Robert Cray & Hi Rhythm Band

di Dario Guardino
08 luglio 2017

recensione

Ro
Robert Cray & Hi Rhythm
Jay-Vee Inc.
Prodotto dal fido Steve Jordan, Robert Cray & Hi Rhythm è l’ultimo progetto del celebre chitarrista statunitense (classe 1953) che qui si è avvalso della Hi Rhythm Band: Charles Hodges (Hammond/piano), Archie Turner (keyboard) e Leroy Hodges (bass).
11 le tracce, delle quali solo tre portano la firma del raffinato chitarrista/vocalist americano, mentre le restanti 8 sono delle cover.

Apre "The Same Love That Made Me Laugh" (di Bill Waters) che già fornisce una indicazione riguardo alla direzione in cui Cray porterà l’ascoltatore: un brano soul venato di funk, che rende l’atmosfera ebbra e madida di groove. Un ottimo inizio, non c’è che dire…

Funky groove da vendere anche col successivo "You Must Believe In Yourself", impreziosito da una sezione fiati energica ma non invadente. "I Don’t Care" è firmato Sir Mack Race, ovvero l’autore (tra gli altri) del celebre brano titolato "Mustang Sally". Qui il sound trasuda di vintage all’inverosimile, quasi un ritorno al passato e alle sonorità che hanno fatto la storia!

"Aspen, Colorado" è la prima ballad dell’album. La performance di tutta la band è magistrale e che Cray sia un valente musicista e vocalist non vi è alcun dubbio...
"Just How Low" è un brano...

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di Cray che, a dire la verità, non fa sentire alcuna distanza stilistica con i precedenti ed insegue la via già tracciata: soul, blues, funky, immersi in una miscela esplosiva.

Cray firma anche "You Had My Hearth": blues di classe ed un arrangiamento minimal fanno di questo brano un piccolo gioiellino, nel quale Cray si lancia in un assolo dal suono clean tipicamente “fenderoso”, senza l’ausilio di alcun effetto aggiuntivo. Come si conviene ai veri bluesmen...

"I’m With You" (vecchio brano di Lowman Pauling) qui è suddiviso in due parti (Part 1 e Part 2): si tratta di un classico R&B in 12/8 dal quale fuoriesce un assolo di Cray fatto di ottime frasi. Segue "Honey Bad", un funk di altissimo livello, e poi The Way We Are firmato da un Cray che qui tocca vette di lirismo altissime. Chiude "Don’t Still My Love" senza aggiungere nulla a quanto già detto.

Che dire? Cray è in ottima forma, suona divinamente e, nel corso del tempo, ha affinato anche il suo songwriting… Un album, decisamente suggerito!


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