SETH WALKER Gotta Get Back

di Dario Guardino
15 febbraio 2017

recensione

SETH WALKER
Gotta Get Back
The Royal Potato Family
Nonostante la giovane età, Seth Walker (classe 1974) è attivo sulla scena da circa un ventennio e questo Gotta Get Back è la sua nuova release in studio.

Per Seth Walker è praticamente impossibile non intraprendere la strada della musica sin da giovanissimo: suo padre è un violoncellista, sua madre e sua sorella sono violiniste, e lui stesso ha dei trascorsi nella musica colta, avendo studiato violoncello sin dall’età di 5 anni. Tuttavia, la sua passione per il blues, finisce per prevalere, inebriato dalle note di B.B. King, Ray Charles, T-Bone Walker...
Attorno ai 20 anni, Seth decide di trasferirsi ad Austin (Texas) – là dove lo spirito di Stevie Ray Vaughan non ha mai smesso di aleggiare – poi, nel 2009, rientra a Nashville: la sua carriera prende rapidamente il volo e il suo nome prende ad essere fatto da numerosi addetti ai lavori.

Il nuovo album di Seth Walker apre con High Time, un funk dall’impatto sapido con tanto delle atmosfere giocose del cosiddetto New Orleans Sound. Segue Fire In The Belly, un blues dal sapore rumba, nel quale la chitarra di Seth Walker, impregnata di twang, la fa da padrone. Con ...

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Back Around si vira nell’emisfero gospel ed emerge da subito la versatilità del giovane chitarrista nell’affrontare generi diversi con la stessa dimestichezza, per quanto afferenti allo stesso affluente, il blues.
Call My Name è una soul ballad scritta come Dio comanda! Raramente capita di essere investiti oggi da tale spontaneità e capacità di songwriting e i primi rimandi che vengono alle mente, con i doverosi distinguo, sono James Taylor e Keb Mo, artisti dall’innato gusto melodico.

Movin’ On è una miscela esplosiva di calypso in cui l’organo di Kevin Anker recita la parte del leone, mentre Way Past Midnight è un brano dall’incedere quasi-western e con un tiro micidiale. Nessuno scivolone ad ora, ma soltanto brani ben scritti, orchestrati ed arrangiati per un organico cospicuo: nella lineup vi sono chitarra, organo, sezione ritmica, sezione fiati, archi ed un nutrito gruppo di backing vocals come nella migliore tradizione gospel.

Home Again risente del clima vagamente country – quel country che si ascolta oggi a Nashville, molto diverso da quello dei primordi; poi arriva l’impatto di The Sound Of Your Voice, in cui è da incorniciare la performance vocale dello stesso Walker, con gli archi a disegnare l’armonia sottostante. Times This Thing Around riporta alle atmosfere giocose di Bobby McFerrin, mentre Dreamer è un potenziale singolo: un brano che rimane impresso da subito. (… Non è affatto semplice riuscire a comporre melodie ad effetto senza scadere nella banalità…)

Arriva quindi la titletrack, ovvero Gotta Get Back: composizione che più si avvicina alle atmosfere country della scaletta. Chiude in bellezza Blow Wind Blow, ballad che invoglia l’ascoltatore a re-inserire il dischetto nel lettore...

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