THE STRUTS "Pretty Vicious"

di Redazione
22 novembre 2023

recensione

The Struts
Pretty Vicious
Big Machine Records
Energia, ironia, anima glitterata ed un fruibile rock’n’roll: questi sono The Struts in poche parole, e "Pretty Vicious" è il loro nuovo album che arriva dopo "Strange Days" del 2020.

"Pretty Vicious" è un ritorno alle origini della band inglese formatasi a Derby nel 2009 che si è fatta apprezzare da Dave Grohl, Tom Morello e i Def Leppard arrivando ad aprire addirittura per gli Stones… Largo quindi a Luke Spiller (voce, piano, tastiere), Adam Slack (chitarra), Jed Elliott (basso) e Gethin Davies (batteria) e a quel brit pop mescolato con il glam rock dei loro esordi, così influenzato dai già citati Stones e Def Leppard, ma anche da Queen e Darkness.

Gli appassionati del R&R più classico familiarizzeranno con l’album sin dalla traccia di apertura, "Too Good At Raising Hell", peraltro anche il primo singolo estratto; qui l’interpretazione di Spiller si ispira a Mick Jagger (Rolling Stones) e Steven Tyler (Aerosmith,) giocando con vocalizzi, fraseggi e sensualità, senza lasciare nulla al caso; poi arriva "Pretty Vicious" con un bel riff di Slack e una melodia solida pur se non ipnotica.

Un robusto e piuttosto orecchiabile chorus è la colonna portante di I "Won’t Run", mentre "Hands On Me" sta tutto...

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nell’intervento del pianoforte e nell’orchestrazione rock di ampio respiro in cui anche la chitarra fa la sua parte. Ruvido a partire dalle lyrics, "Do What You Want" insegue i canoni del rock più dinamico e selvatico, con tanto di assoli dalla grinta à-la Def Leppard e cori sontuosi che tanto guardano ai Queen.

L’inno alla vita sregolata e sfrontata, tra lussi e provocazioni, arriva con "Rockstar", in cui si erge il dialogo chitarra/tastiere, con la voce di Spiller come sempre in primissimo piano, seguito da "Remember The Name", là dove i ricami di voce e chitarra plasmano un brano carico di energia e grinta: un ulteriore colpo messo a segno dai ragazzacci di Derby.

Segue "Bad Decisions" che si abbandona agli echi dello splendore del rock dei Settanta, quindi "Better Love", quindi ancora "Gimme Some Blood", in cui spiccano le venature blues di una ballata chitarra/pianoforte dal tipico sapore statunitense. La melodia è più consistente in "Somebody Someday", ballad introspettiva con una orchestrazione che gli Struts costruiscono su stilemi propri, pur guardando per certi versi a Oasis e Supergrass, e che chiude l’album in questione.

L’album, il quarto della band di "I Just Know" (il noto brano utilizzato nel 2012 dalla campagna pubblicitaria di Primark) che sta passando dall’indie al mainstream con disinvoltura, è il primo con la Big Machine Label Group, per una produzione che punta su un sound omogeneo e curato e, inevitabilmente, sulla preponderante personalità di Luke Spiller. Nessuna grande novità dal punto di vista musicale, ma un album che soddisferà gli appassionati del R&R più semplice e fruibile.

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