Overkill "The Grinding Wheel"
recensione
Non si vuol certo sminuire il lavoro della band in quanto a songwriting, sempre in linea con ciò che il gruppo ha mostrato in passato, pur aggiungendo di tanto in tanto qualche elemento inedito, il fatto è che la produzione del lotto gode di una perizia e di un’accuratezza in grado di elevare di rango anche gli spunti musicali più “scontati” per una band di questo tipo. In The Grinding Wheel ci sono tonnellate di riff thrash, c’è qualche elemento prog di contorno, ma c’è soprattutto tanto del furore punk, e proprio quest’ultimo...
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l’altro elemento in grado di far scorrere velocemente una scaletta composta da brani molto corposi (il più breve manca di poco i cinque minuti).
A tirare le fila della scaletta, che, malgrado molteplici spunti positivi, comunque pecca di leziosità in alcuni frangenti, giungono alcuni dettagli che gli appassionati non potranno evitare di notare. Come Heavy, sorretta da un riff ferale, mastodontico, e a tratti plumbeo, lascia risuonare campane d’eco sabbathiana, performance in cui la voce di Bobby Blitz compie una delle sue prove più particolareggiate. È però il citazionismo di The Long Road a far vibrare le corde più forti: l’introduzione del brano sembra voler richiamare celebri passi di Fade To Black dei Metallica, mescolandoli ad un’armonizzazione che avrebbe potuto tranquillamente far capolino in un album dei Maiden. È una buona prova quella della band originaria del New Jersey, che al servizio di una produzione eccellente, mette in campo costanza, una giusta dose d’intraprendenza, e immutata, devastante, attitudine.
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