Darkthrone "Arctic Thunder"
recensione
Arctic Thunder, questo è il minaccioso grido dei Darkthrone giunti al loro sedicesimo capitolo discografico: un album che porta con sé un’ampia collezione di istantanee sonore della storia della band. Partiti con una missione che pareva destinata a fare storia fra gli appassionati del death, i Darkthrone hanno mostrato negli anni di non riuscire a rimanere ancorati alle etichette in maniera ineludibile. Anzi, fra i progetti del metal più estremo, sono forse uno degli esempi più calzanti di come sia possibile rimanere coerenti con sé stessi, pur dando vita a un variegato raggio di proiezioni emanate dalla propria entità musicale. Arctic Thunder non fa eccezione ed infatti si snoda deciso fra otto tracce registrate ai The Bomb Shelter Studio, là dove la band aveva registrato il debutto discografico e i capitoli successivi, fra il 1988...
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e il 1990.
Poco più di mezz’ora basta ai Darkthrone per chiarire il motivo del successo di una formula che, 30 anni dopo, pare non aver perso energia. Fra spunti speed, doom e riff di estrazione più classica, su tappeti graffianti e taglienti, il duo Nocturno Culto-Fenriz consegna alle stampe un disco massiccio, pesante quanto un macigno scagliato sulle orecchie dell’ascoltatore, che vengono investito da cadenzati ritmi d’atmosfera plumbea, alternati spesso a riff di matrice thrash. Il tutto, per un viaggio omerico d’impronta black metal.
Arctic Thunder mostra il combo norvegese in gran forma e pare ribadire un sano concetto: un album non necessita di tracce infinite o tracklist straripanti per mostrare il suo valore, ma è sufficiente saper dosare in maniera coerente e mirata anche pochi solidi elementi…
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