Kerygmatic Project... Chronicles from Imaginary Places

recensione
Apre The Time Machine Part I,II e III, un passaggio di suoni e sonorità che si appoggiano dapprincipio alle atmosfere intense del prog più incisivo e arrotato, per scivolare poi in folate sapienti di un pop deciso e ricercato. Il sospiro finale della prima tappa del disco, si conclude con un guizzo jazz d’altri tempi, là dove l’angoscia dettata dalle vibranti corde del basso di Tadini vanno a tinteggiare un panorama trasognante e speranzoso.
Si continua con Dive Into The Night, in cui la stratificazione sonica giunge in equilibrio e sostegno all’apparato lirico del brano stesso: la tensione di un amore impossibile...
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che naufraga nell’accettazione e rassegnazione più stagnante. Una tensione palpabile di sound, di accenti e timbriche che lasciano l’ascoltatore spiazzato e incollato al lettore cd.
C’è anche lo spazio per una sospensione interamente strumentale, Escaping from Seventh Prison, in cui le note ammalianti e ricercate del drumming di Nobili fanno il paio con l’estro lucente del compositore/tastierista Campagnolo. Un mix equilibrato di atmosfere e accenti sonici, di discorsi infiniti di un viaggio che sembra proprio suggerire il fine del trio italiano: prendere per mano e per la gola chiunque ascolti queste loro “cronache del viaggio”… Riuscendoci, visto che è difficile sfuggire al carico di enfasi che i musicisti del combo riescono a creare grazie a un’intesa maturata negli anni e cristallizzata con questo nuovo progetto.
L’opera si chiude con Kubla Khan, brano ispirato dalle parole del poeta S.T. Coleridge e musicate con perizia in una composizione che è figlia del quattro corde di Tadini: al solito, intenso e impeccabile sotto il profilo esecutivo e compositivo.
A questo punto è facile intuire che i Kerygmatic Project abbiano ormai ingranato la quinta: dopo il precedente Now And Again, con il nuovo Chronicles from Imaginary Places il trio lombardo ingigantisce il proprio background, e dimostra quanto la ricercatezza e lo studio del proprio strumento possano coincidere con l’estro. Tre giovani musicisti italiani che, un passo alla volta, stanno conquistando un pubblico sempre più vasto e multisfaccettato.
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