The Wood Brothers "Heart Is The Hero"
L’album è stato registrato a Nashville (Tennessee) da Brook Sutton presso The Studio con un registratore analogico a 16 tracce. Mixato da Trina Shoemaker (moglie, per gli appassionati della canzone d’autore a stelle e strisce, del songwriter Grayson Capps).
Oliver Wood si conferma chitarrista eccellente e versatile, le cui ritmiche, ancora più che in passato, sono il perfetto mix di cesello e devozione alla forma-canzone: mai una nota di troppo, incastri serrati con le linee di basso del fratello ed un groove che, assieme anche al contributo ritmico del talentuoso Jano Rix, non lascia scampo. Notevole a tal proposito la strumentazione di quest’ultimo il quale, oltre a giostrarsi fra pelli e tastiere rendendo unica la formula del trio, contempla anche una particolare chitarra da percuotere, la Shuitar, ideata dal liutaio Matt Glassmeyer, presente nel disco in veste di ospite al sassofono.
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Circa le scelte dei fratelli Wood si potrebbe rispolverare il classico detto che recita “formula che vince non si cambia”: entrambi, infatti, sin dai primi vagiti della loro produzione discografica si affidano a gear più che rodati.
Oliver Wood utilizza splendide chitarre acustiche, quali Harmony Cremona archtop del 1950, Gibson L-00 del 1937 e Gibson CF-100 del 1953. Sul fronte elettrico, una Guild T-100D del 1960 collegata ad un Fender Champ Blackface Amp. Corde DR.
In quanto a Chris Wood, il suo equipment è costituito da Hofner Bass, Ashdown Amp e armoniche Seydel.
"Heart Is The Hero" è un album da gustare appieno e con i giusti tempi, senza fretta. Brani come "Pilgrim" spronano l’ascoltatore a porsi come osservatore attento e partecipativo; mentre altri, come "Rollin’ On", ricordano che l’amore è quella luce in grado di guidare l’uomo sempre e ovunque, anche nei momenti più bui; altri ancora, come "Line Those Pockets", si concentrano sul tema della comprensione e dell’empatia in contrapposizione al dilagante materialismo della società odierna.
Insomma, l’intera tracklist è un invito in musica ad accantonare le rigide tabelle di marcia della quotidianità. D’altronde, per citare nuovamente "Pilgrim", il primo formidabile singolo apripista… better slow down / ‘cause a soul can’t travel that fast.
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