Bonnie Raitt "Dig In Deep"
recensione
Il precedente Slipstream (2012) aveva interrotto un silenzio durato 7 anni prefigurandosi come una pausa di riflessione; poi un capitolo buio si è abbattuto sulla vita della Raitt che ha perso in breve tempo i genitori ed il suo migliore amico: “Ho bisogno di un po’ di tempo per riconciliarmi con quella parte della mia vita che nulla ha a che fare con la musica…” – aveva dichiarato. Ora arriva Dig In Deep a segnare il ritorno sulle scene dell’artista californiana.
17esimo album di studio di una carriera che ha superato la soglia dei 40 anni, la maggior parte dei quali vissuti dalla Raitt onstage. Non era facile bissare il successo di Slipstream e solo i posteri diranno se anche il nuovo Dig In Deep supererà la prova! Noi ci scommettiamo… “Il successo di Slipstream è stato per me un incentivo molto forte per riprendere a comporre con rinnovata energia…”
All Along With Something To Say apre le danze: si tratta di un brano che spazia con disinvoltura...
l'articolo continua...
tra un pop raffinato (ma non patinato) ed il soul. La Raitt è graffiante, il suono della sua Strato ancora tra i più belli in circolazione. Gipsy In Me ci fa tornare indietro nel tempo: un midtempo trascinante, impreziosito dalla performance vocale della Raitt che travolge col suo charme e la sua classe. Il suo entusiasmo è travolgente e si percepisce in tutta la sua intensità: “non posso aspettare ancora molto per tornare on the road…”- ha dichiarato di recente.
L’album prosegue con I Knew, introdotto da un arpeggio che buca il mix all’istante e da suoni di chitarra davvero belli. Accattivante la linea melodica, resa ancora più incisiva dalla performance vocale della Raitt. Oltre 40 anni on stage, ma la Signora del Blues resta tale! (Negli States la chiamano “La baronessa del blues”).
Segue I Need You Tonight (brano degli INXS e prima cover del disco in questione)¸ un brano che fa del groove trascinante la sua arma vincente. L’assolo sarebbe da trascrivere nota per nota… in una parola, micidiale. Il brano non presenta una struttura armonica complessa, tutt’altro, ma si basa fondamentalmente sulla giustapposizione di due accordi (I – IV grado) tuttavia, la maestria dei musicisti che lo suonano lo rende speciale.
In If You Need Somebody riprende quella commistione vincente tra pop e soul/blues di cui la Raitt è maestra. Shakin’ Shakin’ Shakes (brano dei Los Lobos e seconda cover della scaletta) è un bel blues shuffle con tanto di elementi gospel a fare da contorno, specie nei cori.
Intro rock/blues con The Comin’ Round Is Going Through, ma con le tipiche aperture che strizzano l’occhio al pop: una fusione micidiale. Degno di nota l’assolo di chitarra che ci restituisce una Bonnie Raitt in gran spolvero.
Arriva quindi The Ones We Couldn’t Be, ballad per pianoforte e voce (quella voce roca e graffiante, marchio di fabbrica della Raitt) e l’ascoltatore ne è subito conquistato! Segue Undone, di nuovo una ballad ma questa volta suonata da tutta la band, col piano Rhodes in splendida evidenza.
In Unintended Consequence Of Love sono gli elementi funky a fare da collante al blues: non tanto come struttura, quanto come “intenzione e portamento”… come avviene peraltro lungo tutte le tracce del disco. What You’re Doin’ To Me è il classico blues a-là Bonnie Raitt ed è inevitabile non pensare a Susan Tedeschi che non ha mai nascosto la sua riverenza per la Raitt…
Chiude You’ve Changed My Mind, brano che definire struggente è un eufemismo. Joe Henry accompagna la Raitt con l’acustica mentre, alla chitarra elettrica vi è niente di meno che un Bill Frisell sugli scudi, con quei ricami di cui soltanto lui è capace...
Dig In Deep segna il ritorno sulle scene di una Bonnie Raitt in splendida forma: un’artista senza tempo…
Leggi anche
Podcast
Album del mese
Willie Nelson
My Life, è una lunga storia...
Il Castello/Chinaski Edizioni
My Life, è una lunga storia... Ebbene sì, si tratta dell’autobiografia che Willie Nelson ha messo a punto con David Ritz, tradotta in italiano per...
The Decemberist
As It Ever Was, So It Will Be Again
Yabb Records
Tredici nuovi brani, di cui – dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo – una lunga suite di circa 20 minuti: si tratta...
Ray Lamontagne
Long Way Home
Liula / Thirty Tigers
Se c’è una domanda che possiamo rivolgere a Ray LaMontagne, è questa: com’è che ogni suo nuovo lavoro si impone a rotazione e non lascia...