COSMOQUAD The Morbid Tango

recensione
Tre album d’inediti all’attivo, l’ultimo dei quali, Acid Test, licenziato nel 2003 da Marmaduke Records (Big M.F. per il Giappone), i Cosmosquad sono uno di quei gruppi che per lungo tempo hanno sgomitato alla ricerca di una propria fetta di pubblico e della stabilità interna alla formazione, sempre distinguendosi però per una proposta musicale solida e attraente.
Dopo il successo riscosso da Acid Test la band ha pubblicato un nuovo lotto d’inediti dal titolo The Morbid Tango, comeback discografico che dopo ben quattordici anni consegna una band rinvigorita dall’ingresso in formazione del nuovo bassista Kevin Chown, già ascoltato in azione con Tarja Turunen, i Bombastic Meatbats, e Paul Gilbert. È quindi una sorta di reunion quella dei Cosmosquad, non soltanto per il ritorno sulle scene dopo un periodo di stallo, ma anche perché Kollman si ritrova ora affiancato da Chown, con il quale aveva già suonato proprio nei Bombastic...
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Meatbats di Chad Smith, e – forse anche per la piacevole sensazione d’aria nuova che ne traspare – sembra che questa rimpatriata abbia giovato non poco a The Morbid Tango. Sia nei momenti più quieti che nelle corse più sfrenate l’album sembra essere sempre figlio legittimo della stessa (ispiratatissima) linfa creatrice, quella che nasce in maniera spontanea all’interno di un gruppo come processo di reciproco riconoscimento audio-tattile, pronto a propagarsi nel mondo come compiuta unione d’intenti.
Il nuovo album dei Cosmosquad riporta in auge quel prog rock di stampo heavy che aveva così ben impressionato nel momento del debutto, e che oggi, soprattutto grazie ad una coesione di lineup che inevitabilmente si riflette sul risultato finale, riesce a trovare la sua miglior manifestazione.
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