Glad Tree

recensione
Per questa nuova release discografica – “Ostinatoblu” – i Glad Tree mantengono il format del trio ma con un cambio di formazione: accanto a Capra e a Lanfranco Costanza (flauto ed armonica) ora c’è un altro ex Procession, Mario Bruno (corno e tastiere), che subentra al percussionista Kamod Raj Palampuri. Un cambio che senza dubbio si avverte nel sound e che, dall’arcobaleno cangiante che caratterizzava il primo primo album della band (“Onda Luminosa”), ora vira ostinatamente verso il blues.
Il passaggio del testimone lo palesa “Giamaica Blues”, il brano presente in entrambi gli album dei Glad Tree ma con colori totalmente diversi. Se allora Palampuri, performer di musica indiana, con le sue tabla spingeva verso il raga e la world music, ora Capra (autore di gran parte dei brani di “Ostinatoblu”) si dirige nell’habitat del blues.
Dal canto suo, Mario Bruno (per anni uno dei componenti della prestigiosa orchestra del Maggio Musicale Fiorentino) è autore di due brani dell’album in questione, prediligendo atmosfere più classicheggianti ed il progressive.
Nel nuovo album dei Glad Tree c’è...
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anche spazio per la rilettura di tre classici: “Bourrée” (che si pone a metà strada tra Bach e Ian Anderson nell’esecuzione per flauto e corno), “Mystery Train” di J. Parker/S. Phillips e “Waiting for The Right Time” di J. Mayall.
Un album che, pur se privo della ritmica, risulta sanguigno e vibrante: in grado di unire al blues metropolitano, quel jazz, prog/folk alla Jethro Tull. Sonorità all’essenza del blu che, per gli antichi Egizi, era il colore degli dei...
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