TENEBRA Moongazer
di Francesco Sicheri
03 novembre 2022
recensione
TENEBRA
Moongazer
New Heavy Sounds
È sicuramente troppo semplificativo puntare il dito alla sfera dell’occulto per raccontare le trame dei nostrani Tenebra. La band di stanza a Bologna fa ascoltare a propria voce sulla “lunga” con Moongazer, primo album dopo i due ep, Gen Nero (2019) e What We Do Is Sacred (2021).
Il quartetto guidato dalla voce di Silvia Feninno, è sospinto dalle chitarre di Emilio Torreggiani (ex Settlefish), dal basso di Claudio Troise e dalla batteria di Claudio “Mesca” Collina.
Nove i brani di Moongazer, album che si assesta in quel limbo, crocevia di passaggio, tra rock, stoner, doom, e metal di stampo classico. I riferimenti sabbathiani sono marcati, ma più nei sapori che nelle strutture dei brani (Stranded forse il più palese), ma anche in questo caso sarebbe troppo facile riassumere le creazioni del gruppo con un’etichetta così generalista. I Tenebra hanno infatti molte sfumature da mettere in campo, - prendere Winds Of Change, Space Child e Heavy Crusher per credere - e lo fanno con una buona dose di esperienza.
Moongazer non perde mai d’intensità, anche se forse talvolta pecca un po’ di scarsità dinamica,...
l'articolo continua...
Il quartetto guidato dalla voce di Silvia Feninno, è sospinto dalle chitarre di Emilio Torreggiani (ex Settlefish), dal basso di Claudio Troise e dalla batteria di Claudio “Mesca” Collina.
Nove i brani di Moongazer, album che si assesta in quel limbo, crocevia di passaggio, tra rock, stoner, doom, e metal di stampo classico. I riferimenti sabbathiani sono marcati, ma più nei sapori che nelle strutture dei brani (Stranded forse il più palese), ma anche in questo caso sarebbe troppo facile riassumere le creazioni del gruppo con un’etichetta così generalista. I Tenebra hanno infatti molte sfumature da mettere in campo, - prendere Winds Of Change, Space Child e Heavy Crusher per credere - e lo fanno con una buona dose di esperienza.
Moongazer non perde mai d’intensità, anche se forse talvolta pecca un po’ di scarsità dinamica,...
l'articolo continua...
ma la tensione è di quelle piacevoli da sostenere, e la voce della Feninno (che a tratti ricorda di un Tom Keifer in tempi di gloria) aiuta non poco a bilanciare una proposta di impronta heavy anni ‘70, che comunque non risulta mai eccessivamente stereotipata.
Una ben controllata espressione di potenza dalle atmosfere nebulose.
Leggi anche
Podcast
Album del mese
Dave Lory
Jeff Buckley
Il castello editore
Da Hallelujah A The Last Goodbye di Dave Lory è il titolo della biografia dedicata a Jeff Buckley, in uscita per la prima volta in...