Giorgio Verdelli & Alessandro Daniele Pino Daniele, qualcosa arriverà

di Gaetano Menna
08 aprile 2017

recensione

Giorgio Verdelli & Alessandro Daniele
Pino Daniele, qualcosa arriverà
Rizzoli 2016
Pino Daniele Trust Onlus” è l’ente no-profit per le iniziative culturali e musicali in nome del cantautore napoletano. La sua missione, senza scopo di lucro, è quella di valorizzare il grande patrimonio artistico ed umano che l’artista partenopeo ci ha lasciato.
A presiedere la Onlus, il figlio Alessandro Daniele che, con l’ausilio di Giorgio Verdelli, ha realizzato quello che ci appare il più bel libro dedicato a suo padre: Pino Daniele. Qualcosa Arriverà.

Questo lussuoso volume illustrato (arricchito da centinaia di scatti, in gran parte inediti dei più grandi fotografi italiani) svela – pagina dopo pagina – i “mille culure” di una grande anima che è diventata un punto di riferimento per la cultura del Mediterraneo. C’è il racconto della sua musica e le sue diverse chiavi di lettura, da quello più epidermico a quello più tecnico. Con i contributi di Joe Amoruso, Renzo Arbore, Clementino, Fabio Massimo Colasanti, Chick Corea, Gaetano Daniele, Enzo Decaro, Tullio De Piscopo, Stefano di Battista, Al DiMeola, Stefano Dinarello, Tony Esposito, Fabrizio Facioni, Enzo Gragnaniello, Dorina Giangrande, Lorenzo Jovanotti Cherubini, Peppe Lanzetta, Gianni Minà, Gianluca Podio, Sandro Ruotolo, Roberto Saviano, Pasquale Scialò, Peppe Servillo, Toni Servillo, Ferdinando Salzano, Giuliano...

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Sangiorgi, James Senese, Michele Vannucchi, Rino Zurzolo…

Nel libro viene ricordata una frase che amava dire l’artista: “L’emozione è l’unica cosa che vale la pena di comunicare agli altri: qualunque sia il prezzo. Quel momento che succede tra noi che suoniamo e il pubblico che ascolta è un momento magico…” Già, la magia di un’artista che ha espresso l’orgoglio napoletano, ma poi ha allargato la sua visuale a tutti i Sud, a quella mediterraneità che è il tratto identitario, all’Africa, alla Grande Madre.

Per chi ama il personaggio ed il suo universo musicale, questo libro è indispensabile. In esso si ricordano i collaboratori di sempre (i musicisti del neapolitan power, quelli per cui Pino era “’O Jammone” [ovvero “il capo” come lo definisce Teresa De Sio nella canzone omonima che ha scritto per Daniele nell’album tributo “Teresa canta Pino”].

Ci sono poi gli artisti nazionali del calibro di Luciano Pavarotti, Eros Ramazzotti, Jovanotti, Fiorella Mannoia, Georgia… ed i personaggi internazionali con cui Daniele ha arricchito il suo bagaglio espressivo (Gato Barbieri, Al DiMeola, Eric Clapton, Richie Havens, Pat Metheny, Phil Manzanera, Steve Hunter, Wayne Shorter e tanti altri).

Ricordi e immagini del libro ci restituiscono lo straordinario ritratto a mosaico di Pino Daniele e ci confermano “il suo talento, grande e istintivo, che gli consentiva di spaziare in territori molto diversi pur rimanendo fedele alla propria personalità…”

Quella raccontata è anche una storia di chitarre. Alle origini, anche se per breve tempo, Pino utilizzò la Fender, quindi passò alla Gibson Firebird, di cui appare l’immagine nel libro in questione. Chiude, la cronologia musicale 1976-2014.


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