Tutta questione di tempo: 100 anni di WES MONTGOMERY
Sono trascorsi 100 anni dal giorno in cui Wes Montgomery è venuto al mondo, e probabilmente non basteranno altri 100 prima che qualcuno riesca a restare indiffirente al fascino della magica spontaneità sprigionatasi ogni volta che le dita di Wes hanno incontrato le corde di una Gibson L5. Quel tempo sospeso, nel quale Wes descriveva i suoi panorami, si costruiva grazie a strutture complesse sul piano concettuale, espresse - però - con una chiarezza eminente, quasi palpabile, al punto da rendere il tutto persino possibile per chiunque decidesse di ascoltare. Quello di Montgomery è uno storytelling fluente, auto-rigenerativo, e si focalizza soprattutto sulla melodia. Anche quando i più attenti hanno provato a discernere i segreti del teorema V-I...
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su cui Wes ha costruito progressioni accordiali memorabili, in maniera sommessa lui ha sempre ricondotto tutto alla melodia come cuore pulsante della sua arte. Credo che la cosa più importante per un musicista sia riuscire a mantenere il giusto feeling - ha detto Montgomery in una di quelle rare interviste ancora oggi disponibili - al di là di ogni considerazione di stile e strumento.
Ed il feeling di Montgomery passava in primis dallo swing, quello stesso swing che Wes aveva nella pelle e nel sangue, e che regolava ogni esternazione musicale. Nella musica di Montgomery si arriva a raggiungere picchi di urgenza e tensione comunicativa che pochi hanno saputo eguagliare con pari naturalezza. Sotto le dita di Montgomery è spesso accaduto quello che in molti non hanno mai potuto sperimentare, ovvero un’elevazione dell’arte musicale (in primis) e improvvisatoria (in secondo luogo) al livello più alto dell’interpolazione con le necessità umane di respirare, sfamarsi, e vivere. Non è un caso che Wes abbia rifuggito in maniera metodica tutti gli stereotipi negativi che molti suoi colleghi hanno abbracciato come stile di vita. La frenesia non ha mai interessato Wes al punto da dimenticare cos’era veramente importante: il tempo. Ci vogliono anni per scorgere i progressi del tuo lavoro - ha detto Montgomery riguardo alla pratica chitarristica - tanto da convincersi che tutti quanti stiano facendo progressi eccetto tu. Poi, quando scopri qualcuno che suona sul serio, scopri anche ci si sta arrabattando sopra da un bel pezzo. Le scorciatoie non sono consentite.
Ed è veramente così, anche con la musica di Wes non ci sono scorciatoie. È necessario lasciarsi convincere che tutto sia possibile, per poi iniziare - prendendoli uno ad uno - a separare, e riconoscere, gli elementi che cooperano alla creazione di quel sound nitido e rotondo al punto da consumare prematuramente il suo creatore. Nelle parole di Ralph Gleason, l’arrivo di Wes sulla scena jazz fu tale da ricacciare gran parte dei chitarristi negli studi d’incisione... E pensare che dietro un sorriso affabile, Wes si è sempre rifugiato dal dover provare a spiegare quel maximum swing invidiatogli da tutti.
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