Rammstein "Untitled"

di Patrizia Marinelli
01 giugno 2019

recensione

Rammstein
Untitled
Universal Music
Avvolto da un alone di mistero che lo ha coinvolto sin dal titolo, (qualcuno sosteneva che l’album avrebbe semplicemente portato il nome della band), "Untitled" è il settimo capitolo dei Rammstein e porta con sé tutto quello che i fan si aspettavano da questi maestri dell’industrial metal. Insomma, non un difetto, non una sbavatura, non un plissé per questo album uscito il 17 maggio 2019 e che arriva ben dieci anni dopo il precedente "Liebe Ist Fur" di cui conserva i tratti principali.

"Untitled" non si distingue quindi per originalità, ma certamente non manca di potenza ed energia, pur se qualcuno lo ha definito un po’ meno metal-oriented del solito. Ma la formazione berlinese sa quello che fa e riesce a creare con consapevolezza una miscela di ingredienti che non propende da una parte o dall’altra.
Apre le danze "Deutschland": drumming battente, riff di chitarra, synth ipnotico e suoni elettronici, convergono in un mix calibrato che, come ci si poteva aspettare, ha entusiasmato a mille i fans dei Rammstein in patria. [Primo singolo estratto, ha contato circa 20 milioni di visualizzazioni nelle sole prime settimane ed è divenuto il secondo brano Number One nella classifica tedesca nella carriera della band]

Al...

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brano di apertura segue "Radio", ulteriore piatto forte dell’album (ed ulteriore singolo) con il suo techno industrial sound e un ritmo che ti si attacca addosso come il miele, e poi segue "Zeig Dich" con le chitarre in evidenza.
Il linguaggio cinematico di "Auslander" pare fatto apposta per le performance live dei Rammstein, mentre subito dopo si entra nella dimensione ballad con "Puppe", un brano controverso, più dark che mai e con un ritmo ossessivo.

Dopo "Was Ich Liebe" arriva "Diamant" con il suo testo sul concetto universale di “pace e amore”, a cui segue "Wait Weg" con il suo groove melodico guidato dal synth.
Con "Tatoo" si torna ai riff in heavy metal style; poi chiude "Halloman" condotto dalla robusta sezione ritmica della band.

L’album è prodotto dagli stessi Rammstein assieme a Olsen Involtini degli Emigrate, (la band in cui milita anche Richard Kruspe), interrompendo la lunga partnership con Jacob Hellner. Insomma, dopo 25 anni di onorata carriera, i Rammstein paiono aver centrato di nuovo il loro obiettivo: realizzare un album che rappresenta appieno la loro identità ed attitudine…

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Till Lindemann (vocal) – Richard Kruspe (lead guitar/backing vocals) – Paul Landers (rhythm guitar/backing vocals – Oliver Riedel (bass/backing vocal) – Christoph “Doom” Schneider (drum) – Christian “Doktor Flake” Lorenz (key/backing vocal)

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