante imparare qualcosa da ciascuno di loro!

Ci siamo conosciuti grazie a Mercatino Musicale, ricordi il Landgraff LDO? Più volte abbiamo avuto modo di parlare di chitarre, ampli e pedali... ti va di parlarci del tuo gear?
Certo, ricordo bene quella giornata... Ancora oggi ricerco qualcosa che non trovo mai! [ride] La Fender Stratocaster rimane la mia chitarra preferita e subito dopo le Gibson SG e Les Paul. Devo dire che adoro le chitarre in generale, ma queste sono quelle con cui suono maggiormente. Gli ampli che utilizzo sono cloni del Dumble SSS, derivano da un Fender Bandmaster modificato, hanno un clean pazzesco e un OD cremoso. Per le distorsioni adopero pedali diversi, tra cui sicuramente un Ibanez TS-808 del 1981 ed un TS-10 del 1989. Uso anche diversi fuzz, un tipo di pedale che amo particolarmente, infine diversi cloni del Klon: pedali che attivo sempre durante gli assoli.

Sei anche uno stimato didatta: come strutturi abitualmente le tue lezioni?
Nella maggior parte dei casi, inizio col portare i ragazzi alla conoscenza del manico, elemento che io reputo di fondamentale importanza. Quindi andiamo a lavorare in maniera progressiva su triadi, accordi, arpeggi, ritmiche, improvvisazione. Mi piace molto lavorare più sulle triadi che sulle scale: un concetto che sto cercando di sviluppare e che reputo molto più stimolante, poiché mi porta ad essere più melodico e ad affidarmi di meno ai lick. Inoltre, visto che adoro suonare la chitarra acustica, mi esercito parecchio e porto quindi i miei allievi a studiare strumming, fingerpicking e quant’altro. Spesso, infine, organizzo momenti in cui lascio che siano loro stessi a registrare le chitarre acustiche, alla stregua di una session in un vero studio di registrazione, ed è per tutti molto stimolante e divertente!

Hai mai pensato di registrare un disco da solista?
Assolutamente sì! Avrei già il disco pronto, lì nel cassetto da tempo e completato nel corso del lockdown. Si tratterebbe di andare in studio con i musicisti a registrarlo... Primo o poi lo farò, anzi voglio farlo!

Grazie Manuel per il tempo che ci hai dedicato... vedrai che ci incroceremo ancora in giro per lo Stivale!
Grazie a voi, è stato un piacere. Ci vediamo sicuramente in giro!





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