ANA POPOVIC Power
recensione
Diciamo subito che Power arriva come una sorta di benedizione… Dopo l’album Live For Live del 2020, alla celebre chitarrista serba viene diagnosticato un cancro al seno (la Popovic perse la madre tre anni prima per lo stesso motivo) ma, dopo numerosi trattamenti chemioterapici nel corso della pandemia, la resilienza dell’artista ha la meglio.
A quel punto, è la spinta di Buthel Burns, bassista e co-produttore di Power, a rivelarsi stimolante: “Non puoi andartene in pensione, sei nata per suonare, dobbiamo toccare le persone con la nostra musica…” e così la reazione della chitarrista non si fa attendere troppo: “Questo disco ha portato al mio spirito la salvezza di cui aveva bisogno e, alla fine, la musica e la mia Fender Stratocaster del ‘64 mi hanno salvato la vita!”
Anche nei contenuti trattati Power rappresenta l’album della rinascita, a partire dalla grafica della copertina, raffigurante due mani che si stringono a simboleggiare forza ed unità; dunque, temi molto personali, che invitano a reagire alle avversità...
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e a non darsi mai per vinti, a ricercare la gioia nelle piccole cose di tutti i giorni, confidando nell’importanza del sostegno di qualcuno nei momenti più complessi. Tutte queste tematiche si riflettono come per osmosi nella musica della Popovic: 11 tracce a suo nome, ad eccezione di Rise Up!, l’opening track scritta da Kenny Wayne Shepherd, Tia Sellers e Mark Shelby .
Lo stile compositivo di Power non si discosta di molto rispetto ai precedenti ultimi album della Popovic, a cominciare da quel Comfort To The Soul ( 2003 ) in cui gli stilemi del blues che padroneggia alla grande, prendono a contaminarsi gradualmente degli umori di rock, jazz, soul e della Motown music, aggiungendosi alla sua (ragguardevole) maturità compositiva che la porta a un songwriting raffinato e ad arrangiamenti curati in ogni minimo dettaglio. Ebbene, via via tutto questo diventa l’ampio background della Popovic ed il suo nuovo album ne è una palese testimonianza.
Tornando alla tracklisti di Power, brani come Recipe Is Romance e Luv’N Touch inquadrano con chiarezza le variegate sfaccettature stilistiche della Popovic, pur se la chitarrista serba non dimentica la sua estrazione più smaccatamente blues ed inserisce nell’album tracce come l’hendrixiana Flicker & Flame a dimostrarlo appieno. [Non è un caso che la Popovic sia stata l’unica chitarrista donna chiamata nel tour di tributo a Jimi Hendrix dal 2014 al 2018]
Turn My Luck , in bilico tra blues e soul, chiude uno degli album più godibili del 2023.
Curiosità – Nella band che accompagna la Popovic sul palco vi sono ben tre italiani: Claudio Giovagnoli al sax, Davide Ghidoni alla tromba e Michele Papadia a tastiere ed Hammond. Una chicca che certo non guasta!
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