THE 1975 Being Funny In A Foreign Language

di Francesco Sicheri
04 novembre 2022

recensione

THE 1975
Being Funny In A Foreign Language
Dirty Hill
L’avvento di una pandemia, poi i nefasti giorni di una guerra che dopo tempo sembra ancora poter offrire colpi di scena, ed infine la costruzione di un orizzonte comune macchiato dall’ombra di una recessione lungamente annunciata... Non serve molto altro per comprendere il perché al giorno d’oggi si possa aver bisogno di un musica che offra anche un po’ di speranza. Lo sa bene Matty Healy, lo sanno benissimo i The 1975, che con Being Funny In A Foreign Language tornano a ripeterci quello che da anni è il loro mantra: l’amore ci salverà tutti. Clichè più che inflazionato, eppure quando si tratta dei 1975 sembra che queste parole prendano, di volta in volta, un nuovo significato.

Being Funny In A Foreign Language è una raccolta di brani che saltellano qua e là con l’energia e lo zelo per i quali la band si è fatta conoscere fin dagli esordi. Ma nella nuova fatica discografica, Healy & Co. sembrano essersi riappropriati di una convinzione che era mancata al precedente Notes On A Conditional Form. C’è qualcosa di contagioso in Being Funny..., ed i primi ad esserne rimasti colpiti sono proprio i The 1975.

Undici tracce ricche di slanci ma anche di informazioni sonore, grazie ad arrangiamenti fatti di molti strati che, di volta in volta, vengono tolti per uno ad uno per lasciar emergere la struttura base dei brani. Il ritorno ad un album “suonato” e meno programmato sembra aver fatto bene alla band, che nel cercare la luce in mezzo all’oscurità ha anche ritrovato lo slancio giusto per mettere su carta uno dei suoi album più convincenti.


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