DAVE LORY "Jeff Buckley"
recensione
Dave Lory, manager e amico di Jeff Buckley, rivela al grande pubblico l’universo del musicista statunitense da una prospettiva unica e privilegiata. Tra i capitoli che passano in rassegna la vita e la carriera della rockstar statunitense, emerge anche il suo profilo di musicista e chitarrista, spesso ingiustamente messo in ombra dall’ingombrante mito del cantante.
Non tutti sanno che la prima chitarra elettrica ricevuta a 13 anni da Buckley era una copia economica della Memphis Les Paul, mentre la Telecaster bianca che ha usato per anni, non era sua, bensì un prestito durato anni. Nonostante l’umiltà del suo parco strumenti, Buckley sarebbe potuto diventare un sessionman professionista, ma i suoi progetti erano altri. Un chitarrista raffinato, con una tecnica mostruosa e al contempo una brillante capacità di arrangiatore. Buckley conosceva tutto il repertorio di Robert Johnson e di Muddy Waters, ma il suo background non si fermava al blues: tra i suoi riferimenti anche le trame di Johnny Marr e il mordente di Steve Jones.
Come...
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raccontano le pagine del libro, di Jeff impressionavano tutti quei rivolti e quelle note di passaggio suonati sulla chitarra. La stragrande maggioranza dei chitarristi ottiene il feedback puntando i pickup davanti alle casse, egli invece sperimentava una tecnica con la seicorde posizionata di fronte al preamp valvolare. Tra aneddoti che passano in rassegna Bob Dylan, The Edge e Paul McCartney, se ne trova uno che riguarda il suo mito chitarristico assoluto, Jimmy Page: ma quando il chitarrista dei Led Zeppelin gli propose di aprire un concerto, Jeff declinò l’offerta...
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