DOG BYRON Open
recensione
Protagoniste di questa epifania non possono che essere le chitarre che lo stesso Trani orchestra alternando tra i vari episodi acustiche ed elettriche ed occasionalmente il basso; più precisamente, Martin Guitars D28, Epiphone Dove Jumbo, Eko Ranger, Johnson JD17 e due Seagull (S6 e CW Cedar) sul fronte acustico, a cui si aggiungono le elettriche Danelectro Dead On '67 Series, Harmony Jupiter H49 (1958), Gibson ES-335 Custom Shop Reissue 1963, Fender Stratocaster Custom Shop Relic 1956 (John Cruz), Silvertone 1413 (1964/65 USA) ed infine il basso Hofner 4500 V2.
Un setup di strumenti pensato per consegnare ai brani del disco il giusto equilibrio delle sonorità tra passato e presente, sfociando in un songwriting pulito e spontaneo e riflettendo quel mix di attitudine ed esperienza nate e cresciute sui palchi di mezza Europa.
Arpeggi, slide e fingerpicking scorrono lineari, supportati dalla punteggiatura del basso di Marco De Ritis, che mette in campo il trittico Fender Precision 1973, Sandberg California 4 e Modulus FB4,...
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collegati ad Ampeg SVT Classic e Warm Audio 1176 (analogico).
In Breakfast At Sunrise (Hotel Room) si inseriscono le resofoniche di Alessio Magliochetti Lombi (Dead Shrimp), il quale sceglie National Duolian 1937 e National Triolian col body in legno (1928/29), mentre Around, il singolo scelto per il lancio del disco, è impreziosito dalla presenza di Gale Paridjanian (co-fondatore dei britannici Turin Brakes) il quale, con la sua Charvel SCE 150, entra nel pezzo tra slide e arpeggi, per passare nelle strofe e nei ritornelli alla sua Fender Telecaster American Standard processata tramite Fire Child (Universal Audio) ed EQ C6 (Waves).
Otto le tracce nella scaletta di Open, tutte a mostrare l’evoluzione del sound dei Dog Byron, i quali, dalle atmosfere del rock più aggressivo e muscoloso si spostano verso quelle acustiche più intime e riflessive, senza dimenticare insert di matrice elettronica ad aggiungere peculiari tinte di un quadro di per sé variegato. Registrate tra il 2019 e il 2021, tra Roma, Berlino ed Amburgo, le otto tracce del disco sono state mixate nella Capitale da Roberto Mascia. Mastering di Mark Bihler (Calyx Mastering, Berlino).
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