Gov't Mule - "Revolution Come... Revolution Go"
recensione
L’ultima fatica in studio dei Muli - Warren Haynes, chitarra e voce; Jorgen Carlsson, basso; Danny Louis, tastiere, chitarra e cori; Matt Abts, batteria - è anzi un’opera tanto variegata e multiforme quanto corposa (quasi 80 minuti di musica), impegnativa, ma mai noiosa o ripetitiva. Certo, il gruppo ha un sound così unico che lo si riconoscerebbe tra un milione di altre proposte simili, e la struttura dei brani a volte risente di una marcata, seppur perdonabile, prevedibilità nella distribuzione delle parti (strofa, ritornello, special, assolo, coda finale): ciò non toglie...
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però che Revolution Come… Revolution Go si lasci piacevolmente benvolere fin dal primo istante. L’apertura, affidata alla ruvida e graffiante Stone Cold Rage, possiede già - in senso metaforico, si intende - le carte di una partita vinta a tavolino, la mano imbattibile di una band carica come non mai, desiderosa di tornare sulla scena in grande stile, in cerca di novità e al tempo stesso rispettosa della propria rinomata storia.
Undici canzoni originali, la brillante rilettura di Dark Was The Night, Cold Was The Ground di Blind Willie Johnson, due co-produttori (Gordie Johnson e il leggendario Don Was), un fugace cameo di Jimmie Vaughan sul brano Burning Point e la tipica incandescente miscela di blues, rock, country, soul, jazz e psichedelia cui Haynes e compagni ci hanno abituati e tenuti stretti negli anni. Revolution Come… Revolution Go vanta almeno tre singoli, tre canzoni destinate a infiammare il pubblico delle arene e dei palazzetti di tutto il pianeta: oltre alla già citata opening track, Sarah, Surrender, una song che spiazza e al tempo stesso affascina per il sound imbevuto di RnB vecchia maniera, a metà strada fra Marvin Gaye e l’incedere percussivo del primo Curtis Mayfield; infine, Dreams & Songs, l’immancabile ballad targata Gov’t Mule con slide in evidenza, assolo di chitarra da manuale e una scrittura che strizza l’occhio alla lunga e gloriosa tradizione di nomi quali Allman Brothers, Lynyrd Skynyrd, Creedence Clearwater Revival e Van Morrison.
In generale l’album ha l’indiscutibile merito di avere davvero tanto da dire (e da dare) a chi ascolta e - nonostante la lunghezza - di essere stato concepito con coerenza, gusto e un’innegabile, rinnovata ispirazione. Ogni canzone ha un proprio perché, una propria cifra stilistica e non si percepisce la presenza di tracce “minori”, sottotono o fuori luogo. In Revolution Come… Revolution Go, ciascun ingranaggio è oliato a regola d’arte e i fan della prima ora, così come anche le nuove generazioni, possono portarsi a casa - sotto forma di cd standard, deluxe edition con bonus disc, vinile o in digitale - un affresco sonoro dove tradizione e innovazione, passato, presente e futuro del cosiddetto jam rock convivono e prosperano in modo impeccabilmente composto, suonato e arrangiato.
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