PHIL MANZANERA “50 Years Of Music”

di Redazione
31 luglio 2024
Che Phil Manzanera abbia scolpito il tracciato dei Roxy Music è cosa nota ai quattro angoli del globo; ma non tutti sanno invece della sua raffinata carriera di solista... Ebbene, il boxset “50 Years Of Music” si pone come mezzo divulgativo in tal senso, raccogliendo i momenti discografici tra i più salienti del celebre chitarrista e produttore londinese.

Il viso stilizzato di Phil Manzanera, con tanto dei suoi occhiali a mosca, identifica l’artwork di “50 Years Of Music”, per un boxset corposo che si compone di 11 CD, più un libro di 100 pagine. Nello specifico, dieci album di Manzanera, più inediti e rarità (1975-1982 Rarities). Data di uscita: 1° novembre 2024 (Universal Music Group).

Manzanera nutre la sua musicalità sin dall’infanzia, nei viaggi a Cuba, nel Venezuela e nelle Hawaii, che fa con sua madre colombiana e suo padre inglese; mondi sonori e culture che respira in quegli anni e che più tardi miscelerà al british-sound, permeando, di fatto, la sua discografia da solista.
“50 Years Of Music” accoglie dieci album oltre a bonus e rarità selezionati da Manzanera stesso, per un viaggio fatto di tappe distinte quanto interessanti e coinvolgenti. Ecco di seguito il dettaglio dei contenuti discografici del boxset.



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“Diamond Head” (1975) – Dopo il periodo con i Quiet Sun e la prima ondata dei Roxy Music, questo album dà inizio alla parabola solistica di Manzanera, l’album che, registrato con alcuni tra i migliori sessionman londinesi di allora, sfreccia come un razzo tra pop, latin e rock. Curiosità – Nel 1976, Diamond Head darà il nome all’omonima band britannica, tra le prime ad inserirsi nella NWOBHM (New Wave Of British Heavy Metal).

“Listen Now” (1977) – E’ “1984”, il celebre romanzo di George Orwell, a ispirare Manzanera nella composizione di questo disco che, peraltro, risente dell’alchimia con Brian Eno che gli è accanto in studio.

“K-Scope” (1978) – Pubblicato durante lo split dei Roxy Music, questo disco riflette lo spirito dell’epoca: registrazioni più fini ed articolate e, soprattutto, il contributo di Tim e Neil Finn degli Split Enz, la art-rock band neozelandese che Manzanera ha appena prodotto.

“Primitive Guitars” (1982) – In questo album strumentale ogni brano fotografa un peculiare momento vissuto dall’artista, con gli stili e i sapori più diversi che si intrecciano e si rincorrono lungo la tracklist.

“Southern Cross” (1990) è il viaggio che Manzanera compie attraversando i tessuti ritmici e le sonorità cubane, mentre “Vozero” (1999) ne ripercorre la formula ma, questa volta, sono gli habitat colombiani a fornirgli l’ispirazione.

“6PM” (2004) – Qui Manzanera cambia registro e mette assieme una miscela che sposa groove, atmosfere e pop.

“50 Minutes Later” (2005) – La reunion dei Roxy Music del 2001 ha rimesso insieme Bryan Ferry (voce), Phil Manzanera (chitarra), Andy Mackay (sax), Paul Thompson (batteria) ed ora proprio Mackay e Thompson, ed i vecchi amici Robert Wyatt e Brian Eno, sono in studio con Manzanera per questo album che attraversa prog rock e art rock nelle diverse nuance.

“Firebird V11” (2008) – Frutto della collaborazione tra Manzanera, il pianista polacco Leszek Możdżer e il collaboratore di lunga data Charles Hayward alla batteria, questo album strumentale è un affettuoso tributo alla sua Gibson Firebird VII Cardinal Red con hardware dorato, che egli imbraccia sin dall’epoca dei Roxy Music.

“The Sound Of Blue” (2015) – Emozioni e intime atmosfere si intrecciano in questo album che poggia il suo fulcro su “1960 Caracas” con il raffinato intervento di Sònia Bernardo al microfono.

The Manzanera Archive Rare Two – E’ la raccolta di dieci brani mai pubblicati, completata da demo inedite e live track del periodo 1975-1982, che l’artista ha selezionato personalmente. Tra le chicche, “PM 1”, ovvero la versione demo di “One Slip”, il brano dei Pink Floyd che Manzanera ha scritto con l’amico di sempre David Gilmour, oltre che una versione live di “Impossibile Guitars” dei Roxy Music del 1982.

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Con la sua raffinata musicalità e la sua chitarra a tracolla, Phil Manzanera (classe 1951) ha forgiato quel pop-rock elegante e raffinato dei Roxy Music che ha sbaragliato la scena nei Settanta. Ma il musicista londinese è anche un ricercato compositore e produttore e le registrazioni in studio di Robert Wyatt, Brian Eno, David Gilmour, Annie Lennox e Chrissie Hynde, sono alcune di quelle nel suo palmares.

Oltre alla sua Gibson Firebird VII Cardinal Red, Manzanera imbraccia nella sua carriera numerose chitarre, spesso ulteriori Gibson appositamente customizzate (famosa la sua Les Pau Custom Iguana con i segnatasti in madreperla a riprodurre lo shape dell’animale), a cui si aggiungono Fender Stratocaster e Telecaster. Ha utilizzato anche chitarre Blade e la Yamaha SG-2000 imbracciata nel periodo con gli 801, la prog band britannica che ha messo in piedi con Brian Eno (1976-1977).

Sin dagli esordi dei Roxy Music, Phil Manzanera elabora il suo sound tramite apparati elettronici e tecniche diverse e spesso suole processare il segnale della chitarra attraverso i synth di Brian Eno, in studio e sul palco. Tutto ciò gli consente di plasmare una ampia gamma di texture timbrico/sonore finalizzate a vestire la sua musica, pur se gran parte di esse non sono riconducibili all’istante a una chitarra elettrica. Il suo album “Primitive Guitars” (1982) ne è una prova lampante: tutti i suoni, eccetto quelli di una batteria elettronica (e del basso di John Wetton in una sola traccia) sono prodotti proprio dalle chitarre che Manzanera utilizza per l’occasione.

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