PAT METHENY Dream Box
recensione
È la presenza della chitarra baritona il fil-rouge a legare il nuovo lavoro di Metheny ai due predecessori (One Quiet Night e What’s It All About) ed ecco allora che Metheny, da genio visionario qual è, si avvale di un sistema di accordatura completamente nuovo, allo scopo di spaziare con disinvoltura tra i registri di una orchestra classica – dal basso, al soprano – semplicemente imbracciando una chitarra a sei corde.
L’album raccoglie nove tracce registrate nel corso del tempo, che Metheny ascolta e ‘riscopre’ di recente mentre è in tour: “si tratta di una raccolta di istantanee catturate nel tempo e della cui maggior parte non ricordavo neppure di aver registrato. Si sono semplicemente palesate […] Sono rimasto sorpreso nel vedere che tutto aveva un senso nel suo insieme; ho notato che, senza volerlo, ero arrivato a una destinazione che non avevo neppure immaginato… queste nove tracce sono le mie preferite e per me hanno tutte qualcosa di unico…”; il classico “materiale rimasto nel cassetto” ma, si...
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badi bene, materiale prezioso e non certo l’alibi per la messa a punto di una tracklist. In sostanza, Dream Box è lo specchio di un percorso di crescita, compositiva ed artistica tout-court, che fotografa alla perfezione la cifra artistica raggiunta dall’artista americano nel corso del tempo.
From The Mountains è il primo singolo tratto dall’album e, sin dal primo ascolto, è il lirismo e il respiro degno del miglior Metheny a travolgere e riportare alla mente il capolavoro Beyond The Missouri Sky (1997), quell’imperdibile album di ballate che il chitarrista statunitense incise in duo con Charlie Haden (scomparso prematuramente nel 2014): “Ballate… Ne scrivo una al giorno e cerco di tenerne traccia. Charlie Haden mi incoraggiava a documentare ogni cosa del mio processo compositivo… quindi, ancora una volta, grazie, Charlie... ”
La tracklist procede con The Wave Are Not The Ocean, caratterizzato da un’atmosfera sognante à-la Morricone, ovvero il compositore preferito di Metheny: “la sua creatività e quella potente immaginazione che emergono dalla sua musica continuano a sorprendermi anche oggi, dopo migliaia di ascolti…” ; segue Never Was Love , episodio in cui Metheny, su una base armonica vagamente bluesy, sciorina un tema dalla musicalità disarmante, seguito da un assolo che certamente nulla ha a che spartire con certi lick precostituiti.
L’album, infine, lascia spazio alla cover di Manhã de Carnaval (Morning Of The Carnival) , il celebre brano di bossa-nova del 1959 scritto a quattro mani da Luiz Bonfà e Antonio Maria, qui eseguito da Metheny in maniera magistrale e filtrato dal suo peculiare gusto e raffinatezza.
Il titolo – Dream Box – rivela più di un significato; nello slang del jazz, Box sta a indicare la chitarra hollow-body, mentre Dream Box è il collettore dei differenti tipi di suono della chitarra. Ma non solo: Dream è l’essenza dell’immaginazione sognante di Metheny e di un “senso logico nel sogno” difficile da definire ma assolutamente coerente nel mondo onirico: “Sono i sogni, nel loro senso più ampio, a creare l'atmosfera di questo set di brani. La musica esiste per me in uno stato sfuggente, e spesso è al suo meglio quando fuoriesce senza una particolare intenzione…”
Dario Guardino
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