FENDER ’60 Jazzmaster RoadWorn Series

di Gianmaria Scattolin
14 giugno 2016

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FENDER
’60 Jazzmaster RoadWorn Series
Chitarra elettrica
A distanza di oltre un lustro dalla sua presentazione, indifferente al passare delle mode e ai trend della musica, la Jazzmaster continua ad essere apprezzata dai chitarristi in ogni parte del globo. Oggi Fender propone la nuova versione made in Messico, inserendola nella sua popolare RoadWorn Series...

Anno 1958: nel corso del californiano Namm Show, debutta la Jazzmaster di casa Fender. Da allora sono passati tanti anni e tante mode ma, come accade ad ogni strumento musicale vincente, il suo valore è rimasto intatto ed immune agli alti e bassi del mercato ed ai vezzi degli artisti osannati in alternanza dalle folle.

Ecco allora che, tra le ultime solid body entrate nella RoadWorn Series, c'è proprio la Jazzmaster che Fender Musical Instruments produce negli stabilimenti messicani e che noi andiamo a testare.

BODY
La forma asimmetrica di questo body a doppia spalla mancante è un classico degli anni sessanta e, in ottemperanza alle peculiari caratteristiche della RoadWorn Series, la finitura Sunburst alla nitro è stata trattata per simulare un invecchiamento molto curato: sembra proprio che questa Jazzmaster sia stata ben curata per più di trent’anni ma abbia al contempo passato tanto tempo sul palco... Insomma, una...

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finitura soft-relic che si adatta perfettamente allo stile di questa seicorde dal sapore assolutamente vintage.

L'essenza utilizzata per realizzare il corpo di questa Jazzmaster è l'ontano e tutte le misure, nonché la fresatura sul lato superiore per l'appoggio dell'avambraccio, tutti gli spigoli arrotondati e i pesi, si rifanno direttamente al progetto d'origine.

MANICO E TASTIERA
L'elegante e ben riuscita finitura relic di questa Fender Jazzmaster non si limita al body, ma si estende a tutto lo strumento: e così, anche l'acero del manico, presenta un trattamento molto curato che riesce a convincere ogni chitarrista, dandogli la sensazione di suonare uno strumento d'altri tempi, senza presentare scalfitture o segni esagerati.

All'acero con sezione a C del manico si accoppia alla perfezione la tipica tastiera in palissandro che supporta 21 tasti rigorosamente vintage-style, su una scala di 25,5” con il classico raggio di curvatura da 7,25”.

Gli intarsi segnaposizione sono dei classici dot bianchi (Pearloid) che ben si adattano a questa Jazzmaster e, nel rispetto della tradizione, vengono riportati anche sul lato della tastiera per facilitare il riconoscimento delle posizioni anche dall'alto.

MECCANICHE
L'aspetto total-vintage e la finitura soft-relic di questa chitarra mantiene tutta la sua coerenza anche per quanto concerne le meccaniche: si parte dalle sei chiavette vintage-style allineate sulla parte alta della paletta in stile Stratocaster e, passando per un capotasto ben rifinito in osso sintetico, si arriva al ponte che, dal canto suo, mantiene tutte le peculiarità del design originale.

Le sellette sono indipendenti e regolabili sia in senso longitudinale (per l'ottimizzazione dell'intonazione di ciascuna corda), sia in verticale (per la regolazione ottimale dell'action); mentre il ponte, altresì detto Floating Tremolo Tailpiece, è dotato di una leva vibrato che si innesta a pressione (senza blocchi di sorta) e di un originale sistema a molle completamente integrato che bilancia la tensione delle corde.

La testa della vite del truss-rod si trova in fondo al manico e per regolane l'azione è necessario svitare le quattro viti che lo assicurano al corpo.

ELETTRONICA
Completamente ancorata al grosso battipenna a tre strati (3-Ply White), la circuitazione di questa solid body si avvale di due pickup Fender American Vintage '65 Single-Coil Jazzmaster, selezionabili in coppia o singolarmente, a seconda di come si agisce sullo switch a 3 vie posizionato in corrispondenza della spalla mancante inferiore.

Tono e Volume sono gestiti da due potenziometri che intervengono sul suono indipendentemente dalla combinazione dei magneti (Master Tone e Master Volume) pur se, in realtà, le possibilità timbriche non si limitano solo a queste regolazioni standard. In effetti, si ha a disposizione un ulteriore set di controlli, richiamabili facendo scattare il piccolo deviatore a slitta posto sulla spalla superiore.

Questa sezione - detta anche Rhythm Circuit - bypassando il circuito principale appena descritto (Lead Circuit), attiva il pickup al manico assieme ad altri due potenziometri (Tono e Volume) per la selezione di un sound accessorio separato... Per intenderci, si può passare dal sound generato dai controlli collocati al di sotto dei pickup (Lead Circuit) a quello presettato, inserendo il Rhythm Circuit facendo scattare il deviatore a slitta.

Suonabilità e suono
Due circuiti separati, suoni puliti e cristallini, un design pensato soprattutto per conformarsi al playing da seduti, e un ponte innovativo... Insomma, una chitarra che - nel 1958 - doveva sostituire la Stratocaster e diventare la solid body per eccellenza soprattutto in campo jazzistico. Non andò proprio così...

La forma del body facilita l'approccio alla chitarra da seduti tipico dei jazzisti dell'epoca, ma anche stando in piedi non si notano particolari sbilanciamenti e i pesi sono decisamente contenuti.
Il manico di questa Jazzmaster reissue ha dimensioni e forme estremamente apprezzabili da una gran moltitudine di chitarristi e l'accoppiata acero/palissandro è ormai diventata uno standard assolutamente vincente.

Totalmente ispirato al vintage, l'hardware della Jazzmaster, nonostante per certi versi sia effettivamente più sofisticato e avanzato rispetto al progetto Synchronized Tremolo del 1954, in realtà presenta alcuni nei. Ad esempio, le scanalature presenti sulle sellette che fungono da guida e separano le corde, non sono abbastanza profonde e, soprattutto in presenza di bending molto pronunciati o pennate particolarmente vigorose, non riescono a trattenere la corda in posizione, lasciandola scivolare negli spazi adiacenti o, addirittura, sulla selletta vicina...

Dal punto di vista del suono, questa Jazzmaster sfoggia dei puliti cristallini e presenti che, grazie alle diverse e sempre molto musicali combinazioni dei pickup, possono essere gestiti egregiamente in molti stili diversi: dal country al jazz, senza alcuna difficoltà. Ma quello che è stato, e ancora oggi può definirsi l'ambito musicale più congeniale alla Jazzmaster, è la cosiddetta surf music. Il sound pulitissimo dei suoi single coil, abbinato all'azione morbida e costante del Floating Tremolo Tailpiece, porta ad ottenere ritmiche perfette per il genere: accordi ondeggianti e frasi melodiche sempre presenti e ben distinguibili in qualsiasi situazione.

La gestione del Rhythm Circuit è piuttosto semplice e, nonostante le possibilità timbrico/sonore nell'uso di questa circuitazione possano essere anche di stampo creativo e artistico, in effetti, le variazioni timbriche risultano funzionali soprattutto in situazioni live: con setup di stampo vintage, senza booster o amplificatori multicanale.

Questa varietà di combinazioni a livello elettronico però non corrisponde necessariamente ad una altrettanta vasta versatilità... Il suono - e specialmente il suono pulito e cristallino della Jazzmaster - è molto originale e definito in tutte le sue nuances, mentre per quanto concerne la possibilità di adattare questa chitarra al blues, alla fusion a certo pop, è più difficile, come alcuni musicisti testimoniano dall'alto di palchi importanti.

Dall'altra parte però, non si può dimenticare che questo tipo di chitarra ha anche raccolto i favori di tantissimi rocker della scena alternative e grunge che ha dominato le classifiche a cavallo del nuovo millennio ed il sound non particolarmente carico dei pickup vintage, abbinato ad amplificatori valvolari di qualità (anche se bisogna fare attenzione ai vari ronzii), genera distorsioni calde e graffianti che possono fare la felicità di tanti appassionati.

In breve
La Jazzmaster diventa finalmente parte della RoadWorn Series di casa Fender e, grazie a una finitura relic di ottimo livello, riesce ad esaltare tutte le caratteristiche vintage che la contraddistinguono.

È una chitarra dal design molto originale, che si rifà al suono, all'elettronica e al look dei Sixties tanto caro agli amanti del vintage-style ma, proprio per questo, non è particolarmente adatta ai principianti o ad incarnare il ruolo di strumento tuttofare, in grado di sopportare lunghe serate di cover o session da shredder indemoniato.

Le premesse progettuali pensate da Leo Fender erano di tutt’altro tipo, ma la storia ha consacrato la Jazzmaster come caposaldo del sound surf e grunge e l'ha vista cavalcare le scene per tanti anni, imbracciata da musicisti di caratura internazionale...

Prezzo al pubblico: Euro 1.301,00 (Iva inclusa)
Costruzione generale: ****
Suono: ****
Grado di versatilità: ***
Rapporto qualità /prezzo: ***

‘60s Jazzmaster RoadWorn Series
Finitura: 3-Color Sunburst – Corpo: Ontano, (Nitrocellulose Lacquer) – Manico: Acero (C shape -Urethane Finish) – Tastiera: Palissandro – Tasti: 21 Vintage-Style – Scala: 7.25” (mm 648) – Radius: 7.25” (mm 184,1) – Capotasto: Osso sintetico (mm 42) – Segnatasti: Pearloid Dot – Truus Rod: Vintage-Style Heel Adjust – Pickups:2x American Vintage '65 Single-Coil Jazzmaster

Lead Circuit: Volume, Tono, selettore a tre posizioni.
Rhythm Circuit: Volume, Tono, selettore a due vie
Ponte: 6-Saddle Vintage-Style con “Floating” Tremolo Tailpiece
Meccaniche: Vintage-Style

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