PORCUPINE TREE Closure/Continuation

di Patrizia Marinelli
02 maggio 2022

recensione

PORCUPINE TREE
Closure/Continuation
Sony Music
L’attesa dei fan sta per essere ripagata. Il 24 giugno 2022, dopo ben tredici anni da The Incident, i Porcupine Tree tornano con Closure/Continuation: un album che, come il titolo lascia intuire, pone fine al periodo di pausa del popolare prog-trio britannico per segnarne la ripartenza.

In realtà, se il trio si è concesso un break, i tre singoli musicisti britannici non sono certo rimasti con le mani in mano; soltanto lo scorso anno, ad esempio, Steve Wilson (voce e chitarra) ha messo a punto il suo album, The Future Bites, mentre il tastierista (ma anche membro fondatore dei Japan), Richard Barbieri, ha pubblicato il suo album solista Under A Spell.  Dal canto suo, l’inconfondibile Gavin Harrison (batteria) ha pubblicato nel 2016 Versions Of The Truth con i suoi Pineapple Thief.

Tuttavia, e non c’è bisogno di dirlo, ritrovare la band nuovamente al completo, è tutta un’altra cosa.

Harridan , primo singolo estratto da Closure/Continuation , è il perfetto rompighiaccio della tracklist, mettendo subito in chiaro che la popolare prog-band nulla ha perso in quanto a smalto, grinta e potenza evocativa dei brani. Questo brano, che...

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riporta a certe sonorità aspre di Fear Of A Blank Planet (2007) non è tra i format più semplici: numerosi infatti i cambi di ritmo, imponente l’incedere del basso e in aggiunta l’inquietante voce di Wilson, con tanto di sezione centrale tra le più heavy dell’intera scaletta.

La musica cambia decisamente registro con Of The New Day, una ballad in puro stile Porcupine Tree in cui, come da tradizione, quando ci sono di mezzo Wilson, Barbieri ed Harrison, nulla va mai dato per scontato. Una intro soft acustica che poi si scatena nella sezione centrale, con un beat di batteria articolato ed avvincente.

La passione per il prog dei Settanta dei Porcupine Tree si fa sentire con Rats Return, una lunga intro ad effetto che va ad esplodere tra dissonanze e pathos, supportati da un grintoso tandem basso/batteria: il tutto, per un sound agile e fluido, il quale, unito ad accenni psichedelici, genera un vero vortice di note.

Parte con un’atmosfera ambient, Dignity, poi arriva la chitarra a portare in questa pseudo-ballad acustica qualche accenno brit-pop qua e là; è quindi la volta di Herd Culling, costruito intorno a un promettente giro di basso iniziale: è un episodio duro e diretto, caratterizzato da suoni elettronici (e vagamente dark) scelti con gusto, con la sezione centrale che a va a raccoglier tutta la forza dell’hard rock.

L’uso dell’elettronica in un’ottica futuristica caratterizza Walk The Plank, probabilmente una delle migliori interpretazioni vocali di Steve Wilson, a cui fa seguito Chimera’s Wreck: brano guitar-driven, con una bella intro acustica, è un piccolo gioiello in termini di arrangiamento e produzione, nonché uno degli episodi più coinvolgenti dell’album in questione, e corroborato da lyrics introspettive e dai profondi significati.

Energico e ispirato al prog rock più classico, con una sezione centrale in cui piano/synth/batteria pulsano in perfetta sintonia e con un assolo di chitarra eccelso, Population Three mette in evidenza il gran lavoro di un Harrison dietro i tamburi alle prese con una partitura articolata e complessa, ma anche l’abilità esecutiva per cui i tre musicisti britannici sono ben noti.

Never Have si pone come l’episodio più orecchiabile e fruibile di Close/Continuation : introdotto da un pianoforte intrigante e guidato da uno spirito rock, soprattutto nella seconda parte, il brano narra  “il mondo moderno, in cui la verità fa male”; quel mondo in cui le ambizioni si scontrano inesorabilmente con le delusioni, per un mix di amara consapevolezza e inquietudine. In buona sostanza, il genere di tematiche espresse nelle varie tracce dell’album.

Chiude l’album Love In The Past Tense: inizio con un delicato arpeggio di chitarra e una bella melodia prog e, al centro della scena, la voce di Wilson tra controcanti seducenti. Finale ad effetto con il dialogo di chitarra elettrica, basso, batteria e tastiere a generare i momenti più emozionanti.

Composto a fasi alterne negli oltre dieci anni in cui i Porcupine Tree sono rimasti lontani dallo studio di registrazione, Close/Continuation non punta sulla sperimentazione ad ogni costo, ma mostra di avere le carte in regola per essere definito un album ipnotico, originale, etereo. Consigliato l’ascolto in full-immersion, lasciandosi il mondo alle spalle!

Il world tour di Closure/Continuation partirà il prossimo settembre dal Canada e farà una tappa nel nostro Paese: più precisamente, il 24 ottobre 2022 al Mediolanum Forum di Assago (Milano).

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