FRANCESCO PIU Peace & Groove
recensione
Nelle dieci canzoni del chitarrista e cantante sardo Francesco Piu, classe 1981, si ritrovano infatti voci, suoni, tradizioni, influenze che hanno fatto la storia del popular music e che come tali è nostro dovere salvaguardare e tramandare: dal rock n’ roll viscerale e selvaggio degli Stones più seventies al soul di Otis Redding e Wilson Pickett, dal funk di Sly & The Family Stone alla canzone d’autore di matrice angloamericana, il tutto condito da un amore per il suolo italico genuinamente nostrano, merito anche dei testi che - sebbene in lingua inglese - rivelano la sensibilità e la compartecipazione in fase di stesura dello scrittore sardo Salvatore Niffoi, vincitore del Premio Campiello nel 2006 per La vedova scalza...
l'articolo continua...
e autore di altri romanzi di successo.
Se nelle sue precedenti prove in studio e dal vivo, aveva già abbondantemente dato dimostrazione del proprio valore sia come sopraffino chitarrista ritmico, solista e slide sia come vocalist dal tono ruvido e avvolgente al tempo stesso, in questo nuovo lavoro Piu – che vanta collaborazioni di assoluto prestigio, tra i tanti, anche con Eric Bibb, Tommy Emmanuel, Guy Davis e Roy Rogers - si conferma un artista completo, maturo, versatile e colto, capace di calibrare con gusto e sapienza gli insegnamenti dei suoi illustri modelli ispiratori con una piacevolissima, intrigante dose di originalità.
A partire dalla prima traccia, l’esplosiva Hold On, fino alla cover di Give Peace A Chance di John Lennon, il disco non lascia scampo all’ascoltatore che - più o meno incautamente - ci si imbatte: come un cerchio di ritmi e note incandescenti, Peace & Groove intrappola e scalda, non lascia tregua, crea dipendenza. Uniche oasi di relax rispetto alla potenza sonora di cui è permeato l’album nel suo complesso, sono la struggente Mother e la splendida rilettura di Rough God Goes Riding, scritta da Van Morrison e inserita dal songwriter irlandese, come una piccola gemma nascosta, nell’album The Healing Game del 1997. Ad aggiungere valore all’ultima fatica discografica di Piu, sono inoltre i bravissimi musicisti coinvolti nelle registrazioni e in particolare l’armonicista torinese Dave Moretti, uno degli astri più fulgidi (non soltanto in Italia) per quel che riguarda lo strumento che ha reso grandi artisti come Andy J. Forest, Charlie Musselwhite e James Cotton, e che impreziosisce con il suo contributo sia la travolgente Crumbled Stones sia, in senso lato, un disco già di per sé magnifico.
Leggi anche
Podcast
Album del mese
Willie Nelson
My Life, è una lunga storia...
Il Castello/Chinaski Edizioni
My Life, è una lunga storia... Ebbene sì, si tratta dell’autobiografia che Willie Nelson ha messo a punto con David Ritz, tradotta in italiano per...
The Decemberist
As It Ever Was, So It Will Be Again
Yabb Records
Tredici nuovi brani, di cui – dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo – una lunga suite di circa 20 minuti: si tratta...
Ray Lamontagne
Long Way Home
Liula / Thirty Tigers
Se c’è una domanda che possiamo rivolgere a Ray LaMontagne, è questa: com’è che ogni suo nuovo lavoro si impone a rotazione e non lascia...