HOUSE OF LORDS Saint of the Lost Souls

recensione
In circa trenta anni di carriera gli House of Lords hanno fatto della loro musica un trademark di grande successo che ha resistito a cambi di mode e soprattutto cambi di formazione. Quelli che si ripresentano al pubblico con il loro decimo album, Saint of the Lost Souls, non sono gli House of Lords delle origini, bensì quelli guidati dal cantante Christian James e dal chitarrista Jimi Bell, che dal 2005 (con il cd World Upside Down) hanno preso in mano il destino della formazione statunitense; gli stessi componenti che assicurano a questo nuovo cd un songwriting elaborato, delle parti vocali vincenti e dei riff melodici che non passano di certo inosservati. Il tutto mescolato a dei bridge orecchiabili e ritornelli trascinanti nel puro stile degli House of Lords anni ottanta.
Undici tracce molto coerenti e perfettamente in linea con il precedente lavoro del gruppo, Indestructible (2015), al punto...
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da far gridare qualcuno alla ripetitività. Forse Saint of the Lost Souls non sarà il disco più originale che gli House of Lords abbiano mai inciso, ma di sicuro non è un prodotto da buttar via. Interessante è anche notare come Christian James, Jimi Bell, Chris Tristam (che ha rimpiazzato Chris McCarvill) al basso e B.J. Zampa alla batteria siano riusciti a svincolarsi dal “protagonismo tastieristico” (tipico dell'era Giuffria) rendendo la sezione ritmica più centrale e mettendo in primo piano voce e chitarra. Le tastiere, comunque, aprono degnamente il disco con Harlequin, in cui l'italiano Michele Luppi (Whitesnake, Secret Sphere, Mr. Pig) fa ottima mostra delle proprie qualità.
Gli altri pezzi di SOTLS scorrono via veloci uno dopo l'altro, e si fanno ascoltare con leggerezza, da Hit the Wall con le sue raffinate sonorità, alla ballad The Sun Will Never Set Again (composta dal cantante e tastierista varesino Alessandro Del Vecchio); New Day Breakin' dal sapore pop rock, Reign of Fire, Grains of Sand, l'episodio più graffiante di tutto il cd con eco di metal sinfonico e prog rock, fino alla chiusura con The Other Option.
Tra tante ballate melodiche, brani up tempo, shred guitar, e l'audace timbrica di Christian James, gli House of Lords con SOTLS non sorprendono ma non tradiscono il loro fedele pubblico.
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