NEIL YOUNG "Homegrown"

recensione
Tre anni fa era uscito "Hitchhicker", un album ripescato dal passato, completamente acustico e contenente brani registrati nel 1976 e mai pubblicati, più una raccolta di registrazioni dell’epoca e ad esso segue il nuovo "Homegrown", un vero e proprio album, organicamente concepito e registrato per diventare il successore del celeberrimo "Harvest" del ‘72 e mai pubblicato poiché ritenuto da Young troppo personale. [Un album dedicato infatti alla separazione da Carrie Snodgress, compagna di Young dell’epoca]
In "Homegrown" la profonda ispirazione rurale americana tocca vertici altissimi; suoni autentici di amplificatori, Les Paul e Martin d’annata, eco e riverberi naturali ottenuti con microfoni sapientemente posizionati in vecchi fienili o negli studi di Nashville e da qui il sound country/blues che la fa da padrone rispetto al folk dei classici lavori di Neil Young, unito a musicisti d’eccezione. Il tutto, è un toccasana per le orecchie dell’ascoltatore contemporaneo.
"Love Is A Rose" (song donata allora a Linda Rondstadt) è probabilmente la più grande hit mancata dell’artista canadese, mentre nella...
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