GOV’T MULE Heavy Load Blues
recensione
Anche con un chitarrista come Warren Haynes a fare da comandante, conosciuto per un sound ed una tecnica che affondano inevitabilmente le radici nel blues e nella sua eredità, la band non ha mai ufficialmente tributato il proprio amore al genere con un album in studio.
Anche dopo 25 anni di attività c’è sempre tempo per una prima volta, ed ecco quindi che con il nuovo Heavy Load Blues – in uscita il 12 novembre su Fantasy Records - i Haynes ed i Gov’t Mule provano a mettere una pezza a tanto sorprendente lacuna.
Per quanto mi riguarda un album blues è qualcosa che ho sulla lista dei desideri da molto tempo. - ha dichiarato Haynes alla presentazione dell’album - E devo ammettere che durante gli ultimi anni è qualcosa che ho ragionato molto sul registrarlo da solo, oppure proporlo come album dei Gov’t Mule. Non ero sicuro che Matt Abts, Danny Louis e Jorgen Carlsson fossero interessati a registrare un album di questo tipo.”
Fugato ogni dubbio Haynes ha trovato il pieno supporto dei suoi compagni di gruppo, ed il progetto di un “semplice” album blues si è subito trasformato in qualcosa di molto più intraprendente. Come da tradizione per i Mule, verrebbe da aggiungere.
Con il lockdown forzato dal Covid anche una band prettamente legata al palcoscenico come i Gov’t Mule ha dovuto trovare un modo di dare sfogo ai propri pruriti creativi. Heavy Load Blues è il prodotto di un interessante esperimento che ha visto questo nuovo album registrato in contemporanea con un altro album della band. Il tutto è stato possibile grazie a due differenti setup allestiti in un luogo che Haynes bazzicava già negli anni’90, chiamato The Power Station New England.
Replica dello storico The Power Station di Hell’s Kitchen (New York City), la venue ha dato modo ai Gov’t Mule di avere sempre a disposizione due setup pensati per finalità diverse, e soprattutto ha dato modo alla band di ricreare ad hoc le condizioni acustiche di quello che sarebbe potuto essere un piccolo live club.
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