Rage - The Devil Strikes Again

di Maurizio Mazzarella
04 novembre 2016

recensione

Rage
The Devil Strikes Again
Nuclear Blast
L’addio di due musicisti della caratura di André Hilgers (batteria) e Victor Smolski (chitarra), avrebbe paralizzato qualsiasi band. Ma non i Rage; non Peavey Wagner.

Sostituire due autentici mostri sacri del genere non è certo cosa semplice, eppure Peavy Wagner (leader indiscusso dei teutonici Rage, nonché bassista e vocalist), è riuscito a rialzarsi in piedi e ricomporre un combo di giovani musicisti motivati, e a dare un seguito di spessore a “21”, l’album che appena quattro anni fa aveva raccolto un folto numeri di consensi nell’orbita del rock più duro. Wagner, si sa, è un musicista dotato di una forte personalità; un uomo che non si dà mai per vinto e, quindi, niente per lui è stato meglio che (ri)fondare i Rage: questa volta, chiamando a sé Vassilios Maniatopulos dietro i tamburi e Marcos Rodriguez alla chitarra. (Quest’ultimo “pescato” da una cover band proprio dei Rage, pronto a vivere la favola della sua vita...)

Ebbene, il nuovo album ha per titolo “The Devil Strikes Again”, un lavoro in classico stile Rage ma molto differente rispetto agli ultimi capitoli con Victor Smolski in formazione (tipo “Speak Of The Dead” e “Strings To A Web” per intenderci…) Un album in cui viene meno...

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l’orchestrazione sperimentata dalla Lingua Mortis Orchestra a favore di un approccio più thrash e veloce, che tuttavia non rinuncia a quelle linee melodiche che tanto caratterizzano la musica dei Rage.

Apre la titletrack e subito si ha l’idea di un album dal forte impatto: articolate dinamiche della sezione ritmica e chitarre ipertecniche e graffianti, come ai tempi di “Black In Mind” e “End Of All Days”.
Segue “My Days”, una autentica dichiarazione di guerra (!) e subito dopo “Back On Track”, che pare uscire dalla scaletta di “The Missing Link”.
Differentemente, “The Final Curtain” è un brano che si discosta dal cosiddetto Rage style, là dove emerge un appeal più heavy in stile Grave Digger.

Che questo disco metta al centro di tutto la chitarra di Rodriguez, lo si comprende in modo chiaro con “War”, una classica cavalcata anni Ottanta, seguita da “Ocean Full Of Tears”, il brano che fotografa al meglio il (buono) stato di forma di Peavy Wagner.

“Deaf, Dumb And Blind”, così come “Spirits Of The Night” e “Times Of Darkness” alzano il tasso di coinvolgimento all’ennesima potenza con i loro ritornelli penetranti e diretti, mentre dal canto suo, il conclusivo “The Dark Side Of The Sun” è un componimento decisamente tecnico e complesso, nel quale è palpabile l’eredità lasciata dall’estroso Smolski.

Con “Slave To The Grind” degli Skid Row (bonus track) i Rage tornano alle radici di un rock ormai smarrito e difficile da ritrovare nella sua essenza più pura.

“The Devil Strikes Again” è un album pregevole, il classico lavoro che ogni fan dei Rage vorrebbe ascoltare: potente, tecnico, diretto ed ispirato. Bentornato Peavy!

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