HOCCULTA "Dreams For Sale"

recensione
Composizioni, arrangiamenti e produzione degli stessi Hocculta, e parti di batteria registrate da Helly Montin che, con il suo drumming virtuosistico e assai originale, mostra di integrarsi alla perfezione con le intense linee di basso di Siro Burchiani e con l’idea di base che ha portato alla realizzazione dei brani del disco. Ora, al momento di suonare dal vivo, è Tiziana “Titti” Cotella ad ereditare lo sgabello degli Hocculta.
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Dopo l’ipnotica intro "Delirium" legata senza soluzione di continuità alla prima traccia ("Coward Rage"), ecco che arriva una titletrack in linea con i più classici paradigmi degli Ottanta, ma l’attaccamento alla tradizione e ai fasti di un tempo lontano si fermano qui. "Dreams For Sale", infatti, non è il tipico album che rispolvera il sound del passato e tenta di far rivivere riff consumati dal tempo, ma un insieme di composizioni che, pur rispecchiando la storia della band e di ogni musicista che ne fa parte, sfoggia una rinnovata vena artistica e compositiva. Proprio il riff della prima traccia, "Coward Rage", ne è un esempio eclatante e, laddove le chitarre e la sezione ritmica si intrecciano con eleganza ed aggressività sobbarcandosi l’onere di dare voce a un rinnovato heavy sound, le linee melodiche di Massimo Lodini ne completano il disegno con interventi accattivanti che vanno a suggellare il marchio di fabbrica della band.
"Dreams For Sale", brano heavy che dà il titolo al nuovo album degli Hooculta, non lascia respiro: un carattere incalzante e potente che nulla ha a che spartire con il sound degli Ottanta ed i virtuosismi più audaci, ma che trova la sua forza nella coesione della band: ritmica, armonia e melodia sono una cosa sola.
Seguono il ritmato mid-tempo dal forte carattere melodico di "Falling Apart", quindi la trascinante "If You Know" col suo riff dal piglio vagamente eighties, ed il singolo "Luck Around" che dal canto suo riesce a trovare il giusto equilibrio tra tempi e ritornelli radiofonici e l’attitudine heavy con riff aggressivi e arrangiamenti peculiari.
La vena thrash di "Hit The Gas" si integra senza sbavature con il feel nu-metal di "Make My Day" così come accade per i riff intricati di "Come With Me" e "The Truth" che non stridono con il carattere decisamente diverso di "Dishonesty" e "My Time". Chiude "Aria", la prima canzone degli Hocculta con un testo in italiano: una sorta di ballad dal piglio potente e cadenzato ed una melodia avvolgente. Un episodio che non ci si aspetterebbe dagli Hocculta ma che invece convince appieno.
In un mondo così legato alle definizioni particolari e all’incasellamento dei generi musicali in tabelle predefinite, il rinnovato stile degli Hocculta fatica a trovare un posto solo e ciò proprio perché frutto della coesione di un organico di musicisti con alle spalle tanta esperienza e tanta musica. Audaci e potenti le chitarre di Marco Bona e Gianmaria Scattolin, ma che mai aggrediscono il cantato; decisamente pulsante il tandem ritmico basso/batteria, ed una manciata di brani di stampo heavy rock che lascia spazio anche agli umori di thrash e groove metal, a certi tratti di core metal, ma mai a scream e growl. Come si diceva, è difficile trovare un solo riferimento stilistico ma, volendo condensare, si tratta di un album heavy rock che, pur ancorato all’ampio recinto di questa musica, mostra il peculiare sound di una band animata dalla voglia di suonare.
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