JULIAN LAGE View With a Room
di Francesco Sicheri
01 ottobre 2022
recensione
JULIAN LAGE
Room With A View
Blue Note
Se avete mai ascoltato, o visto, un’intervista di Julian Lage, saprete anche le trame di velluto tessute dalla sua chitarra sono la diretta proiezione di quella sua voce così incredibilmente melliflua e radiofonica. Lage è uno dei chitarristi più in vista in ambito jazz, e la sua capacità è quella di saper sempre deviare dal far sì che un’etichetta di genere così pomposa lo trattenga dal dare spazio a qualsiasi tipo di influenza.
L’eleganza del suo playing e del suo fraseggio è pressoché impareggiata nell’odierno settore chitarristico, e nei brani di View With a Room se ne trova più di una conferma. Il successore di Squint - album che l’aveva portato anche fra le nostre pagine nel numero di luglio/agosto 2021 - lo vede affiancato da Bill Frisell alla chitara, da Jorge Roeder al basso, e da Dave King alla batteria. Il risultato finale è l’ennesima masterclass di composizione strumentale a cura di uno dei chitarristi più interessanti che il panorama jazz abbia prodotto nell’ultimo trentennio.
In View With a Room Lage prosegue in quel suo - ormai lungo - viaggio che lo ha visto provare a plasmare...
l'articolo continua...
L’eleganza del suo playing e del suo fraseggio è pressoché impareggiata nell’odierno settore chitarristico, e nei brani di View With a Room se ne trova più di una conferma. Il successore di Squint - album che l’aveva portato anche fra le nostre pagine nel numero di luglio/agosto 2021 - lo vede affiancato da Bill Frisell alla chitara, da Jorge Roeder al basso, e da Dave King alla batteria. Il risultato finale è l’ennesima masterclass di composizione strumentale a cura di uno dei chitarristi più interessanti che il panorama jazz abbia prodotto nell’ultimo trentennio.
In View With a Room Lage prosegue in quel suo - ormai lungo - viaggio che lo ha visto provare a plasmare...
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il concetto di narrazione strumentale attraverso un intelligente gioco condotto a cavallo del confine che separa armonia e ignoto.
Per molti versi Lage è la personificazione di quella musica jazz strumentale che è capace di farsi intendere anche da chi è esterno al settore, e questo perché la voce narrante di album come Room With A View si fa portatrice di un veicolo comunicativo che sa sempre tenere al centro del dialogo la componente cantabile.
Come spesso accade con quei brani pop dei quali potremmo immaginarsi il seguito di un verso, quando ci si lascia prendere per mano da Lage si percepisce un senso di accomodante familiarità, e questo malgrado le strutture portanti e le sezioni solistiche dei brani siano tutt’altro che scontate.
Tutto torna quindi a quell’eleganza che è propria soltanto di chi ha saputo ammaestrare il proprio strumento in modo da piegarne ogni nuance al fine di ricamare una trama sonorizzante, e non un mero showcase esecutivo.
Come dimostrato dal brano di lancio, Tributary, e dal secondo singolo apripista, Chavez, il nuovo View With a Room è comunque intriso anche di quegli exploit solistici che riempiono il cuore di tanti, e che Lage sa sempre dispensare con grande sapienza. Ciò che - ancora una volta - colpisce maggiormente è però la capacità di Lage di inanellare progressioni accordiali auto-strutturanti, ovvero in grado, eventualmente, di funzionare anche senza nessun apparato ritmico a sostenerle. La forma canzone, in View With a Room è rispettata più sul piano concettuale, che su quello pratico, andando ad enfatizzare quella sensazione di familiarità con i brani, che permette un po’ a tutti di poter godere della sapienza e del tatto artistico di Lage.
Sognante, mai autoreferenziale, illuminato di slanci che non temono il dogma “easy listening”, View With a Room è l’ennesima prova schiacciante della caratura di un compositore (prima ancora che chitarrista) che ha saputo raggiunto un proprio, personalissimo, nirvana creativo. Il fatto di non aver avuto bisogno di citare un gigante come Bill Frisell fino a questo momento, dovrebbe già dire molto.
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