DIAMOND ROWE JACKSON Pro Series Signature

di Gianmaria Scattolin
02 ottobre 2024

intervista

Tetrarch
Diamond Rowe
Tetrarch
Dalla coesa collaborazione tra Jackson Guitars e Diamond Rowe – la talentuosa chitarrista dei Tetrarch – nasce la sua seicorde signature, il cui lancio avverrà in concomitanza con l’atteso nuovo album della celebre metal band statunitense...

Ebbene sì, la nuova Diamond Rowe DR12MG EVTN6 di casa Jackson Guitars, farà il suo ingresso in scena con l’imminente e nuovo album dei Tetrarch, la heavy metal band di Atlanta oggi con base a Los Angeles, formata nel 2007 proprio da Rowe (lead guitar) e Josh Fore (lead vocal), affiancati ora dal tandem Ryan Lerner/Ruben Limas, a sostenere le impalcature ritmiche più solide e possenti.

Abbiamo intercettato Diamond Rowe e ci siamo fatti raccontare proprio da lei come sarà la sua signature DR12MG EVTN6, marchiata Jackson Guitars.

Ciao Diamond, è un piacere riaverti qui con noi.
Il piacere è sempre mio, ragazzi!

Andiamo subito al sodo, sappiamo che Jackson ha appena finito di progettare la tua chitarra signature...
Sì, sono felicissima. È una sei corde stupenda!

Tu arrivi dal roster di ESP Guitars, come mai hai deciso un cambio di rotta?
In realtà non c’è una storia particolare dietro al mio passaggio da ESP a Jackson...

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ed anzi, i miei rapporti con tutti alla ESP sono di amicizia... È solo che il mio contatto presso EVH Gear [marchio, come Jackson Guitars che fa capo al gruppo Fender] si occupa anche di Jackson così, quando mi ha presentato la loro proposta di progettare la produzione di una chitarra fatta su misura per me, non ho potuto rifiutare! Era il momento giusto, ho sempre desiderato lavorare a una mia chitarra signature e, mentre discutevamo di questa offerta, tutto sembrava allinearsi alla perfezione con il mio percorso di musicista. Confesso però che non è stata una decisione facile, io sono una persona molto leale e lasciare ESP mi è costato parecchio a livello personale ma, come dicevo, la creazione di una chitarra signature era qualcosa che sentivo proprio di dover fare e l’offerta di Jackson è arrivata al momento giusto.

Com’è stato lavorare con Jackson Guitars?
Beh, sono stati tutti fantastici! Il lavoro è stato pianificato in anticipo con estrema cura e precisione, insieme a Peter Wichers [Product Development Manager di Jackson Guitars, nonché ex chitarrista della melodic death band svedese Soilwork]; abbiamo discusso le specifiche tecniche di cui necessitavo e soltanto quando ogni cosa è stata definita nel dettaglio, il progetto è passato nelle mani esperte di Mike Shannon [lo storico liutaio del Jackson Custom Shop] il quale si è preso cura di dare fisicamente vita alla chitarra.

Naturalmente avevi le idee chiare riguardo al tipo di chitarra che desideravi, ma ci sono stati suggerimenti inaspettati che hanno contribuito a renderla ancora più performante?
Oh sì... Sia il team di Jackson, sia soprattutto il mio guitar-tech sono stati super importanti e mi hanno aiutato moltissimo in tal senso! Io dico che ci sono i chitarristi ‘normali’ e chitarristi super esperti, che conoscono ogni dettaglio del funzionamento e della resa della propria chitarra... ecco, io faccio parte della prima categoria! [ride]
Abbiamo tenuto presente tutti gli elementi che da sempre concorrono al mio suono e che sono diventati essenziali per me, ma allo stesso tempo abbiamo considerato anche certi accorgimenti tecnici suggeriti dal mio team. Ho imparato moltissimo al riguardo. È stato un processo molto cool!

A questo punto, andiamo a vedere la tua Jackson Signature nel dettaglio... Iniziamo dal corpo.
Sapevo per certo che se mai avessi avuto l’opportunità di pensare a una mia chitarra, sarebbe stata a singola spalla mancante, in stile LP. Ho suonato con questo tipo di chitarre fin da quando avevo dodici anni e imbracciarne una con uno shape diverso, mi pare innaturale. Non mi sento di escluderlo per il futuro, ma per il momento mi pare strano.
Tutti i costruttori di chitarre elettriche propongono la loro versione in stile LP e il progetto della mia Jackson si basa infatti sullo shape della Monarkh. Ma volevo qualcosa di diverso, quindi ho richiesto una smussatura un po’ più pronunciata del perimetro del corpo e, soprattutto, delle fresature molto profonde in corrispondenza della giunzione manico/corpo, sia sul top, che sulla parte posteriore del corpo stesso. Una sorta di rivisitazione di un body che resta comunque un classico.

Il body è stato realizzato in legno nyatoh con un top in acero ma impiallacciato con pioppo figurato... Sappiamo che prediligi le chitarre massicce: in questo caso hai optato per uno spessore importante?
E’ vero. Non so perché, ma mi piace avere tra le mani una chitarra che fa sentire il suo peso! In questo caso però non ho voluto esagerare ed infatti si tratta di un body che ha uno spessore di misura media, non troppo leggero da “scappar via” ma nemmeno troppo pesante da spezzare la schiena. Il nyatoh, dal punto di vista della resa sonora, è un po’ come una sorta di mogano e l’accoppiata mogano/acero è un classico intramontabile.
Spesso le chitarre di questo tipo si presentano col top in acero Quilt oppure Flame, ma personalmente stavo cercando qualcosa di un po' diverso e così, quando ho notato il top in pioppo di altri strumenti, mi sono subito innamorata di quell’impatto estetico, sembra quasi che il legno disegni naturalmente delle nuvole di fumo... Un impatto estetico diverso dal solito e che a mio avviso mantiene una certa impronta classica e al tempo stesso moderna.

Anche il manico è in nyatoh. Tre pezzi con rinforzi in grafite...
Sì, è un manico decisamente rigido e stabile, incollato al corpo [set-in]. Anche in questo caso non si tratta di un manico troppo massiccio, pur se comunque ha una sezione pronunciata abbastanza da farsi sentire sotto alla mano sinistra ma senza affaticarne i movimenti.
La tastiera è in ebano senza alcun tipo di intarsio, perché mi piaceva l’idea di avere una tastiera all-black; tuttavia, ho optato per i segnatasti sul lato alto del manico in Luminlay... che si illuminano al buio. Un po’ la ciliegina sulla torta: molto cool!
Altre particolarità evidenti sono i 24 tasti Jumbo e la scala da 25,5” ma quello di cui vado proprio fiera è il design della paletta che, secondo me, è venuto proprio bene! Una paletta unica che non è presente su alcuna Jackson e che a mio avviso si integra molto bene con il look della Monarkh.

Qual è la caratteristica fondamentale che una chitarra elettrica deve avere perché ti risulti comoda?
Io sono una creatura molto abitudinaria... Come dicevo, ho cominciato a suonare a circa dodici anni e per di più con chitarre in stile LP e il solo imbracciare una chitarra di questo tipo mi fa sentire a mio agio. Ma certo non basta, sono necessari accorgimenti ulteriori: il manico che si fa sentire sotto alla mano, come dicevo, ed anche il ponte Evertune. In sostanza, le piccole varianti che negli anni ho apportato alle seicorde con cui ho iniziato a suonare. Sono comunque una chitarrista curiosa di provare soluzioni nuove, non sono legata a certi parametri costruttivi per partito preso, ed un esempio è la tastiera di questa chitarra che ha un diapason di 25,5”, molto diverso da quello di una LP. Già a suo tempo, il mio guitar-tech mi aveva consigliato di provare una scala più lunga, soprattutto perché la musica dei Tetrarch ha bisogno di accordature ultra basse e io suono in drop A con corde .011/.046! Ho dato retta ai suoi consigli e a quelli del team Jackson e il risultato è pazzesco: la chitarra risulta molto più reattiva e suonarla è fantastico!
In quanto invece al radius della tastiera, sapevo che avrebbe dovuto essere di 12”, quello a cui sono abituata, ed è quel che ho chiesto... proprio come si conviene ad una “creatura abitudinaria” [ride]

Un’ulteriore peculiarità che hai mantenuto è l’elettronica attiva...
Assolutamente sì! Non appena abbiamo iniziato a parlare di pickup, ho imposto l’elettronica attiva e l’accoppiata EMG 81 al ponte e 85 al manico, con selettore a tre posizioni (N, N+B, B). Anche se ho suonato con chitarre equipaggiate con gli EMG 57 e 66, il mio suono, e quello dei Tetrarch, è proprio basato sulle timbriche del tandem EMG 81 e 85.

Vediamo però che la tua Jackson Signature non ha controlli di tono...
Vero. I due potenziometri sono due volumi: uno per ciascun pickup. In realtà, io non ho mai toccato il pot del tono, né in studio, né tantomeno sul palco! Vedo chitarristi aggiustare il taglio dei toni per i suoni puliti o per certe parti solistiche, ma in realtà io non ho mai sentito il bisogno di farlo, così ho chiesto di eliminare quei potenziometri.

Parliamo un po’ di hardware. Hai usato l’Evertune per parecchio tempo ma hai anche suonato chitarre con ponti diversi: quali sono a tuo avviso i suoi punti di forza ed eventualmente le sue debolezze?
Sicuramente ci sono tantissimi punti di forza! E’ un ponte fantastico... una tecnologia straordinaria. La mia chitarra può restare sul camion per settimane, passare da climi umidi a secchi, freddo o caldo, e restare sempre perfettamente accordata e intonata! Questa è una cosa che un qualsiasi altro ponte non può garantire. Inutile aggiungere che l’accordatura resta stabile e precisa anche durante le performance live più dinamiche e aggressive. Inoltre, io suono in Drop A e utilizzo una scalatura relativamente sottile (011-046) e la tensione sulle corde che ottengo da questo ponte risulta molto suonabile quale che sia lo strumento su cui è montato. Per quello che mi riguarda, questo tipo di ponte è perfetto: probabilmente avrai sentito dire da qualcuno che l’Evertune porta via parte del suono, ma personalmente sono convinta che un orecchio normale non sia lontanamente in grado di percepire alcuna differenza. Per quello che faccio non sento differenze di suono e ritengo che questo tipo di ponte non faccia altro che rendere la vita del chitarrista molto più semplice. Probabilmente, se hai bisogno di cambiare accordatura al volo tra un brano e l’altro, l’Evertune non è il ponte più indicato ma, ripeto, per quello che faccio io, è un ponte fantastico.

Parlando di suonabilità e gestione della chitarra soprattutto dal vivo, la scala da 25,5” con una tastiera da 24 tasti su una seicorde con il corpo in stile LP, potrebbe portare a uno sbilanciamento dei pesi piuttosto importante... Com’è la tua nuova Jackson?
Mi fa piacere che me lo chiediate perché, al di là di quello che si potrebbe supporre, questa chitarra è perfettamente bilanciata. Non ci sono problemi di pesantezza né dalla parte del manico, né dalla parte del corpo, sia che ci si ritrovi a suonare seduti oppure sul palco. È una chitarra molto comoda.

Quindi questa tua nuova signature sarà destinata a diventare la prima scelta tra tutte le chitarre che ti porterai in tour?
Sicuramente userò il primo prototipo del Jackson Custom Shop, il quale diventerà molto probabilmente la mia chitarra principale. Poi mi è arrivata un’altra chitarra con le stesse specifiche tecniche, ma nera con le meccaniche dorate, che diventerà la mia chitarra numero 2. In tour mi porterò anche un paio di chitarre di produzione regolare, che saranno per così dire di scorta. Ma saranno le mie Jackson Signature le sole protagoniste.

Pensi che le chitarre destinate alla grande distribuzione differiranno in qualche modo dai prototipi del Jackson Custom Shop che stai utilizzando tu?
Devo proprio dire che la Jackson ha pensato a chitarre di serie estremamente vicine a quelle custom. Il progetto, infatti, ha tenuto in considerazione questo fattore ed io ho tenuto parecchio al fatto che chi acquisti questa chitarra possa averne tra le mani una perfettamente in linea con quella che suono io. Di fatto, posso dire che ho registrato parecchie parti del nostro prossimo album [dei Tetrarch] sia con i modelli custom, sia con quelli che si troveranno nei negozi... Sono molto soddisfatta del risultato finale!

Il tuo stile si distingue per l’aggressività dei riff e soprattutto delle parti solistiche ma, gran parte dell’originalità dei Tetrarch, dipende anche dalle atmosfere cupe e inquietanti che riesci ad ottenere... La tua signature è abbastanza versatile per fare tutto ciò?
Assolutamente sì! Perché fosse la mia chitarra signature doveva assolutamente avere questo tipo di versatilità: 24 tasti jumbo, fresature profonde, elettronica potente... Tutto ciò mi consente di sentirmi perfettamente a mio agio, quale che sia la parte che suono, tanto che è la stessa chitarra a divenire una fonte di ispirazione. Il mio stile è soprattutto indirizzato verso le parti lead ma non soltanto da shredder, bensì tenendo anche conto di quell’approccio dissonante un po’ a-là Korn e questa chitarra mi permette di fare qualsiasi cosa con estrema naturalezza.

Che cosa ti piace di più di questa signature?
L’altro giorno stavo girando un video proprio con questa chitarra tra le mani e il cameraman si è soffermato un po’ sulla paletta, si è fermato, e ha detto: “Hey Diamond, la tua firma ha un look veramente figo!” Gli ho risposto: “Stavo pensando proprio la stessa cosa!” [ride] Al di là degli scherzi, anche se può apparire un po’ presuntuoso, avere il mio nome su una chitarra è molto gratificante. L’ho sempre sognato e ne vado orgogliosa. Anche l’aspetto del top mi piace moltissimo. Quando non sei direttamente sotto ai riflettori sembra che la chitarra sia totalmente nera ma, non appena ti sposti, appare il top rosso con quelle “nuvole di fumo” che sono a mio parere bellissime.

Qualche aneddoto che vuoi condividere con noi?
Una cosa che ha sorpreso parecchie persone che mi conoscono bene è stata la scelta del colore rosso. Io sono più una da blu e, in generale, quando si tratta di scegliere un colore, opto spessissimo proprio per il blu! Eravamo in tour e stavamo suonando nel Nord Carolina, dove abita Peter, [ Wichers, Developer Manager di casa Jackson Guitars] così è arrivato con dei campioni di colore e, proprio perché questa chitarra è per me una sorta di pietra miliare, che segna il mio nuovo corso di musicista, ho deciso di scegliere un colore diverso dal solito. Una chitarra Jackson con la tastiera tutta nera, senza segnatasti, con una scala diversa dal solito, ma saldamente ancorata alla mia storia, doveva avere un look inaspettato: rosso! Ecco, credo di aver svelato il mio lato audace! [ride]


IN BREVE
Con la nuova Diamond Rowe Signature DR12MG EVTN6, Jackson Guitars continua ad affinare la produzione di chitarre elettriche particolarmente adatte al rock. Si tratta di una seicorde a singola spalla mancante, in stile Monarkh, che si fregia di accorgimenti costruttivi di stampo ultra-moderno perché si adatti al playing di Diamond Rowe e alla musica dei Tetrarch, e perché risponda alle esigenze dei chitarristi rock che fanno del suono e dell’approccio aggressivo il fulcro del loro guitar playing.

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