TAJ MAHAL Savoy
recensione
Omaggio all’era dello swing e delle big band – con la voce di Maria Muldaur come ospite in Baby It’s Cold Outside ed il violino di Evan Price in due tracce – Savoy snocciola 14 standard di gran caratura, opera di Duke Ellington, Louis Jordan, George Gershwin, Louis Armstrong, corroborati dall’inconfondibile voce di Mahal: “li ascoltavo da bambino, quando tutti quei musicisti erano in vita e ti parlavano attraverso i loro dischi. Non erano solo dischi che alimentavano via via la mia collezione, erano quelli che menzionavano i miei zii, cugini, nonni, per parlarmi di musica…”
Aggiunge Mahal: “Musica straordinaria, musica in cui senti anche il rispetto del compositore verso il talento che...
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ha ricevuto in dono. Creare e suonare musica, così come altre arti (danza, composizione, pittura, scultura…), significa mettere un contributo al patrimonio dell’umanità…”
In studio con Taj Mahal, Danny Caron e Ruth Davies (chitarra) – John Simon (piano) – Leon Joyce Jr. (batteria) – Carla Holbrook, Leesa Humphrey, Charlotte McKinnon, Sandy Cressman, Sandy Griffith, Leah Tysse (cori).
Savoy è stato registrato al 25th Street Recording Studio di Oakland (California) – Produzione: John Simon – Sound engineer: Gabriel Shepard.
Nato ad Harlem (NYC) nel 1942, Taj Mahal nasce in una famiglia di musicisti; suo padre è un pianista jazz con origini caraibiche (che ha collaborato peraltro con Buddy Johnson, il nonno di Taj), mentre sua madre è una cantante/insegnante di gospel: “sono cresciuto essendo ben consapevole delle mie radici africane; la mia famiglia era nella musica, allora lo swing ed il bebop degli esordi. Tutto ciò è significativo in termini della musica che ho ascoltato sin da bambino...”
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